Studio Confartigianato, con le guerre in corso a rischio il 10% dell’export italiano
- Postato il 21 giugno 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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“I conflitti in Medio Oriente, tra Russia e Ucraina e le tensioni tra India e Pakistan mettono a rischio 61,4 miliardi di esportazioni italiane (su un valore complessivo di circa 620 miliardi, ndr) e il 40,7% del nostro import energetico”. Sono le stime di Confartigianato che ha calcolato i rischi delle crisi geopolitiche internazionali evidenziando che le vendite di prodotti made in Italy verso 25 paesi coinvolti in guerre o in aree a rischio assorbono poco meno del 10% delle nostre esportazioni.
L’Italia, inoltre, dipende per il 40,7% dell’import di energia da 17 dei 25 paesi coinvolti in crisi o in aree a rischio, per un valore di 27,6 miliardi. Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, avverte quindi che: “Creare stabilità”, è “indispensabile per la tenuta del made in Italy”.
“Nel dettaglio le esportazioni ammontano a 27,1 miliardi in Medio Oriente, a 21,9 miliardi nei tre paesi confinanti di Egitto, Libia a Turchia, 6,6 miliardi tra Russia, Ucraina e Bielorussia e 5,8 miliardi in India e Pakistan”, si legge nell’indagine che sottolinea come “un terzo dell’export in questi mercati – pari a 20,3 miliardi – è generato da comparti a forte presenza di micro e piccole imprese, come moda, gioielleria, occhialeria, alimentari, mobili e prodotti in metallo”.
I dati più recenti (gennaio-marzo 2025) “mostrano un rallentamento generale dell’export verso queste aree (-0,6%), con flessioni marcate nei paesi confinanti con l’area mediorientale: Egitto, Libia e Turchia segnano un -14,7%, mentre Russia, Ucraina e Bielorussia registrano un calo del 10,4%. In controtendenza solo il Medio Oriente (+13,7%) e l’area India-Pakistan (+6%). Nel primo trimestre 2025, si confermano mercati trainanti gli Emirati Arabi Uniti (+21,5%), il Kuwait (+154,2%) e l’Arabia Saudita (+10,1%). Soffrono invece pesantemente la Turchia (-17,8%), la Libia (-5,5%) e la Russia (-17,1%). Anche il Qatar, pur cruciale per le forniture di gas naturale liquefatto (GNL), segna un forte calo dell’export italiano (-18,3%)”.
Quanto alle ricadute sugli approvvigionamenti energetici “preoccupano i possibili blocchi nello Stretto di Hormuz” da cui transita il 30% del petrolio trasportato via mare nel mondo. Confartigianato sottolinea che nel 2025 l’Italia ha importato attraverso questo canale merci energetiche per 9,6 miliardi di euro, pari al 14,2% del totale, con una forte esposizione a fornitori come Arabia Saudita (3,5 miliardi di euro tra petrolio greggio e raffinato), Iraq (2 miliardi), Emirati Arabi Uniti (0,7 miliardi), Kuwait (0,6 miliardi) e Qatar (2,5 miliardi di Gnl)”
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