“Tony Effe fa finta di non conoscermi. Di certo non sa che mi alzo alle 7 e faccio anche altri lavori. Io non lo conoscevo a parte Sesso e Samba”: Valerio Scanu a FqMagazine

  • Postato il 14 marzo 2025
  • Musica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Non è un rapper, eppure Valerio Scanu negli ultimi giorni è al centro di quel che potrebbe sembrare un “dissing” (con tutte le virgolette del caso) che lo vede protagonista insieme a Tony Effe. Tutto è nato dal commento che il cantante sardo ha fatto ai microfoni del programma radiofonico Maschio Selvaggio sulle capacità vocali del rapper romano. Parole a cui Tony ha replicato davanti alle telecamere di Striscia la notizia che gli ha consegnato il Tapiro d’oro. FqMagazine ha raggiunto Valerio Scanu per una replica sulla questione, ma anche per parlare dell’esperienza appena conclusa a Ora o mai più.

Tony Effe ai microfoni di Striscia la notizia ha detto: “Valerio Scanu… mi sfugge…” e ti ha definito “cag***zzo”.
È logico che se vai in una competizione come il Festival di Sanremo e non sai cantare, potresti aspettarti che qualcuno lo faccia notare. Io non ho voluto farlo notare, mi è stato chiesto: “C’era qualcuno stonato secondo te?” e ho risposto di sì, “Chi?” e il primo che ti viene in mente è lui, ma non perché mi stia antipatico. Io non lo conoscevo a parte Sesso e samba che tra l’altro ho anche usato in qualche reel…

Ha aggiunto: “Io lavoro tutti i giorni a differenza di Valerio Scanu”.
Lui inizialmente ha detto che non mi conosceva, invece adesso a quanto pare mi conosce e sa che non lavoro? Io mi alzo tutte le mattine alle 7, e faccio anche altri lavori oltre quello artistico per cui secondo me è proprio il concetto di lavoro che va rivisto.

Ovvero?
Non ho idea di cosa faccia lui, però sicuramente lui non sa quello che faccio io. Mi conosce e fa finta di non conoscermi, non sa chi è Valerio Scanu però sa che ho vinto Sanremo 15 anni fa e dice che bisogna stare al passo con i tempi. L’evoluzione della società e della musica, però, non deve essere un’involuzione dell’arte.

Voleva dire che non c’è più spazio per la tua musica o per il tuo modo di cantare nel panorama di oggi?
Il talento e l’arte richiedono sacrifici. Ci sono delle scorciatoie, però è come parlare di un quadro dipinto e di una cosa stampata.

Non so se ti consola ma a Giorgia hanno ‘rinfacciato’ di cantare “ancora come 30 anni fa”.
Anche Mogol abbiamo appurato che dice le ca**ate. Dopo una certa età se ne dicono un sacco, poi lui secondo me l’ha fatto più che altro per far pubblicità alla sua scuola, ma non so se lì ci possano essere insegnanti all’altezza di Giorgia. Per carità, è vero che da tutti si può imparare: io tante cose le ho apprese guardando chi sbagliava e mi ha insegnato più chi sbagliava che chi mi diceva come fare bene. C’è sempre da imparare da qualcuno, però allo stesso tempo consigliare a Giorgia una scuola di canto… Forse ha detto una ca**ata troppo grossa e manco se n’è reso conto.

Sei reduce da Ora o mai più. Soddisfatto dell’esperienza?
Ho avuto modo di esprimermi artisticamente e mi sono divertito. È un’esperienza televisiva, e la tv è anche spettacolo: non è che dopo la vita e la carriera cambiano totalmente.

Come mai hai accettato di partecipare a un programma che nella percezione del grande pubblico è per artisti finiti nel dimenticatoio?
L’ho fatto perché sarebbe stata un’esperienza, e secondo me sono stato anche un apripista. Vedrai che se l’anno prossimo dovessero rifare il programma ci andranno molti più cantanti conosciuti e “sulla cresta dell’onda”. Certo non chi riempie i palazzetti, ma chi continua a lavorare e ad esibirsi nelle piazze lo farà.

Dici?
Sì, un po’ come a Sanremo: quando ad esempio si è presentata Fiorella Mannoia, artisti di quel calibro non ci andavano. Ora non voglio fare il fenomeno della situazione, però un pochino questa cosa verrà sdoganata.

