“Testimonianze ricerca azioni”, il festival del Teatro Akropolis si chiude a Palazzo Ducale
- Postato il 28 novembre 2025
- Copertina
- Di Genova24
- 1 Visualizzazioni

Genova. Imre Thormann torna anche sabato 29 novembre alle ore 16, nella Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, con “Enduring Freedom”. Debuttato a Tokyo nel 2003, il lavoro prende il titolo dall’operazione militare voluta da Bush in Afghanistan e riflette sul paradosso di una “libertà duratura”, sospesa tra accettazione e cambiamento. In uno spazio delimitato da luci al neon, Thormann coinvolge direttamente il pubblico, invitandolo a indossare tute bianche che annullano l’individualità e trasformano gli spettatori in parte integrante della scena. Attraverso la disciplina del butoh, l’artista trasforma il corpo in linguaggio essenziale, dove ogni gesto e respiro diventano espressione. Lo spettacolo, che prevede nudità in scena.
Alle ore 17.30 a Palazzo Ducale è in programma l’incontro “Le incursioni del butō nel repertorio occidentale. Le Sacre e Giselle tra scandalo, rituali e fantasmi”, a cura di Samantha Marenzi. L’appuntamento approfondisce l’impatto del butoh sulla tradizione europea, a partire da due celebri rivisitazioni del “Sacre du Printemps”: quella di Min Tanaka, presentata a Parigi nel 1990, e quella di Carlotta Ikeda con la compagnia Ariadone nel 1999. Entrambe nate nell’ambito del butoh, queste versioni reinterpretano la storica coreografia di Nižinskij, trasformandola attraverso una nuova concezione della danza. A queste si affianca “La Légende de Giselle” di Masaki Iwana (1994), in cui lo spettro della protagonista diventa simbolo di una lotta tra destino e libertà. Giunto in Francia alla fine degli anni Settanta, il butoh ha progressivamente contaminato e trasformato i classici occidentali, portando sulla scena una nuova idea di corpo e di presenza, e aprendo un dialogo profondo tra le poetiche dell’Oriente e dell’Occidente.
Alle ore 18.30, nella Sala delle Donne di Palazzo Ducale, va in scena la prima nazionale di “The Music Box of Nyon” di Masaki Iwana, introdotta da Moeno Wakamatsu, in un incontro a ingresso libero della rassegna “Dissolvenza in nero”. Nel 1983 una bottiglia con una lettera viene gettata nel lago Lemano, a Nyon. Dopo 36 anni e 20.000 chilometri, raggiunge Tokyo, dove Akiko e sua figlia Mayu ne scoprono il mistero. Il viaggio di Akiko in Francia diventa così un racconto che unisce passato e presente, Europa e Giappone. Il film esplora memoria, reincarnazione e perdono, interrogandosi su come rispetto e compassione possano trasformare il dolore.
La sedicesima edizione del festival si conclude alle ore 20.30 nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale con la prima regionale “Life under water” creazione della danzatrice e coreografa giapponese Natsuko Kono, con musiche di Vladimir Rašković. Ispirato alla propria esperienza e al ricordo del disastro di Fukushima, il lavoro unisce dimensione personale e riflessione collettiva sul confine tra vita e morte, luce e oscurità. L’acqua, simbolo di rinascita ma anche di distruzione, diventa spazio in cui il corpo della performer si muove, cade e riemerge, raccontando in modo diretto la vulnerabilità dell’essere umano e il suo legame con la natura.