Tassare i giganti del web, la crociata per salvare i giornali si infrange nella burocrazia europea
- Postato il 1 dicembre 2024
- Politica
- Di Blitz
- 3 Visualizzazioni
Tassare i giganti del web: da un convegno in Senato emerge una invocazione al Governo, anzi ai Governi europei. La crociata solitaria di Maurizio Gasparri per trovare aiuti alla editoria italiana tradizionale si scontra con l’ignavia degli organismi continentali.
A Roma il top degli editori di giornali e tv si sono riuniti per parlare della crisi, a Bruxelles e Strasburgo remano contro.
Proprio giovedì la Commissione europea ha dichiarato di aver chiuso le indagini sugli aiuti di Stato relativi ai ruling fiscali concessi dal Lussemburgo e dai Paesi Bassi ad Amazon, Fiat e Starbucks. Nel 2015 e nel 2017, la Commissione ha riscontrato che il Lussemburgo aveva concesso vantaggi fiscali selettivi a Fiat e Amazon, e i Paesi Bassi a Starbucks, in violazione delle norme UE sugli aiuti di Stato.
Tassare Google & C. i giganti del web
Queste decisioni, tuttavia, sono state tutte annullate dai tribunali dell’UE, i cui giudici e gli avvocati generali sono nominati di comune accordo dai governi degli Stati membri, previa consultazione di un comitato che ha l’incarico di fornire un parere sull’adeguatezza dei potenziali candidati all’esercizio delle relative funzioni.
La Commissione ha dichiarato di aver quindi deciso di chiudere le indagini e ha confermato che alle società non sono stati concessi vantaggi fiscali selettivi contrari alle norme UE sugli aiuti di Stato.
La cronaca del convegno curata dalla agenzia di stampa Agi ha inizio con queste parole. Gli ‘Over the top’, cioè i giganti del web, devono competere nel mondo dell’informazione con le stesse regole valide per i media tradizionali. Per questo occorre una revisione delle norme, a partire dalla web tax. È emersa una piena sintonia di vedute al convegno ‘Editoria e media nell’era digitale. Riflessioni sul futuro a 20 anni dalla Legge Gasparri’ che si è svolto al Senato.
“Gli over the top pagano le tasse in Irlanda e rubano i contenuti. L’Europa non può consentire all’Irlanda di fare quello che gli pare. Questo è il problema: l’impunita’ fiscale”, ha affermato Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia e autore della legge sul sistema radiotelevisivo italiano approvata definitivamente dal Parlamento nel 2004.
Negli Usa sono attivi, in Europa silenzio
“Negli Usa si stanno ponendo il problema se spacchettare Google. Almeno in Europa si garantisca la parità fiscale”, ha proseguito l’esponente forzista citando l’AGI per la pubblicazione della notizia sull’indagine antitrust che la Federal Trade Commission degli Stati Uniti ha aperto su Microsoft per esaminare le sue pratiche in settori come il cloud computing e i prodotti di intelligenza artificiale.
Gasparri ha quindi sottolineato che “dobbiamo allargare il Sistema Integrato delle Comunicazioni e proteggere il diritto d’autore. Poi c’è la tutela dei minori. Bisogna forse rafforzare i poteri dell’Agcom”.
Con la legge del 2004, ha poi osservato, “abbiamo previsto e preceduto il futuro e tutti quelli che ci hanno criticato dovrebbero chiederci scusa. Venti anni dopo occorre cambiare alcune cose. Abbiamo molte sentenze della Corte Costituzionale secondo cui il Parlamento è editore del servizio pubblico. Renzi ha poi fatto una legge secondo cui l’ad è nominato dal governo, io penso che fosse più corretta la legge Gasparri. Se c’è una cosa da fare è ripotenziare il ruolo del Parlamento”.
Inoltre, “penso che si debba rimpinguare un po’ il fondo per i giornali”, ha aggiunto Gasparri rinnovando l’appello a istituire il fondo per l’editoria, “che c’è sempre stato”. “Parliamo di 130-140 milioni, in un paese che ha speso 120 miliardi per il superbonus”, ha continuato il senatore.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Alberto Barachini, ha da parte sua affermato che “occorre ripensare il sostegno all’editoria, i grandi devono aiutare chi oggi fa più fatica. Dobbiamo difendere le realtà nazionali. Serve il coinvolgimento di Agcom, dell’Antitrust, del Parlamento, perché siamo in un momento di svolta. L’integrità dell’informazione va difesa e i livelli occupazionali del giornalismo vanno difesi adesso”.
