Sudan, la più grande emergenza umanitaria dimenticata
- Postato il 17 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Sudan, la più grande emergenza umanitaria dimenticata
Una catastrofe quella del Sudan, la più grande emergenza umanitaria fuori dai riflettori: 50mila vittime, 12 milioni di sfollati, 26 milioni di persone alla fame
Un sudanese su cinque è costretto a fuggire, uno su due non sa se e cosa mangerà domani e di cure sanitarie manco a parlarne: l’80 per cento delle strutture è fuori uso. Tre flash di Marco Bertotto, direttore dei programmi di Medici Senza Frontiere (Msf), nel corso della conferenza stampa organizzata alla Camera su iniziativa del deputato Paolo Ciani, accendono i riflettori sul conflitto armato in Sudan.
Testimonianze dirette, numeri, statistiche ricostruiscono lo scenario di guerra. Ma dall’incontro della settimana scorsa, al quale hanno partecipato anche il missionario comboniano Antonio Soffientini, Paolo Impagliazzo, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio, Brando Ricci, redattore di Nigrizia, l’europarlamentare Marco Traquinio, collegato da Bruxelles, e Padre Jorge Naranjo, direttore del Comboni College of Science and Technology in collegamento da Port Sudan, e altre associazioni non governative, sono venute fuori proposte concrete volte a favorire una soluzione del conflitto iniziato nell’aprile del 2023.
Una guerra che vede contrapporsi le unità dell’esercito regolare fedeli al generale Al-Burhan e i paramilitari delle Forze di supporto rapido al comando di un altro generale, Mohamed Hamdan Dagalo. Nel mezzo, circa 150mila vittime, 12 milioni di sfollati, 3,5 milioni di rifugiati nei paesi limitrofi e una crisi alimentare generalizzata che colpisce oltre 26 milioni di persone. Cifre che fanno della crisi sudanese la più grave emergenza umanitaria oggi presente al mondo.
“In Sudan è in corso una catastrofe umanitaria – ha spiegato Paolo Impagliazzo, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio – Chiediamo al governo italiano, visto l’impegno verso l’Africa messo in campo attraverso il Piano Mattei, uno sforzo per la ripresa dei negoziati per porre fine al conflitto, garantire l’accesso della popolazione agli aiuti umanitari e continuare l’accoglienza di famiglie vulnerabili in fuga dalla guerra attraverso i corridoi umanitari”.
Come in ogni guerra, sono i civili a pagare il prezzo più alto. “Almeno 10 milioni di bambini non vanno a scuola”, fa sapere Padre Jorge. Disastroso, poi, il capitolo sanitario, con l’80% delle strutture “in stato di non funzionamento”, come ha ricordato Bertotto, aggravato anche dall’epidemia di colera scoppiata nello stato sudanese del Nilo Bianco a febbraio scorso, che ha causato finora il ricovero di oltre 2.700 persone e la morte di un centinaio di pazienti presso il centro medico supportato da Medici Senza Frontiere.
Ma c’è di più. Nell’inferno chiamato Sudan, secondo l’Unicef, nel 2024 sono stati accertati 221 casi di stupri da parte di uomini armati ai danni dei bambini, compresi i neonati di un anno. Un bollettino “che dovrebbe sconvolgere chiunque e costringere ad agire immediatamente”, ha scritto in una nota, nelle settimane scorse, la direttrice generale Catherine Russell, stigmatizzando come la violenza sessuale venga usata come tattica di guerra.
Tra le strategie di guerra sembrano finiti anche gli aiuti alimentari, o, per meglio dire, i mancati aiuti. “I comitati di mutuo soccorso nei quartieri di Khartoum rischiano di essere una delle vittime dei tagli all’assistenza estera decisa dagli Stati Uniti”, ha rimarcato il giornalista della rivista Nigrizia, Brando Ricci. Alla base della sua riflessione i dati sugli aiuti giunti nel Paese dell’Africa nel 2024. “Gli Stati Uniti hanno coperto il 44 per cento della somma totale di un miliardo e 800 milioni di euro stanziato nel corso dell’anno – ha calcolato Ricci – E i comitati di mutuo soccorso, noti come Emergency Response Rooms, erano esposti con il budget americano per circa il 75 per cento”. L’amministrazione del nuovo presidente americano, Donald Trump, teme Ricci, non sarà così generosa.
E le sue paure sono tristemente confortate dall’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Onu. Le Nazioni Unite hanno avvertito di un “drammatico calo” dei finanziamenti internazionali per il Sudan. “Tagli improvvisi ai finanziamenti da parte dei principali donatori governativi rappresentano un colpo catastrofico per l’assistenza umanitaria in Sudan, dove è in corso una delle crisi umanitarie più letali dei nostri tempi”, si legge in un comunicato dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha).
Tagli che arrivano in un momento in cui le necessità nel Paese sono ai massimi storici: oltre la metà della popolazione soffre la fame e il rischio di carestia è in crescita. Secondo l’Ocha, quest’anno sarebbero necessari 4,2 miliardi di dollari per gli aiuti umanitari, ma finora è stato ricevuto solo il 6,3% dei fondi richiesti. Senza finanziamenti urgenti, la carestia rischia di diffondersi nei prossimi mesi, ha avvertito l’Onu, paventando la fine degli aiuti salvavita per milioni di donne, bambini e “gruppi vulnerabili in tutto il Paese”.
Per Msf, “c’è un drammatico fallimento della comunità internazionale nella strategia di erogazione degli aiuti. Ma l’assistenza umanitaria è un cerotto che si mette per ridurre la sofferenza, non la risposta”, ha concluso Bertotto.
E in un mondo “che stiamo inzeppando di armi”, come ha detto l’europarlamentare Tarquinio, la risposta deve essere politica. Dall’incontro a Montecitorio, ricomponendo il puzzle dell’emergenza in Sudan, è venuto fuori un appello condiviso che include quattro proposte concrete sulle quali si chiede l’impegno del governo italiano. Palazzo Chigi è chiamato a promuovere un’iniziativa per il raggiungimento di un cessate il fuoco, con l’avvio di negoziati di pace a livello internazionale, e ad agevolare, attraverso corridoi umanitari, l’invio di urgenti aiuti alimentari indispensabili per garantire la sopravvivenza di migliaia di persone in condizioni ormai disperate. E ancora, un richiamo all’embargo sull’esportazione e la vendita di armi ai contendenti sulla base delle decisioni assunte al riguardo a livello europeo e al rispetto del diritto d’asilo di migranti e rifugiati dal Sudan.
Il Quotidiano del Sud.
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