Sulle tracce di Alberto Sordi: le location celebri dei suoi film romani

Quale attore romano è più iconico di Alberto Sordi? La risposta è di certo nessuno, e Roma è senza dubbio il suo scenario preferito. In occasione di quello che sarebbe stato il suo 105esimo compleanno, rendiamo omaggio a questo artista iconico ricordando cinque suoi film ambientati a Roma. Nato il 15 giugno 1920, Alberto Sordi ha segnando in maniera a dir poco indelebile il panorama cinematografico nostrano, ma anche internazionale. Legatissimo alla sua romanità e a quella tipica commedia che l’ha reso noto a tutti, l’attore godeva di un talento inimitabile supportato da una personalità carismatica.

Ambientate a Roma, le scene che andremo ad esplorare di seguito raccontano lo spirito e le trasformazioni della città nel dopoguerra e oltre. “Non volevo esibirmi davanti a un pubblico, io volevo rappresentare il pubblico. Volevo rappresentare gli italiani. Non è per caso che ho fatto questi film che andavano al passo con l’evoluzione del costume, accettavo solo quelli che rispecchiavano una realtà nel momento in cui si faceva il film. Dall’America mi facevano proposte incredibili, ma non ho mai accettato di fare un personaggio straniero, né lavorare con una storia che non apparteneva a quella dell’Italia.

1. Il Marchese del Grillo (1981)

“Io so’ io e voi non siete un…”. Questa celebre frase viene pronunciata proprio nel cuore di Roma, dal balcone del sontuoso palazzo del marchese Onofrio del Grillo (interpretato da Sordi), una figura romanzesca ispirata a una famiglia realmente esistita, che rivendica il proprio potere nobiliare con tono arrogante e irresistibilmente comico. Anche se molte scene furono girate in interni ricostruiti a Cinecittà, gli esterni furono ambientati in Via Giulia, Piazza Farnese e nel quartiere Regola, zone nobiliari della Roma papalina. Le strade acciottolate, le facciate barocche e le lanterne antiche restituiscono il sapore autentico di una Roma settecentesca, piena di contraddizioni tra aristocrazia e popolo e dunque perfetta per l’intento satirico del film.

Piazza Farnese
Fonte: iStock
Piazza Farnese

2. Un americano a Roma (1954)

“Maccarone, m’hai provocato… e io te distruggo!”. Nando Mericoni vive nel cuore di Trastevere, il quartiere più “romano” di Roma, popolare e pittoresco. La scena cult con il piatto di pasta è girata in un’abitazione tipica di questa zona che si affaccia su Via della Lungaretta, non lontano da Piazza San Cosimato, ancora oggi frequentatissima. La cucina dove si svolge lo scontro tra hamburger e maccheroni è una tipica stanza romana anni ’50, arredata con semplicità.

Il conflitto tra la romanità vera e i sogni americani di Nando esplode tra le mura di casa, ma è Roma a far da specchio al conflitto. In uno dei momenti più esilaranti del film, Nando Mericoni, giovane ossessionato dagli Stati Uniti, si ribella al cibo italiano per poi cedere, davanti a un piatto di maccheroni. La scena è diventata un simbolo della romanità genuina, autoironica, in contrasto con la modernità americana idealizzata da Nando.

3. Il Vigile (1960)

Otello Celletti (alias Alberto Sordi) è un vigile che pattuglia le strade del centro, e la sua vendetta morale avviene proprio nel cuore istituzionale della città. La scena in cui multa l’auto del sindaco è girata tra Piazza Venezia, con l’Altare della Patria alle spalle, e Via dei Fori Imperiali, che collega i Fori Romani al Colosseo. 
Il Campidoglio, sede del Comune di Roma, compare in altre scene, mentre i monumenti attorno danno al personaggio un’aura da “piccolo uomo contro il potere”, incorniciato dalla grandiosità eterna di Roma. La scena in questione è diventata, infatti, manifesto di giustizia e incrollabile critica collettiva. Roma, inoltre, è mostrata nella sua veste istituzionale ma anche nel caos quotidiano del traffico e delle contraddizioni sociali.

4. Il medico della mutua (1968)

Il dottor Tersilli percorre la città facendo visite a domicilio per accumulare pazienti e guadagni. Le riprese di questo film si muovono tra diversi quartieri medio-borghesi, soprattutto Prati, con i suoi eleganti palazzi primi ‘900, e Flaminio, allora in piena espansione urbanistica. Altre sequenze si svolgono tra San Giovanni e Appio Latino, dove si alternano appartamenti decorati in stile anni ’60 e strade con portoni affollati.

Roma qui è il volto della nuova classe media, con le sue ansie, ipocrisie e piccoli egoismi, che Sordi coglie con precisione chirurgica. Nella parte del dottor Guido Tersilli, Sordi percorre appunto la città per visitare i suoi pazienti, in un turbine di ipocrisie, malcostumi e ironie sulla sanità italiana. Il ritratto che ne esce fuori è autentico, come di consueto nel suo cinema, e parla di una Roma in espansione con le sue palazzine e l’umanità che le popola.

Alberto Sordi Roma
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Alberto Sordi sul set a Roma

5. I Vitelloni (1953)

Anche se ambientato ufficialmente in provincia, alcune scene con Sordi sono state girate a Roma, evocando il passaggio alla maturità in una città che diventa simbolica. In particolare, il suo personaggio (Moraldo) si muove tra l’Appia Antica, dove le rovine sembrano parlare del passato, il Circo Massimo, che appare in una suggestiva panoramica, e il Colosseo, visto da lontano. 
Questa Roma è diversa: silenziosa, eterna, quasi metafisica. È lo sfondo di una giovinezza che finisce, di sogni irrealizzati e di una realtà che incombe, sottolineata dalla monumentalità della città antica. Lo sguardo perso su Roma è ben presto veicolo, dunque, di quella malinconica disillusione che pare rapire i desideri giovanili facendoli svanire sotto gli occhi della città eterna.

Autore
SiViaggia.it

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