Di recente a Superguidatv hai dichiarato: “L’unica cosa spiacevole è il dover rimarcare più e più volte come se fossimo degli scappati di casa quando invece siamo persone del mestiere”.
Mi dispiaceva che spesso quando venivamo presentati dicevano: “Si sono spente le luci”, “Sono stati dimenticati”, questa cosa metteva tristezza, perché io non mi sentivo affatto dimenticato. Per fare il programma siamo stati tutti pagati, e – ti devo dire la verità – la produzione del programma mi ha corteggiato a lungo perché inizialmente ero molto titubante, ma ho cercato di vedere il lato positivo, come la possibilità di cantare con l’orchestra. Poi certo il titolo del programma è orrendo.

Come lo cambieresti?
Non ne ho idea.

Da Amici, Sanremo e i dischi di platino a Ora o mai più: in questo lavoro bisogna sempre ricominciare?
Certo, ogni volta uno si rimette in gioco partendo da dove è arrivato.

Ci vuole più coraggio o umiltà?
Un po’ di tutto, anche di incoscienza.

Spesso ti danno dello spocchioso. Anche Rettore ti ha detto di fare un bagno di umiltà. Ti fanno male questi appunti?
Dipende. Secondo me quella sera è stata allucinante, perché non me l’aspettavo neanche. A volte si vuole creare una polemica con dei luoghi comuni. Poi abbiamo avuto modo di chiarire.

Felice di come ti ha guidato la tua coach, Rita Pavone?
Sì, alla fine cercavo di cogliere i lati positivi del percorso.

Se avessi potuto scegliere tu, chi avresti voluto come guida?
Forse come affinità Marco Masini, però poi mi sono fatto andare bene tutto.

Che aspettative hai dopo questa avventura?
Di fare quello che facevo prima. Credo sia una buona vetrina per ripartire, ma ho sempre fatto concerti e tv. I programmi televisivi mi invitano oggi, ma mi invitavano già l’anno scorso senza Ora o mai più.

Secondo te che cosa ti ha impedito di vivere più a lungo un periodo d’oro della tua carriera? È stata questione di canzoni non sempre giuste?
Io sono sempre stato in un periodo d’oro. Mediaticamente non ho mai avuto momenti in cui mi è mancato qualcosa. Lavoro tantissimo in Rai, ho sempre fatto concerti, anche se le radio non mi hanno mai passato. La gente mi ha sempre riconosciuto, è stata mia la scelta di andare via da una major e di espormi con tutte le conseguenze del caso.

Ad esempio?
Ho deciso di autoprodurmi. Non sento di essere stato snobbato dalla discografia, perché la discografia di oggi si snobba da sola nel momento in cui dà più risalto a TikTok che non a chi veramente fa musica. Se oggi dovessi bussare a una major ed essere rifiutato non è perché io non sappia cantare ma perché quello di TikTok fa più comodo.

A che punto sono i lavori sul nuovo disco?
La cosa buffa è che il disco è pronto, ma stiamo lavorando su singoli nuovi, non quelli già prodotti.

Intanto è in radio il singolo Solo con una parola che hai presentato proprio alla finale di Ora o mai più.
Il brano racconta una storia che inizialmente non era mia, ma è stato quasi profetico perché poi si è rivelata essere un po’ anche la mia. Negli ultimi periodi ho cambiato tante cose della mia vita, dal peso all’inizio dell’attività fisica che non avevo mai fatto prima. La canzone parla di una donna che si spoglia del superfluo per dare importanza alle piccole cose che sono però fondamentali. A volte basterebbe poco per stare bene, anche solo con una parola.

A te è mai capitato in un momento di fragilità di ricevere una parola che ti ha fatto andare avanti?
Ho sempre guardato avanti, non ho mai avuto momenti in cui ho proprio detto “Basta”. Ho avuto la fortuna di incontrare gente che mi ha spronato più che con le parole con i gesti, ma non in modo così conclamato da dire che mi abbia salvato la vita.

Da dove viene questa spinta al cambiamento a cui accennavi prima?
Il cambiamento fisico è arrivato quando un medico ha riscontrato che alcuni problemi non erano semplicemente una questione di alimentazione sbagliata ma di equilibri che andavano risistemati. Da lì l’attività fisica e l’aver trovato l’amore per uno sport che è la danza agonistica. A livello psicologico, poi, sono molto più centrato perché ho fatto un lavoro su me stesso.

Immagine di copertina per Valerio Scanu: Serafino Giacone

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