Sul ring in sedia a rotelle: “All’inizio nessuno ci credeva, a me ha salvato la vita”. La storia di Simone Dessì, colui che ha portato la Para Boxe in Italia

  • Postato il 19 aprile 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Dopo la conquista del titolo nazionale, Simone Dessì volerà quest’estate a giocarsi il titolo mondiale WABS in Inghilterra, dove la para boxe è organizzata da più tempo. È stato proprio Dessì, oggi Ambassador della FPI, a dare una spinta decisiva a questo sport in Italia. In sedie a rotelle dopo un grave incidente, Simone si è trovato nel 2020, durante il Covid, in una situazione psicologica delicata, che ha saputo affrontare proprio grazie allo sport. Si è messo a studiare su You Tube i suoi pugili preferiti, tra cui Alessio Lorusso che poi è diventato suo grande amico. Ha imparato così da solo a mettersi in guardia, a portare un montante, a tirare un diretto o un jab, ha capito cosa sia un gancio fatto bene. Poi si è recato nella palestra della Boxe Alessandria, dove ha trovato un maestro come Eugenio Dragone con cui il feeling si è creato subito e insieme hanno in pratica dato origine alla Para Boxe in Italia, organizzando alcuni match in giro per il Paese. Successivamente la Federazione Pugilistica Italiana ha messo la Para Boxe sotto la propria egida, dandogli dunque un aspetto ufficiale.

“La Para Boxe non è ancora uno sport paraolimpico – racconta Dessì a ilfattoquotidiano.it – ma stiamo lavorando anche in Italia perché lo diventi. A me la Para Boxe ha salvato la vita, ero davvero in momento nero, ma alla sera quando la praticavo mi sentivo bene. Ero stanco ma soddisfatto, ricevevo un’energia che pensavo di avere perso. All’inizio nessuno credeva in questa attività, poi piano piano siamo riusciti ad emergere, ma molto c’è ancora da fare. In Italia oggi siamo una decina di atleti, attivi qualcuno in meno. Dobbiamo ancora lavorare molto per arrivare ai livelli dell’Inghilterra, dove gli incontri vengono organizzati con atleti dello stesso peso, con la stessa tipologia di lesione spinale, su carrozzine identiche consegnate ai due pugili prima del match”.

Per il Mondiale la lunghezza degli incontri è diversa. Nel Regno Unito i round saranno cinque, due minuti ciascuno con sessanta secondi di riposo all’angolo tra un assalto e l’altro. Mentre in Italia Dessì è abituato a tre round da due minuti. Quali sono invece le differenze tecniche tra la Para Boxe e il pugilato? “I colpi nella Para Boxe non partano dai piedi – spiega il 37enne alessandrino – non esiste ovviamente il footwork, che nella boxe è un aspetto fondamentale, però tecnicamente i colpi vengono portati esattamente allo stesso modo. Non c’è il ko e vince ai punti chi sa fare meglio questi gesti tecnici“.

Oggi Dessì va in palestra, oltre che per allenarsi tutti i giorni, anche per dare un aiuto al suo Maestro a seguire i bambini che stanno iniziando a praticare il pugilato. “Con Eugenio c’è un rapporto speciale. L’altro giorno in un incontro in Veneto si è fatto centinaia di chilometri in poche ore solo per essere all’angolo per quei pochi minuti di un match, che non era valevole per un titolo. Spesso ci mettiamo in strada, a volte lo faccio anche da solo con la mia auto, per andare a bordo ring a vedere le riunioni di boxe, perchè rimaniamo entrambi dei grandi appassionati di questo sport”. Dopo il Mondiale l’obiettivo per Dessì è quello di andare ai Giochi Paralimpici e “vincere la medaglia d’oro“.

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