The Last of Us, il fungo killer della serie tv esiste davvero
- Postato il 14 maggio 2025
- Di Panorama
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Il fungo di genere Cordyceps, che nella serie di HBO ispirata all’omonimo videogioco riesce a evolversi in una forma capace di attaccare l’uomo, controllandone il comportamento a livello mentale e provocando il quasi sterminio dell’umanità, esiste davvero. Ma per fortuna non può infettare gli esseri umani: per noi è innocuo e anzi, viene anche utilzizato per produrre integratori. Al momento, quello che riesce a fare è solo attaccare insetti come i bruchi e le formiche per riuscire, attraverso loro, a diffondere le proprie spore: mentre non ci sono evidenze scientifiche che possano far pensare che prima o poi possa anche riuscire a infrangere le barriere biologiche che gli impediscono di insediare l’umanità.
Questo non vuol dire che dal mondo dei funghi non possano arrivare pericoli e minacce anche per noi. L’allarme, reale, sulle infezioni da super funghi resistenti alle cure e che potrebbero in linea teorica causare problemi globali, è giunto già un paio di anni fa dagli Stati Uniti e precisamente dai CDC, centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, che hanno riscontrato sul territorio nazionale un aumento rapidissimo del fungo killer Candida Auris. Resistente ai farmaci, il fungo potrebbe rappresentare davvero una minaccia per la salute pubblica: e anche l’ European center for Disease prevention ha ammesso che a causa della sua capacità di resistenza agli antimicotici, l’Auris rappresenta anche in Europa un rischio, soprattutto per i pazienti delle strutture sanitarie.
La Candida auris, chiamata così perché è stata isolata per la prima volta in Giappone nell’orecchio di una paziente che si trovava ricoverata in ospedale, è pericolosa soprattutto per i soggetti immunodepressi: anziani, malati oncologici, pazienti ospedalizzati e in generale per tutti coloro che si trovano in condizione di fragilità. Occhio però a non sottovalutare il pericolo per tutti noi: basta infatti un’influenza particolarmente pesante, un intervento chirurgico o un’infezione per farci incorrere nel rischio di un abbassamento delle difese immunitarie che potrebbe metterci in pericolo di contrarre il fungo.
L’attenzione negli ospedali, però, è altissima, anche perché il super fungo è in grado di creare al proprio ospite –già, come si diceva prima, gravato da patologie sottostanti o comunque in situazione di estrema fragilità- problemi gravissimi, tanto che secondo i dati dei CDC americani, quasi la metà dei pazienti colpiti da Auris muore entro 90 giorni. «I primi sintomi comprendono febbre, brividi, infezioni delle ferite, del sangue o intra-addominali» spiega il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive dell’Università Cattolica e consulente dell’European Medicines Agency «Il quadro clinico è spesso molto preoccupante e peggiora velocemente proprio a causa delle condizioni di partenza dei pazienti colpiti. Il fungo si localizza sulla cute, nel tratto uro genitale, nelle vie respiratorie, e determina una serie di lesioni e di infezioni che possono colpire diversi organi: può dare sepsi, quindi passare nel sangue, può dare disturbi al cuore, infezioni urinarie, polmoniti. Tutte patologie che nei fragili hanno letalità molto elevata. Se a questo aggiungiamo che la Candida Auris è caratterizzata da una multi resistenza farmacologica, e che quindi i farmaci anti fungini possono risultare inefficaci, abbiamo chiaramente la misura del problema”. Il fungo Candida Auris si caratterizza per il fatto che produce un bio-film che perdura lungamente sulle superfici. Nelle strutture ospedaliere può ritrovarsi sulle mani degli operatori, sui comodini, sui letti e sugli attrezzi: occorre pertanto una grande attenzione all’igiene del personale sanitario e di tutti i presidi di cura e assisnteza.