Termovalorizzatore in Liguria, Bucci: “Senza accordo faremo un esproprio, ma non voglio arrivarci”
- Postato il 30 ottobre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Cosa succede se nessun sindaco in Liguria vuole accollarsi l’impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti? “Alla fine dovremo fare l’esproprio. Però io non ci voglio arrivare“. A rispondere è il presidente ligure Marco Bucci, colui che ha in mano la partita del termovalorizzatore, per ora bloccata sul passaggio che prevede il nullaosta di un Comune prima che la Regione apra la manifestazione di interesse rivolta alle aziende.
“La partita si sbloccherà nel momento in cui avremo da un sindaco o da più sindaci l’autorizzazione a fare il termovalorizzatore nell’area comunale – conferma Bucci -. Come sapete è il sindaco che deve autorizzare. Io posso solo espropriare, ma non mi sembra il caso di andare a espropriare“. E poi puntualizza: “So che già ci sono parecchi sindaci che sono favorevoli“.
Se sono favorevoli, però, non sono mai usciti ufficialmente allo scoperto accettando di firmare l’accordo. “Forse lo dicono solo a me – sorride il governatore -. Le aziende sono già pronte. Sia le municipalizzate sia le private sono tutte convinte di andare avanti”. Il tempo però stringe. “Non ci sono scadenze – ribatte Bucci -. Noi siamo pronti, noi vogliamo farlo, quindi appena arriva un ok si parte”. Entro fine anno? “Può darsi“.
Per ora le ipotesi si concentrano principalmente in due aree. La prima è la Val Bormida, dove c’è un tavolo aperto da mesi con sindaci ed esperti. Alcuni amministratori – in particolare il cairese Paolo Lambertini – hanno assunto un atteggiamento possibilista rispetto al documento unitario firmato a febbraio che chiudeva le porte all’impianto. Una spaccatura che ha riacceso le tensioni e provocato una netta reazione da parte del centrosinistra.
La strada alternativa, per ora vagliata sottotraccia date anche le possibili ripercussioni politiche, è quella che porta ancora una volta a Scarpino, sulle alture del Ponente genovese, dove Amiu e Iren potrebbero realizzare un termovalorizzatore più piccolo di quello individuato come ottimale dalla Regione (320mila tonnellate). In questo caso la sindaca Silvia Salis dovrebbe fare i conti con la contrarietà della maggior parte della coalizione (anche un pezzo del Pd non vuole l’impianto), ma il richiamo alla responsabilità di qualche settimana fa è un indice del fatto che la porta è tutt’altro che chiusa.
Nel frattempo Genova, principale produttrice di rifiuti in Liguria, continuerà a portare la sua rumenta negli impianti di incenerimento fuori regione. La novità è il Comune ha deciso di fermare il progetto dei cassonetti intelligenti, costati finora 30 milioni di euro. Secondo l’assessora Silvia Pericu i risultati sulla differenziata “sono stati modesti”, elevando la quota al 54% rispetto al 65% previsto entro il 2027. L’ex sindaco Bucci non la pensa così: “Non è vero che i cassonetti non hanno funzionato, invece hanno funzionato benissimo perché hanno aumentato la percentuale di differenziata. I numeri dicono questo. Poi ovviamente l’amministrazione può dire quello che vuole. Io non commento quel che dice l’amministrazione”.