Tentata evasione sul camion Amiu, la versione di Usb: “Sangue freddo dell’autista ma servono più tutele per i lavoratori”
- Postato il 8 gennaio 2025
- Altre News
- Di Genova24
- 1 Visualizzazioni
Genova. “Tutto è finito bene, senza feriti e problemi di sorta, ma la situazione poteva sfuggire di mano da un momento all’altro se non fosse stato per il sangue freddo dell’autista. Ma servono più tutele per chi di noi lavora in questi contesti”. Con queste parole il delegato sindacale di Usb per Amiu Paolo Petrosino commenta l’episodio avvenuto nella giornata di ieri in cui un detenuto del carcere di Marassi ha provato una rocambolesca evasione arrampicandosi su un camion della spazzatura.
Il servizio di Amiu nelle carceri genovesi – Marassi e Bolzaneto – segue una procedura blindata e controllata, con disposizioni rafforzate sulla sicurezza. Anche il personale che opera in quel contesto è selezionato secondo alcuni criteri e alla guida del mezzo Amiu rimasto coinvolto nella vicenda di ieri c’era proprio un lavoratore iscritto al sindacato di base che ha poi raccontato la sua versione dei fatti. “Il collega ci ha spiegato come sono andate le cose – racconta Petrosino – dopo aver effettuato la raccolta dei rifiuti, infatti, prima di arrivare all’uscita l’autista ha notato dagli specchietti una persona che inseguiva il camion. Una volta raggiunto il mezzo l’uomo si è arrampicato sul cassone per poi raggiungere il tetto. Il collega ha potuto vederlo con chiarezza grazie alle telecamere di sicurezza che inquadrano le parti operative del camion”.
Da lì in poi il sangue freddo dell’autista ha permesso una fine incruenta della vicenda: “Dopo aver chiuso dall’interno la cabina di guida, ha diretto il mezzo verso una zona dove in quel momento erano di guardia alcuni poliziotti della penitenziaria ai quali ha fatto presente che sul tetto del camion poteva essersi nascosto qualcuno. Dopo qualche istante – riporta Petrosino – gli agenti si sono quindi schierati intorno al mezzo, circondandolo, e convincendo il quasi-evaso a scendere e consegnarsi. Cosa che è avvenuta in pochi minuti senza ulteriori conseguenze”.
Per il sindacato, però, questo episodio mette in luce ancora una volta l’esposizione del personale a rischi altissimi: “Il lavoratore Amiu si è trovato in mezzo ad una situazione che poteva degenerare da un momento all’altro. Nessuno sapeva se il detenuto fosse stato armato e quali erano le sue intenzioni. Crediamo che episodi del genere sia significativi per capire a quanti pericoli i nostro lavoratori sono esposti”. Da qui l’appello: “Siamo preoccupati, sappiamo che la polizia penitenziaria ha tante questioni da risolvere ma episodi del genere non devono più ripetersi. Sono cose che non devono accadere, la tutela dei lavoratori deve essere massima e ci aspettiamo che Amiu si esprima pubblicamente sulla vicenda”.