“Tanti lavoratori italiani vogliono tornare, senza rinunciare a stipendi buoni e serenità lavorativa. Noi li aiutiamo”

“Pietro torna” non è solo un’esortazione popolare, ma il nome di una startup che sogna, e prova a rendere possibile, il rientro dei cervelli in fuga. A fondarla sono stati Nicolò Marchetto e Paolo Citterio, due giovani italiani emigrati in Olanda, stanchi di vedere l’Italia perdere talenti e spinti dal desiderio di invertire la rotta. Attraverso una piattaforma digitale che aggrega offerte di lavoro “di qualità”, i due stanno costruendo un ponte per chi vuole rientrare senza rinunciare a un buon salario, benefit e serenità lavorativa. Una mappa delle opportunità italiane pensata per chi, dopo anni all’estero, non sa da dove ricominciare. “Come noi, ci sono tanti lavoratori italiani specializzati che vivono fuori da anni e non sanno come tornare – spiega Marchetto a ilfattoquotidiano.it –. Si fa fatica per due ragioni: condizioni di vita e lavoro. Con il nostro sito vogliamo fare in modo che gli imprenditori parlino con chi fugge per rendere più semplice il rimpatrio”.

Secondo gli ultimi dati Istat sono 156mila gli italiani emigrati all’estero nel 2024, in crescita del 36,5% rispetto al 2023, diretti soprattutto in Germania, Spagna e Regno Unito. Sono per lo più giovani tra i 18 e i 39 anni, nel 48,5% dei casi laureati che fanno carriera altrove. “Succede perché il mercato italiano del lavoro è bloccato, leggiamo ogni giorno di talenti che vorrebbero lavorare per il proprio Paese e di aziende che cercano di attrarre – spiegano Citterio e Marchetto –, solo adesso stiamo notando che anche in Italia esistono realtà imprenditoriali belle ma poco conosciute”. Fondata quattro mesi fa, la startup ha un servizio di career coaching, è stata raggiunta da 5mila persone su LinkedIn e ha ricevuto richieste da 400 lavoratori. “Cerchiamo di trovare aziende che facciano venire voglia di tornare o che addirittura portino persone straniere a valutare un impiego in Italia”, dice Marchetto. Il primo limite è lo stipendio, che secondo l’ultimo rapporto mondiale sui salari dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) è ancora più basso dell’8,7% rispetto ai valori del 2008 e che si unisce alla più ampia perdita del potere d’acquisto tra i Paesi europei.

Ma non è solo questo: “La casa, i benefit e un ambiente di lavoro sereno sono quello che più cercano gli italiani con la voglia di rientrare”. I profili presenti sulla piattaforma sono in prevalenza di ambito commerciale o tecnico, con offerte maggiori per ingegneri informatici o responsabili delle vendite. “Vediamo che il lavoro è tanto ma sono poche le richieste di qualità: noi vogliamo proporre lavori per cui valga la pena tornare, lavori belli in cui stare bene”, spiega Pietro Citterio. Originari rispettivamente di Padova e di Trento, Nicolò e Paolo si sono conosciuti cinque anni fa in una startup, poi scale up, di San Francisco con sede ad Amsterdam.

Laureato in Economia Nicolò, ingegnere gestionale Paolo, hanno conosciuto il mondo del lavoro quasi solamente all’estero. Paolo è partito per Berlino prima di finire la magistrale con un progetto Erasmus per giovani imprenditori: “Sono andato via per pochi mesi ma poi ho iniziato a lavorare in Germania e un anno e mezzo dopo mi sono trasferito in Olanda”. Nicolò ha vissuto un anno e mezzo in Scozia, poi cinque in Germania e sette in Olanda. “Abbiamo deciso di fondare questa startup perché ogni giorno sentiamo decine di storie come la nostra – spiega Marchetto –. Agli expat chiediamo spesso quanti soldi guadagnano e quanti ne vorrebbero per tornare a casa: tutti indicano un valore inferiore in cambio del rientro, sono disposti a guadagnare meno pur di poter godere del sole, di un lago, della famiglia”.

Ora l’obiettivo dei due imprenditori è rendere attrattiva la piattaforma e far sì che molte aziende accolgano il loro appello al rientro dei cervelli: “Quasi nessuno ha paura che non ci sia lavoro al rientro, ma tutti temono di ritrovarsi in un ambiente professionale inadatto, in cui non stiano bene, per questo stiamo lavorando sulle imprese da selezionare”, spiega Paolo. Al momento la selezione è artigianale, in parte attuata dai due fondatori, che valutano le singole offerte su LinkedIn in proporzione a benefit, ruoli, flessibilità e reputazione della società, in parte valutata sulla base di compagnie che puntano specificamente il target degli expat e sono disposte a sottoscrivere un abbonamento per avere una descrizione accurata del loro business. “Molti imprenditori sembrano aver capito che i professionisti oggi non rimangono nella stessa azienda per più di cinque-sette anni, che la chiave minima per avere dipendenti motivati è presentarsi in modo trasparente, disponibile, oltre che andare incontro alle esigenze economiche dei lavoratori”, dice Paolo. Al momento la startup è in piedi con le forze dei fondatori, ma i due si stanno muovendo per cercare investitori: “La sede attualmente è ad Amsterdam – dice Nicolò – ma speriamo che anche la nostra startup segua l’esempio di Pietro e torni indietro”.

Sei un italiano che ha deciso di andare all’estero per lavoro o per cercare una migliore qualità di vita? Se vuoi segnalaci la tua storia a fattocervelli@gmail.com

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Il Fatto Quotidiano