Svolta nel cold case di Manuela Murgia: “Il Dna dell’ex fidanzato sarà confrontato con le tracce trovate sulla biancheria intima della ragazza”

  • Postato il 20 settembre 2025
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Per noi è un passo importantissimo ma non vogliamo accusare nessuno. C’è un indagato ma resta innocente fino a prova contraria”: così Gioele Murgia commenta a FQMagazine la notizia di oggi sulla svolta sull’omicidio irrisolto di sua sorella. Manuela fu ritrovata senza vita il 5 febbraio 1995 nel canyon della necropoli di Tuvixeddu, a Cagliari, in seguito a una segnalazione anonima alle forze dell’ordine.

La notizia

Come riportato oggi da L’unione Sarda, “il giudice per le indagini preliminari Giorgio Altieri ha autorizzato il prelievo del Dna all’ex fidanzato della giovane, Enrico Astero, oggi 54enne, indagato per omicidio volontario”. Il materiale genetico sarà comparato con i profili rinvenuti negli abiti della ragazza. Per questa ragione, il giudice ha fatto slittare la data dell’udienza d’incidente probatorio già fissata ai primi di ottobre. Delle 80 tracce trovate sui vestiti di Manuela, una ventina sarebbero quelle su cui si starebbero concentrando le attività di tipizzazione dei Ris per verificare se siano utili alle comparazioni. “Solo due – al momento – quelli già utilizzabili: un profilo genetico femminile (forse da contaminazione) e uno maschile (un pelo), che sarà subito confrontato col profilo dell’ex fidanzato” (fonte: Unione Sarda).

La reazione della famiglia

“Siamo contenti di come stanno lavorando i Ris, ce la stanno mettendo tutta. I nostri periti insieme al genetista Emiliano Giardina li stanno affiancando come consulenti di parte”, dice il fratello. “Speriamo di arrivare a una risposta rispetto alle 80 tracce trovate sulla biancheria intima di Manuela. Come tutti sanno, le nuove tecnologie di oggi in laboratorio consentono di analizzare tutto, soprattutto se parliamo di un caso così datato. Siamo fiduciosi, oggi sono possibili soluzioni inimmaginabili 30 anni fa. Per fortuna gli abiti sono stati conservati bene, non sono ammuffiti né deteriorati”.

Il ritrovamento degli abiti

Gli abiti di Manuela Murgia sono stati difatti ritrovati lo scorso marzo, quasi trent’anni dopo il suo omicidio. I vestiti che la ragazza indossava quel giorno, conservati nei locali dell’Istituto di Medicina Legale di Cagliari, hanno rivelato la presenza di tracce di Dna di sesso maschile su: reggiseno, slip, jeans e capotto.

L’archiviazione e la riapertura del caso

Trent’anni fa, la Procura di Cagliari aveva archiviato il caso come suicidio, ma i familiari di Manuela non hanno mai creduto a questa versione e si sono sempre battuti affinché si approfondisse ulteriormente, portando alla riapertura delle indagini. Nel 2024, la famiglia aveva presentato una prima richiesta ufficiale per la riapertura del caso, ma questa era stata respinta. Successivamente, gli avvocati Giulia Lai e Bachisio Mele hanno presentato una nuova istanza, supportata anche dalla consulenza del medico legale Roberto Demontis che ha ipotizzato che le lesioni di Manuela non fossero compatibili con un suicidio o una caduta accidentale.

Il delitto

Manuela era scomparsa il giorno prima del ritrovamento del suo corpo, dopo essere uscita di casa con l’intenzione di incontrare qualcuno. Era stata vista salire su un’auto e allontanarsi da casa, indossando pantaloni del pigiama sotto i jeans e lasciando sul tavolo della cucina un rossetto e un profumo, dettagli che hanno alimentato i dubbi sulla versione del suicidio.Tuttavia, come ha dichiarato di recente il giornalista Pino Rinaldi che con il suo lavoro investigativo ha contribuito alla riapertura del caso: “Già nel 1995 la Mobile di Cagliari percorse la strada dell’omicidio. C’erano elementi oggettivi che non potevano essere spiegati da un gesto volontario come il trascinamento del corpo sul luogo del ritrovamento e di oggetti della ragazza (un portamonete e una salvietta) a 150 metri dal corpo. Ma il medico che fece la prima perizia sul corpo nel 1995 stabilì che la ragazza si era tolta la vita: da lì vennero interrotte tutte le attività e il caso fu archiviato. Manuela venne descritta come una sorta di Cenerentola infelice di casa per rendere tutto più compatibile con il suicidio. Ma prima che si arrivasse a parlare di suicidio qualcosa era stata fatta dalla Polizia che raccolse testimonianze e ricostruì la sua giornata”.

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Il Fatto Quotidiano

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