Terre rare, l’equivoco sui giacimenti in Ucraina: l’accordo proposto dagli Usa riguarda altre materie prime critiche
- Postato il 27 febbraio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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La saga delle terre rare di cui l’Ucraina sarebbe ricca e tanto bramate dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump si basa su un equivoco. Le terre rare vengono confuse con le materie prime critiche di cui pure fanno parte. Nella lista ufficiale pubblicata dall’Unione europea, infatti, ci sono 34 Critical Raw Materials, come litio, cobalto, nichel, titanio. E tra queste ci sono anche le 17 terre rare (Rare Earth Elements), ossia Scandio, Ittrio e altri 15 lantanoidi della tavola periodica. Questi ultimi sono a loro volta divisi in terre rare leggere (lantanio, cerio, praseodimio, neodimio, promezio e samario) e pesanti (europio, gadolinio, terbio, disprosio, olmio, erbio, tulio, itterbio, e lutezio). Insomma, tutti nomi di cui si sente parlare molto più raramente rispetto a quanto non si faccia per il litio o il cobalto. Vale lo stesso in Ucraina, dove ci sono miniere di gallio, grafite, titanio: tutte materie prime critiche, ma non terre rare. A queste latitudini, degne di nota sarebbero solo alcune miniere di scandio. Trump dovrebbe saperlo, dato che l’Ucraina non è nella lista dei primi sedici Paesi (per riserve detenute dei 17 elementi in questione) stilata dal Servizio Geologico degli Stati Uniti.
Terre rare, ma non troppo – “La discussione a livello globale sulla materie prime critiche non va separata, però, da quella sulle terre rare. Sono problemi interconnessi, perché tutte sono indispensabili per la produzione industriale ad altissima tecnologia”, spiega a ilfattoquotidiano.it Marco Di Liddo, direttore del Centro studi internazionali. Le terre rare hanno diverse applicazioni, dalla produzione di superconduttori a quella dei magneti. Sono essenziali nella filiera dei veicoli ibridi e nella produzione di fibre ottiche. Non sono, però, così rare. Questo aggettivo è rimasto ‘attaccato’ a questi elementi da quanto nel 1787, in una miniera di Ytterby, in Svezia, dove si estraevano i minerali indispensabili per la produzione delle porcellane utilizzate per realizzare stufe, fu scoperto un minerale mai visto prima. Ci vollero cinque anni per identificarlo e ci riuscì il chimico finlandese Johan Gadolin: il minerale fu chiamato Gadolinite o itterbite, dal sito di Ytterby. Nella Gadolinite estratta in quella miniera furono trovati altri minerali, ossidi non comuni dai quali vennero poi isolati gli elementi definiti a loro volta ‘rari’. In realtà, fatta eccezione per il promezio (che è raro, instabile e radioattivo) questi elementi si trovano in concentrazioni piuttosto elevate nella crosta terrestre.
Sempre secondo il Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs), persino il lutezio, uno dei più rari tra questi 17 elementi, è circa duecento volte più comune dell’oro. In generale si trovano in almeno un centinaio di minerali, dalla monazite alla xenotina, dall’apatite alll’uraninite. “C’è però un problema. Le terre rare, lutezio compreso, sono agganciate ai minerali – spiega Di Liddo – e non sempre in un giacimento se ne trovano concentrazioni sufficienti. Insomma, non le troviamo sparse come il rame. Questo rende il processo estrattivo complesso e, spesso, non conveniente”.
Dove si trovano – Secondo alcune stime, comunque, le riserve ammontano a 120-150 milioni di tonnellate e si trovano soprattutto in Cina (che possiede quasi il 40 per cento delle riserve mondiali), Russia, Stati Uniti, Australia, Brasile e India. In realtà, è proprio da questi due Paesi che provenivano quando iniziarono ad essere utilizzate dalla seconda metà del ‘900. Poi da Sudafrica e Stati Uniti, mentre la Cina ha iniziato ad estrarle negli anni Ottanta del secolo scorso. Oggi, dopo l’India, ci sono Malesia, Tailandia, Vietnam, Canada e Sudafrica. “In generale, le materie prime critiche sono risorse di cui c’è una certa abbondanza di siti minerari sul Pianeta, anche se la domanda cresce a una velocità altissima. Si parla un aumento del 200 per cento nei prossimi 5-10 anni”, spiega Di Liddo. Quindi la creazione di una filiera logistica stabile, duratura ed economica è una sfida complessa. “Ed è ciò che ha fatto la Cina, che rappresenta un unicum perché ha sul suo territorio un enorme bacino di materie prime critiche, comprese le terre rare, e ha un’enorme capacità di raffinazione e controlla la filiera di diversi elementi sia nel Sud-Est asiatico, sia in Africa”. Tutto ciò si è tradotto in un enorme vantaggio competitivo e in una posizione dominante sul mercato.
Terre rare, un pizzico di pepe per un piatto di pasta – Il discorso sulle terre rare è un po’ diverso. “Per capire dobbiamo immaginare il prodotto finito – spiega Di Liddo – come una batteria al litio, materia che deve essere raffinata, affinché si attivi la sua capacità di immagazzinare e rilasciare energia elettrica. Ma questo meccanismo non è semplice: questo flusso non può essere repentino, ma graduale, altrimenti il litio si surriscalda e scoppia”. Ed è a questo punto che entrano in gioco le terre rare. “I due diodi attraverso i quali l’energia entra ed esce possono contenere diversi materiali, l’alluminio, il ferro, il titanio, ma non in purezza. Bisogna creare una lega con, ad esempio, l’80 per cento di alluminio e il 2% di scandio o neodimio, perché quella piccolissima percentuale altera le caratteristiche fisico-chimiche del materiale, rendendolo più resistente alla velocità di trasmissione dell’energia. È come quando si cucina la cacio e pepe: si mette un pizzico di pepe, pochi grammi senza i quali però il piatto non sarebbe lo stesso”. Il fatto che la quantità necessaria sia molto inferiore rispetto a quella di altri materiali, però, non risolve il problema della domanda. “Bisogna moltiplicare i microgrammi o grammi per milioni, miliardi di dispositivi, dal computer alla lavatrice, dalle lampadine al led, alle fibre ottiche per il trasporto dei dati sui cavi sottomarini” aggiunge Di Liddo. Ed esattamente come per tutto il settore minerario, si pone la questione degli impatti ambientali sia del giacimento, sia delle fasi legate alla lavorazione: “Un problema enorme con la domanda mondiale per il settore dell’alta tecnologia che aumenta a livello esponenziale”.
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