Tante delusioni, una conferma e poche speranze: la spedizione dei pugili italiani ai mondiali di Liverpool
- Postato il 15 settembre 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Con la sconfitta di sabato in semifinale di Sirine Charaabi, che le è valsa comunque una medaglia di bronzo, si è concluso per l’Italia un Mondiale di boxe non soddisfacente. A parte Charaabi, nessun altro italiano è riuscito a vincere due match. Delusione cocente per Diego Lenzi che, arrivato a Liverpool con l’obiettivo dell’oro, è uscito malamente ai quarti. Dopo la débâcle olimpica, otto mesi non sono bastati a Giovanni De Carolis e Clemente Russo per dare una svolta alla Nazionale. Los Angeles 2028 è ancora lontana, ma Paesi come l’Uzbekistan e il Kazakistan lo sono, come valore assoluto, ancora di più. Il Kazakistan ha vinto sette medaglie d’oro, sorpassando in extremis ieri sera l’Uzbekistan grazie al titolo conquistato dal supermassimi Oralbay. L’ex campione kazaco Gennady Golovkin è stato in questi giorni perennemente a bordo ring (per qualche ora accanto a Oleksandr Usyk), chissà se per creare una sorta di sudditanza psicologica nei confronti di arbitri e giudici o perché ha intenzione di diventare il presidente nel prossimo mandato della World Boxing, l’organizzazione, alla prima esperienza di un Mondiale, che traghetterà questo sport alle Olimpiadi di Los Angeles. Si era paventato il rischio che la boxe saltasse, ma è probabile che i Giochi negli Stati Uniti non sarebbero stati la stessa cosa senza questo sport.
Nel frattempo, complimenti a Charaabi, che anche in semifinale sabato ha disputato un buon match con l’americana Perez, nonostante la sconfitta 5-0. Nata in Tunisia, ma ormai campana d’adozione, Sirine si è trasferita con la famiglia a San Prisco (Caserta) a poco più di un anno. Grazie a un cugino, all’età di cinque anni, ha scoperto la boxe. Dal Maestro Perugino (una famiglia pugilistica niente male, il nipote Giuseppe è oggi un tecnico della Nazionale) è arrivata che era proprio una bambina. Adesso è un’atleta di valore mondiale. A Liverpool Charaabi (è con il Gruppo Sportivo Fiamme Oro) ha sconfitto la canadese Scarlett Delgado per 4-1 al primo turno, nella categoria 54 Kg. Ai quarti, c’è stato il suo dominio assoluto sulla turca Hatice Akbas, battuta per 5-0. Questo risultato le ha garantito la medaglia, perché per le regole del pugilato non si disputa la finalina per il terzo posto. Purtroppo, con l’americana non è andata bene e ha dovuto accontentarsi del bronzo. L’impressione da bordo ring è che non fosse così inferiore. Charaabi è forte, non è arrivata (quasi) in fondo per caso.
Lei è l’unica, tra uomini e donne, sbarcata a Liverpool già con una medaglia mondiale. Aveva conquistato l’argento due anni fa a Nuova Delhi, quando la competizione era ancora marchiata IBA, federazione che esiste ancora ma è stata messa fuori gioco dal Comitato Olimpico Internazionale e sostituita, in questo senso, dalla World Boxing. All’epoca, Charaabi aveva vinto una medaglia d’argento in un’edizione in cui Irma Testa, attualmente in pausa pugilistica, aveva vinto l’oro. Se il Mondiale dilettantistico ha un valore in sé, è anche una tappa di preparazione olimpica. Chaarabi deve focalizzarsi su Los Angeles. Avrà 29 anni e l’esperienza necessaria per puntare ad una medaglia, perché no, d’oro. Per quell’appuntamento, il direttore tecnico De Carolis dovrà continuare a lavorare duramente, come ha certamente fatto in questi mesi, periodo in cui ha dato anche una sorta di regolamento etico al gruppo, con la coraggiosa mancata convocazione della stella Abbes Mouhiidine. A Liverpool il gruppo azzurro si è dimostrato molto unito. Però c’è molto, molto da fare: la differenza con alcune Nazionali, soprattutto per gli uomini, è abissale.
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