Sulla strada abbiamo un altro nome
- Postato il 19 novembre 2025
- Di Il Foglio
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Sulla strada abbiamo un altro nome
Felicemente tradotto da Iolanda Balzano e Alessandra Iadicicco, questo romanzo segna il debutto nella narrativa di Laura Cwiertnia, nata a Brema Nord nel 1987 da una famiglia armeno-tedesca. E proprio a Brema Nord Karla, la protagonista del racconto, ha imparato fin da bambina cosa significa sentirsi esclusi. E come lei se ne era reso perfettamente conto, in un collegio religioso di Gerusalemme, il padre Avi; così la nonna Maryam, che è emigrata in Germania per esercitarvi mille mestieri e la bisnonna Armine, che lo aveva vissuto sulla propria pelle in un orfanotrofio di Istanbul. Al centro della narrazione si trovano dunque le vicende di una famiglia armena i cui complessi itinerari vengono svelati al lettore a poco a poco come, gradualmente, giunge a conoscerli la giovane Karla. Sarà la morte della nonna e il ritrovamento di un biglietto – recante un nome di donna e quello della capitale armena – a indurre la ragazza a partire, insieme al padre, per andare alla scoperta di una terra a cui entrambi appartengono ma che nessuno dei due ha mai visto: un paese che appare loro povero e affascinante, complesso e fiero, aspro e generoso. Attraverso un viaggio, che costituisce anche un cammino interiore, viene ricostruita la storia rimossa, trascurata, dimenticata di una famiglia e di un popolo. L’autrice dà così voce ai silenzi e ai segreti di quattro generazioni nonché al ricordo del genocidio di cui si è reso colpevole l’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916. Scrive l’autrice a proposito della spaventosa sorte che venne riservata agli armeni: “Esproprio, campi di concentramento, massacro, marce della morte. Violentati, picchiati, squarciati, fucilati, assetati, abbandonati. Soldati turchi, alleati tedeschi”. Un genocidio al quale si sarebbe poi aggiunto il pogrom del 1955: una strage di cui sarebbero state vittime le comunità armene malgrado gli sforzi profusi a nascondere la propria cultura e identità. Questo il significato del titolo che è stato dato al romanzo.
Grazie alla scorrevolezza e all’essenzialità della prosa, al plurilinguismo, alla stratificazione del lessico, alla rapidità del ritmo, alla capacità di variare i registri espressivi, Laura Cwertnia ci regala pagine davvero riuscite che appaiono inoltre permeate da un sottile senso dell’umorismo. Il tono colloquiale provvede infine a conferire una notevole icasticità ai tanti avvenimenti raccontati, mentre le diverse vicende vengono esposte attraverso brevi capitoli, ognuno dei quali porta il nome di un personaggio: il che consente al lettore di individuare immediatamente il periodo storico al quale ci si sta riferendo. Ci troviamo di fronte a un romanzo pregevole e meritevole di attenzione.
Laura Cwiertnia
Sulla strada abbiamo un altro nome
mar dei sargassi, 217 pp., 18 euro