Too Late: debutto con applausi al Modena per il testo che indaga sulle conseguenze delle scelte di vita

  • Postato il 13 marzo 2025
  • Copertina
  • Di Genova24
  • 1 Visualizzazioni
too late, foto di Federico Pitto

Genova. Che fine ha fatto Nora di Casa di Bambola dopo che ha abbandonato il marito e i figli, l’ipocrisia della vita sotto il tetto coniugale per ritrovare la libertà e se stessa? Jon Fosse, premio Nobel per la letteratura nel 2023, conterraneo di Ibsen, ha provato a dare la propria risposta e forse non è quello che avremmo voluto sentire. Perché Nora, colei che aveva creato scandalo, che era diventata una bandiera del femminismo, si chiede: “La scelta di lasciare i miei figli e mio marito per realizzarmi come essere umano è stata quella giusta? La mia vita è andata come volevo e avevo pianificato? Volevo essere più grande di me stessa e dipingevo quadri brutti, che nessuno voleva comprare”.

La nuova coproduzione Teatro Nazionale di Genova e TPE – Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Lido51 ha debuttato mercoledì 12 marzo al Teatro Modena di Sampierdarena e resterà in scena sino a domenica 23 marzo. Il testo, tradotto e adattato dalla regista Thea Dellavalle, a cui spetta la paternità del progetto insieme a Irene Petris, si basa sul libretto che Jon Fosse scrisse per l’opera lirica Nora_ Too late su musica dell’autrice Du Wei e che non è mai stata rappresentata in Italia e di cui sul web si trova solo un breve trailer di 40 secondi.

Una regia interessante, ricca di trovate, a vivacizzare un testo che è una sorta di retelling di Casa di Bambola, ma anche una seduta di analisi emotiva dei personaggi. La scritta a neon Too Late si spegne quando inizia lo spettacolo: Nora è ormai avanti con gli anni, suo marito, lo scopriamo solo alla fine, è già morto. Lui si è risposato con una donna più giovane, quelle su cui Nora fantasticava nella sua prigione dorata mentre lui era fuori casa e lei a badare ai bambini. Bambini che qui vengono evocati con pesanti palloni da basket sgonfi, che irrompono sulla scena all’improvviso e non smettono fino a che la Nora giovane non li prende in braccio.

Le figure dal passato compaiono sulla scena e spariscono con altrettanta abilità nella scenografia di Francesco Esposito: il letto ha una parte cava che favorisce ‘l’illusionismo’ e anche l’armadio.

La Nora anziana ripercorre alcuni momenti della sua esistenza e così prendono corpo e vita la lei giovane e il marito, accompagnato da un altra figura maschile, una sorta di coscienza che sembra essere solo molto stanca, agli antipodi dall’uomo che pensa a lavorare per portare a casa i soldi, e che si domanda il perché in quel passato che riemerge, si stia comportando così, perché dica certe parole.

E mentre da una vecchia radio arrivano gli echi di quello che rappresentò Casa di Bambola all’epoca, la rievocazione dei momenti più belli (l’inizio dell’idillio amoroso fatto solo di baci, tanti baci), passando per la frustrazione dovuta al ruolo di moglie e madre, sempre chiusa in casa, sino alla presa di coscienza che quella non era la vita che voleva, Nora passa in rassegna la sua vita. E il momento finale del testo del 1879 arriva ancora in tutta la sua potenza. Però il dopo forse non è stato come si attendeva.

Thea Dellavalle sottolinea: abbandoniamo e siamo abbandonati, siamo egoisti per noia o per necessità interiore, amiamo e non siamo ricambiati, spesso non riusciamo a non mentire, raramente ci sentiamo compresi. Se non riusciamo a comprenderci tra esseri umani, cogliere un limite può aiutare almeno a fraintenderci meglio. E Nora pensa e riflette mentre dipinge i suoi quadri, con la vernice che dopo poco non lascia più traccia e l’unica tela che il pubblico non vede è quella che cala dall’alto nel finale. È Nora a dirci che quel quadro è bellissimo.

Sul palco una fuoriclasse come Anna Bonaiuto nei panni della Nora di oggi, coadiuvata da un gruppo di attori ben assortiti: Irene Petris quella del passato, Roberta Ricciardi è la donna giovane che sposa il marito abbandonato (Giuseppe Sartori), la cui ombra è Emanuele Righi.

L’altro elemento molto presente è l’accompagnamento sonoro, chiamato giustamente drammaturgia del suono in questo caso, a cura di Franco Visioli, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia 2020. Splendidi i costumi di Marta Balduinotti: dalla semplicità di una sottoveste in seta all’eleganza degli abiti femminili d’epoca.

Per orari e biglietti cliccare qui.

Autore
Genova24

Potrebbero anche piacerti