Tecnica e vita oltre la morte? Meglio la ricchezza dei nostri limiti
- Postato il 10 novembre 2024
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 1 Visualizzazioni
Il Quotidiano del Sud
Tecnica e vita oltre la morte? Meglio la ricchezza dei nostri limiti
Sopravvivere alla morte? Sembra un paradosso quello della tecnica che può prolungare la vita. Ma con quali conseguenze?
Le minacce relative al nostro futuro, nostro in quanto umanità, sono in questa fase storica davvero tante. Dalle onnipresenti guerre sparse in tutto il mondo alle conseguenze dei cambiamenti climatici lenti ma inesorabilmente densi di prospettive poco felici, l’elenco è davvero incredibilmente pieno. Siamo così allertati da tante, tangibilissime evenienze che diamo poca importanza ad altri avvenimenti che lentamente, con andatura di tipo carsico – emergono, scompaiono dalla prospettiva per un po’, riemergono in un terreno altro da quello dove erano apparentemente scomparse – fanno il loro corso, e ogni tanto ci portano all’improvviso su un fronte che non sapevamo neanche potesse esistere, figuriamoci se materializzarsi.
SOPRAVVIVERE ALLA MORTE GRAZIE ALLA TECNICA
Una delle più insidiose, fra queste, è certamente quella relativa alla promessa di poter in qualche modo sopravvivere alla morte grazie alla tecnica, di poter esternalizzare la vita al di là del proprio corpo, di continuare a vivere in qualche modo svincolati dalla materia di cui sono fatti i nostri corpi. C’è una grande differenza fra l’essere viventi e l’essere artefatti, fra organismi e aggregati. Pensare agli uni e agli altri in termini di possibili subentri a costo zero è semplicemente sbagliato, tanto sono differenti fra loro. Perché noi umani possiamo certamente valicare confini ma non possiamo prescindere dai limiti che ci sono intrinseci, che fanno parte ineliminabile di noi stessi, ma che si rilevano anche una grande ricchezza.
E allora è vero si che una macchina può superare l’uomo nello svolgimento di un’attività, come è già successo molto tempo fa quando una macchina ha sconfitto il campione del mondo degli scacchi. Perché una macchina può risolvere tutti i problemi connessi al calcolo combinatorio ma certamente non può mai provare il piacere della vittoria, né tantomeno sperimentare il desiderio stesso di giocare. Perché giocare implica una dimensione di significato dell’azione che è inaccessibile alla macchina. Quel riduzionismo che pretende di spiegare tutti i processi organici con le sole leggi della fisica e della chimica è incapace di distinguere le operazioni del sistema dal significato delle azioni. Questo resta un privilegio dei viventi.
Il Quotidiano del Sud.
Tecnica e vita oltre la morte? Meglio la ricchezza dei nostri limiti