Taxi volanti, Trump lancia la corsa al cielo del futuro

  • Postato il 29 luglio 2025
  • Di Panorama
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Passata un po’ sotto silenzio a causa delle tensioni internazionali e della guerra dei dazi, la firma di Donald Trump apposta alla metà di giugno su un ordine esecutivo rivoluzionario sta cambiando un intero settore. Si è trattato dell’atto per “liberare il dominio americano dei droni”, una serie di provvedimenti che hanno avuto un effetto moltiplicatore sul valore delle azioni dei produttori di velivoli cosiddetti “unmanned”. Compagnie come Archer Aviation ha guadagnato l’8% in poche ore; Joby Aviation è balzata del 10% mentre la società spaziale Rocket Lab è arrivata a segnare +11%.

In concreto l’ordine esecutivo istituisce un programma pilota per accelerare l’adozione della tecnologia di decollo e atterraggio verticale elettrico (eVtol), che queste aziende utilizzano rispettivamente per i taxi aerei commerciali e per i futuri mezzi aereimilitari.

Secondo una nota informativa della Casa Bianca, la politica mira a combattere la “concorrenza estera sleale che rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale”. I costruttori potranno ora intensificare i test di volo “oltre la linea di vista”, il che significa che i velivoli senza pilota potrebbero volare oltre una distanza in cui i supervisori – finora imposti per legge – possono vederli direttamente. Di fatto lo sviluppo della tecnologia di questi mezzi, impropriamente chiamati taxi volanti, ha dato origine a un nuovo termine: l’economia della bassa quota.

La scorsa settimana, Morgan Stanley ha stimato che tale settore potrebbe alla fine superare di gran lunga le dimensioni dell’attuale mercato automobilistico e ha indicato Tesla come una potenziale azienda da tenere d’occhio nel settore. Tesla non ha annunciato alcuna intenzione di sviluppare mezzi eVTOL, ma il suo CeoElon Musk ha discusso della necessità di creare una “economia dellabassa quota” autoctona negli Stati Uniti. 

Da questa parte dell’Oceano, in Europa, le cose vanno a rilento. Per arrivare a un impianto normativo strutturato ci sono voluti quasi 15 anni; si fanno diversi esperimenti ma ancora nessun mezzo eVtol è stato certificato dall’Autorità aeronautica Easa.

Quanto a dimostrazioni, ne sono state fatte diverse in ogni nazione dell’Ue, ma la promessa di veder volare un taxi volante in occasione delle Olimpiadi francesi dello scorso anno non è stata mantenuta e quella di vederli volare in occasione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina è stata rimandata a data da destinarsi con una decisa virata verso una ritrovata credibilità.

C’è poi la situazione italiana: quella dei taxi volanti non è certo una priorità per il primo attore globale dell’aviazione nostrana, ovvero Leonardo, né per il maggiore costruttore al mondo (per numeri) di velivoli per scuola e per trasporto leggero, la partenopea Tecnam, che saggiamente evita di buttarsi in percorsi rischiosi e ancora incerti soprattutto dal punto di vista normativo. Su questo piano Donald Trump ha avuto coraggio: osservando l’interesse dei militari per gli eVtol e il ritmo con il quale l’industria procedeva, ha deciso di permettere un’accelerata i cui risultati si vedranno entro breve tempo.

Infine, in corsa ci sono gli Emirati arabi, ai quali però si pensa per raccogliere denaro più che per costruire, e la Cina che ha già annunciato da tempo la certificazione da parte della sua autorità aeronautica (Caac) del primo eVtol, lo e-Hang, e il via del primo servizio commerciale tra due città. Che però una volta presentato è scomparso da qualsiasi mezzo di informazione e social network, alimentando i sospetti che i cinesi non fossero poi così pronti come dicevano di essere.

Autore
Panorama

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