Tom Hanks a caccia di stelle con Jim Lowell prima di girare Apollo 13
- Postato il 23 agosto 2025
- Di Panorama
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Il sette agosto scorso si è spento all’età di 97 anni l’astronauta americano Jim Lowell, ex capitano pilota della Marina Usa. Un nome che a molti non dirà molto se non collegato a quello della missione Apollo 13, della quale fu comandante veterano dopo aver partecipato a Apollo 8, Gemini 7 e Gemini 12. Lo abbiamo quindi conosciuto con il viso dell’attore Tom Hanks nell’omonimo film Apollo 13 del 1995, tratto dal libro dello stesso Lowell “La Luna perduta”, nel quale il vero Jim Lowell apparve in un cameo impersonando il comandante della nave che recuperava i tre astronauti reduci da quel “disastro di successo”, come fu definito alla Nasa. Quella scena fu voluta fortemente da Tom Hanks, che per prepararsi al film dovette conoscere a fondo l’ex astronauta e ufficiale di Marina. L’interpretazione di Hanks fu eccezionale, il film è diventato un cult degli anni Novanta e ha riportato alla conoscenza del mondo sia la frase “Houston, abbiamo avuto un problema”, detta da Lowell dopo l’esplosione di uno dei serbatoi dell’ossigeno di bordo, sia il ruolo del celebre direttore di lancio Gene Kranz, interpretato nel film da un altro gigante di Holliwood, l’attore Ed Harris, nonostante il fatto che la frase “Il fallimento non è contemplato” sia una invenzione cinematografica, mentre è vero, e famoso, il suo discorso “Tough and Competent” con il quale la Nasa si risollevò dal disastro dello Apollo 1 che uccise i tre astronauti a bordo (Virgil Grissom, Edward White e Roger Chaffee).
Il motto della missione e l’episodio con Tom Hanks
Il motto della missione di Jim Lowell, John Swigert e Fred Haise era “Ex Luna, scientia”, letteralmente “Dalla Luna, la conoscenza”, ma quello che è meno noto è che durante l’approfondimento di tutto ciò che riguardava quell’impresa, durante la pre-produzione del film Tom Hanks fu portato da Jim Lovell a fare un volo notturno sul suo bimotore Beechcraft 58 Baron da un aeroporto situato fuori Austin, nel Texas. Tempo dopo Hanks raccontò alla testata Aviation Week: “Non c’era nessuno all’aeroporto, quindi, dopo un giro di controllo dell’aereo, decollammo. Jim mi aveva assegnato un incarico: pilotare il suo aereo, ma io non sono pilota, non ho la licenza, anche se potevo tentare di pilotare per un po’ rassicurato dalla sua presenza, cosa che feci, ma solo dopo che lui ebbe posizionato un ritaglio di cartone con un foro a forma di triangolo sul mio lato della cabina di pilotaggio. Il ritaglio aveva le stesse dimensioni del finestrino dell’Aquarius, il modulo lunare dell’Apollo 13. Il mio compito era raggiungere la quota, poi l’assetto, trovare due stelle nel cielo notturno e volare verso di esse guardandoci attarverso. Jim aveva dovuto trovare le stesse stelle durante la missione Apollo 13 del 1970 per stabilire la posizione della navicella spaziale danneggiata, altrimenti lui e il suo equipaggio si sarebbero persi nel Cosmo. Avevamo studiato le carte stellari durante una cena a casa sua, con sua moglie Marilyn (insegnante in pensione scomparsa nel 2023, ndr), che mi faceva da istruttore. Una di queste stelle era Antares e trovarla fu un gioco da ragazzi. È grande e sapevo dove si trovava nel cielo grazie al corso di astronomia al Planetario che avevo seguito durante il mio primo anno al Chabot College, quattro anni dopo il ritorno di Jim dallo spazio. Così quella sera sono riuscito a decollare e a orientare l’aereo direttamente con la stella grande. “Bene”, disse Jim “Ora trova Nunki. Ebbene, Nunki è un puntino di luce molto debole, una stella di cui non avevo mai sentito parlare, mai vista e neppure mai trovata prima nel cielo notturno, figuriamoci mentre sorvolavo il Texas. Ma avevamo guardato le carte nautiche, quindi dopo un po’ di virate, manovre, ricerche ed eliminazione di altri puntini di luce stellare pensai di vederla nel mio finestrino ritagliato. “Sì, è Nunki”, disse Jim, “Hanks, sei fatto per volare.” Detto da lui, il massimo elogio che si possa immaginare, così proseguimmo per un’altra ora. Confessai che, nonostante il rombo dei due motori, volare di notte sopra i bagliori di Austin guidati dalle stelle del cosmo creava un senso di pace e di luogo senza pari. “Sì”, disse Jim. “Teniamolo per noi, altrimenti saremmo tutti quassù, ma ora rimettici sulla 1-7-2.” che era la rotta sulla bussola che ci avrebbe riportati all’aeroporto. Guidai l’aereo per tutto il tragitto, scendendo alla velocità giusta, con il giusto assetto, finché non fummo a soli 150 metri sopra l’erba. “Lo prendoio”, disse Jim. Avrebbe fatto atterrare l’aereo in sicurezza, ma prima dovevamo sorvolare la pista per spaventare eventuali cervi che potessero averla invasa”. Non ce ne furono, ma quel volo permise all’attore di capire a fondo l’uomo da impersonare.
Adattamento dell’articolo della Nasa (1995) ripreso da Aviation Week