Su Taiwan le Filippine prendono (di nuovo) posizione contro la Cina
- Postato il 11 agosto 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. ha dichiarato che il suo Paese inevitabilmente sarà coinvolto “contro la sua volontà” in una guerra per Taiwan, a causa della sua vicinanza e della presenza di un gran numero di lavoratori filippini nell’isola autonoma.
I rapporti tra Cina e Filippine si sono gravemente deteriorati dopo che Marcos, insediatosi a metà 2022, e la sua amministrazione sono diventati tra i critici più decisi in Asia delle crescenti azioni aggressive della Cina nel Mar Cinese Meridionale. L’amministrazione Marcos ha rafforzato gli accordi di alleanza con gli Stati Uniti e ha iniziato ad allargare le alleanze di sicurezza con altri Paesi occidentali e asiatici come Giappone, Australia, India e alcuni stati membri dell’Ue, per potenziare la deterrenza contro l’aggressività di Pechino.
Lo scorso aprile, Stati Uniti e Filippine avevano dato avvio all’edizione 2025 delle esercitazioni annuali note con il nome di Balikatan (termine tagalog che significa “spalla a spalla”). Nell’edizione del 2025 le due forze armate hanno eseguito il primo vero “test di battaglia completo”, simulando scenari realistici di guerra ad alta intensità nelle aree più critiche della regione dell’Indo-Pacifico, dallo Stretto di Luzon fino al Mar Cinese Meridionale, passando per le isole vicine a Taiwan. Le manovre dell’edizione 2025 hanno rappresentato una svolta rispetto al passato, poiché vedono per la prima volta l’esecuzione di varie tattiche in un contesto congiunto (difesa insulare, attacchi missilistici da terra verso unità navali nemiche e operazioni integrate su più fronti) proiettando l’immagine concreta di una cooperazione bilaterale sempre più stretta.
La Cina ha protestato la settimana scorsa accusando Marcos di interferire negli affari interni cinesi e di violare la sua politica di “una sola Cina” quando ha dichiarato durante una visita in India che non c’è modo che le Filippine possano rimanere fuori da una possibile guerra per Taiwan, vista la vicinanza geografica e la presenza di circa 200.000 lavoratori filippini sull’isola autonoma. A precedere la visita di Marcos in India, le esercitazioni congiunte navali e veliche tra i due Paesi nel Mar Cinese Meridionale avevano già causato la dura reazione di Pechino. “La Cina non vacilla nella sua volontà di difendere la propria sovranità e prenderà contromisure”, aveva commentato il colonnello Zhang Xiaogang, portavoce del ministero della Difesa cinese.
La Cina considera Taiwan un proprio territorio e ha ripetutamente minacciato di annetterla, anche con la forza se necessario. Il ministero degli Esteri cinese ha quindi dichiarato che la “posizione geografica” e “l’alto numero di filippini a Taiwan” non devono essere usati come pretesti per interferire negli affari interni e sovrani di altri Paesi, esortando Manila “a rispettare seriamente il principio di ‘una sola Cina’” e ad “astenersi dal giocare col fuoco su questioni che riguardano gli interessi fondamentali della Cina”.
Interpellato sulle proteste cinesi, Marcos ha detto di essere perplesso e di non capire le preoccupazioni di Pechino. “Stavo solo esponendo dei fatti. Non vogliamo andare in guerra, ma penso che se ci sarà una guerra per Taiwan, ne saremo coinvolti, che ci piaccia o no”, ha detto Marcos. “Saremo trascinati in quel caos. Spero che non accada, ma se dovesse succedere, dobbiamo già pianificare”.