Nell’editoria, ha poi osservato, “a livello fiscale e di responsabilità editoriale non tutti giocano la stessa partita perché c’è concorrenza sleale fra soggetti che raccolgono le stesse risorse pubblicitarie ma che non hanno le stesse responsabilità. Allora partendo da qui è chiaro che occorre ripensare il sistema in un’ottica diversa. L’equilibrio delle risorse pubblicitarie e’ fondamentale. Se il tema e’ superare l’asimmetria tra i diversi soggetti, non possiamo non rivedere alcune norme, a partire dalla web tax”.
Poi c’è un tema di responsabilità, a volte non sappiamo neanche da chi proviene l’informazione sul web”, ha proseguito Barachini. “In questi due anni non siamo stati fermi. C’era chi diceva che i contributi diretti all’editoria dovevano sparire. Noi abbiamo bloccato questo processo. Servono, comunque, nuove risorse con nuovi criteri. Ci stiamo lavorando, come stiamo lavorando all’integrità dell’informazione”.
Al convegno è intervenuto anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.
“Gli ‘over the top'”, ha sottolineato anche lui, “hanno avuto via libera su tutto e non pagano le tasse. Se l’Europa è una cosa sola, non capisco perché loro possano fare quattrini in Italia e poi pagare le tasse in Irlanda. Non mi piace la disintermediazione. Un professionista deve intermediare, deve metterci la propria responsabilità e rispondere anche in tribunale. Noi abbiamo dei valori. I contenuti del nostro Paese, non solo dell’informazione, devono essere tutelati. Oggi, invece, ci sono fake news in maniera incontrollata.Possibile che noi per i minori abbiamo subito procedimenti di ogni tipo e gli over the top possano fare qualsiasi cosa? Bisogna mettere mano a questo con urgenza, professionalità e impegno”.
Poi è stato il turno di Urbano Cairo: “Noi abbiamo regole da rispettare in tutto e per tutto, dalla pubblicità alla trasparenza, mentre gli ‘Over the top’ possono fare più o meno quello che vogliono, hanno minori controlli rispetto ai contenuti, hanno anche vantaggi dal punto di vista dei costi, che sono molto bassi. C’è poi il tema dei diritti d’autore e poi la web tax per tassare questi Ott. In realtà, alla fine hanno tassato noi. Se poi questo cambierà benissimo…”.
Gli over the top, ha proseguito l’editore rivolgendosi ai parlamentari presenti, “sono potentissimi, sono realta’ sovranazionali con vantaggi pazzeschi, quindi voi che fate le leggi dovete cercare di fare in modo che siano equiparati a noi per la fiscalità. Dobbiamo intervenire in Europa da questo punto di vista, sull’uso dei dati, sul costo della Rete, sul tema dei contenuti presi che non vengono pagati. Altrimenti ci saranno 5/6 soggetti che domineranno il mondo dal punto di vista informativo e tutti gli altri andranno a casa”.
La questione del Canone
“Il problema non e’ il canone si’ o il canone no. Il problema è la certezza di risorse per il servizio pubblico all’interno di un contratto di servizio che prevede obblighi che gli altri broadcaster non hanno”, ha affermato l’amministratore delegato della Rai, Giampaolo Rossi, tornando sul tema al centro della cronaca politica. La Rai, ha osservato il manager, “ha anche obblighi di investimenti nella filiera. Il servizio pubblico ha una funzione di garanzia dell’intero sistema industriale del paese e per questo negli altri paesi e’ fortemente sostenuto. Se riuscissimo a ripensare tutto come sistema, ci renderemo conto che i media non sono solo competitor, ma uno strumento per la crescita del nostro paese”, ha proseguito Rossi sottolineando che “il canone garantisce anche il fondo per l’editoria”.
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un cambiamento radicale nel panorama editoriale. I contenuti digitali sono caratterizzati da una rapidità che porta con se’ sfide importanti, a cominciare dalla difficoltà di discernere tra contenuti di qualità e notizie false”, ha detto la forzista Licia Ronzulli, vicepresidente del Senato.
“Pensiamo alle fake news diffuse durante il periodo dei vaccini oppure diramate durante le elezioni, che possono influenzare il comportamento degli elettori. Anche l’urgenza di pubblicare a volte può compromettere la qualità del giornalismo, perché spesso la ricerca della ‘viralità’ prevale sulla verità. In questo contesto”, ha concluso Ronzulli, “editori e giornalisti sono chiamati a mantenere alti standard di qualità, di veridicità e anche di etica e di morale per garantire informazioni affidabili e ben documentate”.
L'articolo Tassare i giganti del web, la crociata per salvare i giornali si infrange nella burocrazia europea proviene da Blitz Quotidiano.