Tik Tok e i video sulla salute mentale

  • Postato il 6 giugno 2025
  • Di Focus.it
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Mangiare un'arancia sotto la doccia, assumere zafferano, glicinato di magnesio o tulsi per alleviare l'ansia: sono solo alcuni dei consigli che alcuni tiktoker danno nei loro video dove parlano di salute mentale, nella maggior parte dei casi dando informazioni del tutto o parzialmente errate. È quanto emerge da un'inchiesta condotta dal quotidiano britannico The Guardian, che ha sottoposto al vaglio degli esperti i 100 video più visti su Tik Tok con l'hashtag #mentalhealthtips (#consiglidisalutementale).. Imprecisioni e semplificazioni. Secondo quanto stabilito da un team di psicologi, psichiatri ed esperti accademici, 52 dei 100 video analizzati che parlavano di salute mentale contenevano qualche informazione errata, e molti altri erano vaghi o poco utili. «Alcuni post utilizzavano il linguaggio terapeutico in modo sbagliato, intercambiando termini come benessere, ansia e disordine mentale come fossero sinonimi», spiega al Guardian il neuropsichiatra David Okai, sottolineando anche che molti video offrivano consigli generali basati su esperienze personali. Un altro errore è trattare la terapia come una ricetta magica per guarire: «È vero che la terapia è efficace, ma è anche importante sottolineare che non si tratta di una soluzione magica, rapida e che va bene per tutti», ricorda Okai.. Cure in 30 secondi. Secondo la psicologa Amber Johnson la maggior parte dei video conteneva qualche informazione corretta, ma tendeva a generalizzare e minimizzare la complessità del disturbo da stress post traumatico (PTSD) e dei sintomi di un trauma. «Sembra che tutti i sintomi di PTSD siano simili per tutti, e che possano essere spiegati facilmente in un reel di 30 secondi», commenta.. «ATTENZIONE ALLE FONTI D'INFORMAZIONE». A intervenire su quanto emerso anche alcuni rappresentanti della comunità scientifica italiana. «Nell'era dei social, assistiamo a un proliferare di contenuti sulla salute mentale condivisi da chi non possiede competenze specifiche in questo ambito, spesso spinto più dall'esigenza di affermarsi come creator che da un reale intento divulgativo», spiega Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Clinical Director Unobravo. «La psicologia – ci tengo a ribadirlo con forza – è una scienza: diventare psicologo richiede anni di studio, formazione e pratica clinica per poter offrire ai propri pazienti uno spazio di ascolto competente, etico e rispondente alle specifiche necessità individuali», continua Perris, sottolineando quanto ancora e «per fortuna» esistano molti professionisti qualificati che utilizzano i social in modo responsabile e con finalità divulgative. «Il loro contributo, così come facciamo anche noi, è quello di contrastare lo stigma che ancora circonda la terapia psicologica. Tuttavia, è necessario operare una distinzione tra chi ha una formazione adeguata e chi crea contenuti senza avere gli strumenti clinici per prevedere possibili ripercussioni su chi li visualizzerà esponendo, in alcuni casi, il pubblico a potenziali rischi». L'invito di Perris è di fare massima attenzione alle fonti d'informazione: «Cercare riferimenti attendibili è essenziale. Online è possibile trovare risorse serie e sicure: ad esempio, nel nostro blog tutti i contenuti vengono validati da una redazione composta da clinici, proprio allo scopo di garantire correttezza e rigore scientifico».. Consapevolezza e libertà di espressione. Non esistono cure universali o consigli segreti per guarire in dieci giorni: se da un lato i social possono aiutare a diffondere consapevolezza riguardo l'esistenza dei diversi disturbi mentali, dall'altro è importante favorire l'accesso a fonti autorevoli contenenti informazioni aggiornate e basate sulle evidenze. Dal canto suo un rappresentante di Tik Tok risponde piccato, sostenendo che la piattaforma sia un luogo di libera espressione dove le persone possono condividere le proprie esperienze, e che lo studio del The Guardian «si oppone a questa libera espressione e suggerisce che le persone non dovrebbero poter condividere le proprie storie»..
Autore
Focus.it

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