Thailandia-Cambogia, scontri a fuoco e missili al confine. Ci sono morti. Bangkok: “Attacchi mirati ai civili”
- Postato il 24 luglio 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Nuove violenze sono esplose questa mattina lungo il confine tra Cambogia e Thailandia, precisamente nei pressi del tempio Khmer Ta Muen Thom, situato tra la provincia thailandese di Surin e quella cambogiana di Oddar Meanchey. Le autorità thailandesi hanno parlato di almeno dodici vittime a seguito di un attacco attribuito alle truppe cambogiane. Tra i morti, secondo fonti militari di Bangkok, ci sarebbe anche un bambino di otto anni.
L’attacco più grave è avvenuto a Ban Phue, nella provincia thailandese di Sisaket, dove sei persone sono state uccise e altre 14 ferite in un assalto a un minimarket all’interno di una stazione di servizio. Altri due morti e due feriti si sono registrati nel villaggio di Kab Choeng, a pochi chilometri dalla frontiera. Il governo thailandese ha parlato di “attacchi mirati contro i civili” e ha ordinato la chiusura completa del confine, invitando i cittadini ad abbandonare immediatamente la zona.
In totale, circa 40.000 persone provenienti da 86 villaggi della regione di confine sono state evacuate verso aree più sicure, secondo quanto dichiarato da Sutthirot Charoenthanasak, capo del distretto di Kabcheing. L’allerta resta altissima, mentre proseguono le operazioni di soccorso e messa in sicurezza.
Accuse incrociate e il rischio escalation internazionale
Lo scambio di accuse tra i due Paesi si è intensificato. Secondo l’esercito thailandese, “le forze cambogiane hanno aperto il fuoco verso il fianco orientale del tempio di Prasat Ta Muen Thom, a circa 200 metri dalla base thailandese”, utilizzando anche un drone per monitorare la zona contesa. La Cambogia ha ribattuto con forza, accusando Bangkok di aver lanciato “un’aggressione militare non provocata”.
Il Ministero della Difesa cambogiano ha affermato: “L’esercito thailandese ha violato l’integrità territoriale della Cambogia lanciando un attacco armato contro le nostre forze. In risposta, abbiamo esercitato il diritto all’autodifesa secondo il diritto internazionale”.
Il primo ministro cambogiano Hun Manet ha chiesto ufficialmente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU una “riunione urgente”, definendo la situazione “una grave minaccia alla pace e alla stabilità nella regione”. Intanto, la Cina ha invitato entrambe le nazioni alla calma, consigliando ai suoi cittadini in Cambogia di evitare le aree di confine: “Monitorate attentamente la situazione della sicurezza e adottate le massime precauzioni”, ha scritto l’ambasciata cinese in un avviso ufficiale.
Le tensioni storiche e il pericolo di una nuova crisi duratura
La rivalità tra Cambogia e Thailandia per il controllo di alcune aree di confine risale ai primi del Novecento, quando la regione era sotto l’amministrazione coloniale francese. Sebbene la Corte Internazionale di Giustizia abbia riconosciuto la sovranità cambogiana sul tempio di Preah Vihear già nel 1962 – e ribadito la decisione nel 2013 – la Thailandia non ha mai accettato del tutto il verdetto.
Negli ultimi mesi, la situazione si è deteriorata. Un soldato khmer morto a fine maggio in uno scontro notturno e la mutilazione di un militare thailandese causata da una mina hanno innescato un rapido deterioramento delle relazioni. La Cambogia ha abbassato i rapporti diplomatici al “livello più basso”, mentre la Thailandia ha richiamato il proprio ambasciatore e ha espulso quello cambogiano.
L’episodio più sanguinoso in passato era stato quello tra il 2008 e il 2011 nei pressi del tempio di Preah Vihear, quando oltre 28 persone morirono e migliaia furono costrette a fuggire. Ora, il timore è che questo nuovo scontro possa segnare l’inizio di una crisi ancora più grave, con conseguenze dirette sulla stabilità del Sudest asiatico.
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