Taylor Swift: la popstar che riscrive le regole del potere

  • Postato il 5 novembre 2025
  • Di Panorama
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«Facciamo tutti finta che non sia per Taylor Swift, e invece è proprio così, cazzo! Mica puoi competere con lei». Parola di Robbie Williams che il disco del suo rilancio ce l’aveva pronto da un pezzo. Intitolato BritPop, era previsto per il 10 ottobre, ma poi qualcuno, a inizio settembre, gli ha spifferato che in quei giorni si sarebbe scatenato nelle piattaforme streaming un tornado chiamato The Life Of A Showgirl. «Voglio il mio sedicesimo album al primo posto in tutto il mondo, ma se c’è in giro Taylor è inutile combattere. BritPop uscirà il 6 febbraio…». 

Che Miss Taylor, futura moglie del fenomeno del football americano Travis Kelce, sia il centro intorno a cui ruota il grande business del pop odierno è un dato di fatto. The Life Of A Showgirl è l’album più venduto della storia della musica nella settimana di debutto: tre milioni e mezzo di copie (300 mila in streaming e 3,2 milioni tra cd, vinili e audiocassette). Il record precedente era di Adele con il best seller “25” ed era imbattuto da dieci anni.

Vince sempre la Swift, perché di camaleonti abili come lei nella musica contemporanea non ce ne sono: lo dimostra il modo in cui ha costruito il mito della brava ragazza che viene dal country e dalla provincia americana (West Reading, Pennsylvania), che si reinventa nei panni della popstar e canta d’amore e inquietudini adolescenziali. 

E che con una manciata di album, prima colpisce al cuore i millennial di provincia, e poi affascina i liberal di New York, Chicago e San Francisco, sostenendo i democratici (Joe Biden e Kamala Harris) e appoggiando le battaglie delle associazioni gay e lgbt. Un capolavoro di marketing di rara efficacia: piacere al popolo e alle élite.  

Vuole essere tutto, ma soprattutto vuole tutti dalla sua parte Taylor, anche quelli che in fondo non la sopportano. Ma lei è la regina del “purché se ne parli”. Lo ha dimostrato di recente davanti al mix di giudizi contrastanti che ha accolto le dodici canzoni dell’ultimo disco: «C’è una regola fondamentale nel mondo del music business: che ti piaccia o meno, se nella settimana dell’uscita del mio album, tu pronunci il mio nome o il titolo del disco, mi stai comunque aiutando». Tutto chiaro.

Cambia, si adegua e spiazza, fiutando come pochi lo spirito dei tempi, la ragazza di West Reading. E allora, eccola in versione “minimal” nel testo della recente Wish List in cui racconta le meraviglie di una tranquilla vita domestica con l’uomo della sua vita e due figli che crescono in un quartiere senza tensioni razziali, prendendo le distanza da quei vip che frequentano yacht a cinque stelle e vogliono una statuetta dell’Oscar da appoggiare su una mensola in bagno. Insomma, lei dall’alto dei due miliardi di dollari di patrimonio personale non sarebbe interessata agli aspetti materiali della vita da celebrità…

Ma c’è di più, ovvero Wood, il “brano scandalo” del recente album, un pezzo che ha la poetica e la raffinatezza di un inno di addio al celibato. In sintesi, un peana alle dimensioni della “bacchetta magica” (magic wand) del suo fidanzato, definita anche sequoia (redwood tree) e dura roccia (hard rock). Con buona pace del politically correct. «Non credo che mia mamma abbia colto il senso di quella canzone» ha detto nei giorni scorsi. Ma il resto del mondo sì.

E siccome ogni azione, in questo caso ogni strofa, scatena una reazione, dal grande caos dei social sono arrivate accuse dai toni fondamentalisti, come riportato dal New York Post, di essersi abbassata a scrivere canzoni suprematiste, che inneggiano al patriarcato, palesemente omofobe. 

Per tutta risposta Taylor non si scompone e tira dritta con la strategia che l’ha resa quel che è: non lasciare mai un attimo di vuoto. E così, mentre il disco batte ogni record di vendita, lei annuncia una docuserie in sei episodi sull’ultimo tour mondiale (dieci milioni di spettatori) in onda dal 12 dicembre su Disney+. 

Mezza giornata dopo l’annuncio le azioni Disney sono cresciute del tre per cento. È questo il potere della Swift: l’arte di surfare sempre a favore di corrente nelle acque agitate del mercato. Finora ci è riuscita meglio di chiunque altro, riuscendo a imporre l’iconografia di una celebrità miliardaria che si merita tutto quello che ha perché lei lavora più duramente di qualunque altra popstar, non si ferma mai e soprattutto  è totalmente padrona del suo destino artistico e della sua carriera.

Scrive canzoni orecchiabili, ha un gusto innato per le melodie che lasciano il segno, ma il vero motivo per cui è storia della musica contemporanea è che ha realizzato quel che nessun cantante era mai riuscito nemmeno a immaginare: la totale indipendenza manageriale. Taylor cura personalmente la sua comunicazione, l’estetica e il contenuto dei dischi, i videoclip, i social e persino i messaggi ai fan. E dall’alto di questa posizione negozia con le major e le piattaforme streaming. A chiudere il cerchio, decide come e dove la sua musica può essere usata e riceve direttamente i guadagni. In altre parole, non ha reinventato la musica, ma di sicuro ha reinventato il modo di stare nell’industria musicale. Non è poco…

Autore
Panorama

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