Tassi cinesi, conseguenze globali. Quanto pesa la politica monetaria del Dragone

  • Postato il 26 dicembre 2025
  • Economia
  • Di Formiche
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La manovella dei tassi è sempre lì, pronta, a ricevere un nuovo giro. In Cina, la questione della politica monetaria, sta diventando una faccenda di Stato. E forse lo è anche per il resto del mondo, come dimostra uno studio pubblicato dalla Banca d’Italia. Secondo il quale una variazione inattesa della stance (postura, ndr) della politica monetaria cinese, incide “sulle condizioni finanziarie di quel Paese (la Cina, ndr) e sugli investimenti interni in infrastrutture ad alta intensità di materie prime”. Non solo. “A livello globale lo shock si trasmette ai corsi internazionali delle materie prime e, per quella via, alla crescita del prodotto e all’inflazione nelle altre principali economie”, spiega Via Nazionale.

Tradotto, guai a sottovalutare l’importanza e il peso della politica monetaria cinese. E c’è una differenza. Secondo Bankitalia, infatti, “l’impatto delle decisioni di politica monetaria in Cina è più lento rispetto a quello derivante da uno shock di politica monetaria negli Stati Uniti, suggerendo la presenza di un canale di trasmissione prevalentemente reale anziché finanziario”. Il messaggio insomma è questo. Qualunque decisione sui tassi in Cina, ha inevitabili ripercussioni sui mercati domestici e internazionali. Ma non alla stessa velocità di quelle prese dalla Federal Reserve, la Banca centrale americana.

A questo punto è lecito chiedersi, che cosa sta succedendo in Cina sui tassi? Pechino ha mantenuto invariati i tassi di riferimento sui prestiti a uno e cinque anni, rispettivamente al 3% e al 3,5%, per il settimo mese consecutivo, in linea con le attese del mercato. Una decisione che conferma l’approccio prudente da parte delle autorità monetarie mentre l’economia sembra avviata a raggiungere l’obiettivo di crescita fissato da Pechino per l’anno.

Insomma, il Dragone compra tempo, nell’attesa di capire se e come la sua economia carburerà. Essere pessimisti potrebbe voler dire essere anche realisti. I dati di novembre hanno mostrato un rallentamento: produzione industriale e vendite al dettaglio hanno perso slancio, mentre la crisi del settore immobiliare continua a pesare sulla fiducia di famiglie e imprese. Anche i nuovi prestiti bancari sono cresciuti meno del previsto, frenati dal calo della domanda di credito da parte delle famiglie.

Autore
Formiche

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