Test di medicina, gli studenti contro le commissioni d’esame: “Indifferenti”. Foto: le ricerche online di chi ha barato

  • Postato il 22 novembre 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Nella mia aula due ragazzi hanno copiato l’esame cercando le risposte via web attraverso occhiali Meta verso le 12, quando le domande del test erano nei gruppi whatsapp già da una mezz’ora. Quando ce ne siamo accorti e lo abbiamo segnalato, i controllori hanno fatto spallucce”. Lo racconta al fattoquotidiano.it Alessandro, studente veneto che ha fatto il test del semestre aperto di Medicina organizzato dall’Università di Padova. Moltissime, infatti, sono state le segnalazioni arrivate durante e dopo i test che il 20 novembre hanno impegnato oltre 54 mila studenti in tutta Italia, scatenando una scia di polemiche fino alla richiesta, da parte delle associazioni studentesche, di annullare il test stesso.

Restando al Nord, in uno degli atenei più importanti per i corsi in materie sanitarie, Pavia, c’è chi ha provato direttamente a denunciare una scorrettezza alla commissione durante l’esame: “Dopo aver visto una ragazza copiare da un telefono tra le gambe, mi sono alzata e sono andata verso la commissione indicandola e raccontando quanto avevo appena visto. I commissari hanno fatto spallucce dicendo che non potevano farci nulla”, racconta Elena, una degli studenti che invece di trovare scorciatoie ha studiato ben prima dell’inizio delle lezioni. Che spiega come la ragazza da lei indicata non si è accorta di nulla e ha continuato a copiare per tutto il tempo. “Sono delusa perché dicevano di voler fare le cose per bene ma nulla. Anche da parte di chi si iscrive a Medicina, perché cosa pensano di fare una volta diventati medici, di copiare un’operazione e rischiare di uccidere qualcuno? Mi sembra si stia buttando all’aria un’occasione, queste persone avrebbero dovuto essere allontanate, ma così non è stato per tanti di loro”. Per Alessio (nome di fantasia) invece, studente iscritto al corso della Federico II di Napoli, denuncia: “Almeno quattro persone del mio corso hanno scritto nelle chat di aver usato lo smartwatch per copiare le risposte alle domande, che già circolavano sul web e che alcuni studenti avevano fatto girare nelle chat chissà da dove”. A Salerno una studentessa ha evidenziato come “nell’aula fossero arrivate buste già aperte”. E quando qualche studente ha alzato la mano per fermare la procedura “la commissione ha detto che si sbagliavano”.

Benché in quasi tutti gli atenei la prima segnalazione sia stata il mancato controllo degli smartphone e altre apparecchiature, che, ricordiamo, secondo le linee guida sarebbero dovute “rimanere fuori l’aula”, ciò che desta maggiore sospetto è qualcosa avvenuto la notte prima dell’esame. “Nel pomeriggio di ieri ho analizzato Google Trends e ho osservato che tra le 22:00 e le 3:00 della notte prima dell’esame sono stati cercati termini specifici che riguardano le domande del test come “Gram sintetasi“, “aminoacil tRNA sintetasi” o “Tim23”, con picchi fino a 100 ricerche praticamente in contemporanea (foto di seguito). E svelarlo al fattoquotidiano.it è Gaetano, uno degli studenti che hanno svolto l’esame al Lingotto di Torino. “Qui la vigilanza è stata piuttosto rigorosa, ma potevano essere maggiormente severi riguardo la gestione dei telefoni perché molte persone li avevano con sé e non è stato previsto un contenitore dove lasciarli, né un controllo sulla persona”. Alla Federico II di Napoli sono stati allontanati tre studenti, due ragazze e un ragazzo, su oltre 3400 partecipanti, per l’uso dello smartphone durante le prove d’esame, come precisa lo stesso ateneo campano al fattoquotidiano.it. Rimangono i dubbi su quanto affermato dalla ministra Anna Maria Bernini in merito alla caccia ai colpevoli. Difficile poter usare le chat Whatsapp o le rilevazioni della Polizia Postale delle foto attraverso gli indirizzi ip: “noi abbiamo fornito i verbali come ci è stato richiesto dal ministero”, affermano i referenti.

“Nella mia aula ci sono stati vari telefoni che squillavano, quindi che non sono stati lasciati, invece a noi sono stati fatti mettere negli zaini dentro l’aula, senza contare le ambiguità sull’andare in bagno. Tutto questo con pochi controlli”, afferma Leo Dimola, studente e membro dell’associazione studentesca Unione degli universitari, che ha partecipato al test di Roma, all’hotel Ergife, come tutti gli studenti degli atenei pubblici della Capitale. “C’erano molte domande a trabocchetto, di logica, al posto di domande sulle nozioni, e questo ci ha un po’ destabilizzati rispetto a come ci avevano preparato i docenti, cioè per un esame universitario vero e proprio. I professori brancolavano nel buio come noi, la contrindicazione è che mentre i docenti ci preparavano ognuno a suo modo, il test era standardizzato a livello nazionale”. E ragiona: “Bernini sta dicendo che va tutto bene ma nessuno ha interpellato direttamente gli studenti. Perché è riduttivo dare la colpa agli atenei per qualcosa che è stato calato dall’alto, dal Parlamento e dal ministero”.

Ora rimane lo spettro del ricorso, come avveniva nel famoso test per il numero chiuso, mentre la ministra difende la struttura procedurale. “Ho parlato con tutti i rettori e con chi ha gestito le procedure, il modello ha funzionato perfettamente”, ha affermato Bernini rispondendo alle opposizioni che chiedevano di riferire in aula. “Solo quelli che hanno violato le regole, che si sono comportati male, che hanno portato telefonini all’interno delle aule, quando avevano regole scritte che erano state loro consegnate prima dicendo che non era possibile, avranno i compiti annullati. Il resto dei test possono ritenersi validi”. A farle eco anche la presidente della Conferenza dei rettori (CRUI), la rettrice Laura Ramacciotti: “Non c’è alcun rischio di annullamento generalizzato. Il vostro esame è valido. Rispetto alla mole di candidati, è stato riscontrato un numero di irregolarità marginale che ha portato al ritiro dell’esame già durante la prova. Inoltre, abbiamo già avviato la ricognizione sulle immagini dei compiti apparse sul web”.

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