Studente brutalizzato per 50 euro in zona corso Como a Milano: rimarrà invalido. Cinque arresti. L’intercettazione: “Spero muoia”
- Postato il 18 novembre 2025
- Cronaca Nera
- Di Il Fatto Quotidiano
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Brutalizzato per 50 euro da cinque rapinatori che, dopo aver infierito sulla vittima quando era ancora a terra, si sono augurati anche la sua morte. L’aggressione è avvenuta a Milano, nella turbolenta corso Como. È tutto avvenuto il 12 ottobre. Uno studente della Bocconi di 22 anni è in via Rosales, a pochi passi dalla stazione di Porta Garibaldi, quando incontra un gruppo di cinque ragazzi (alcuni della sua età, altri minorenni). I giovani lo fermano, lo deridono, lo picchiano e gli rapinano 50 euro che il ragazzo tenta invano di recuperare. Lui non li conosce, li insegue per farseli restituire e viene accoltellato più volte. Calci e pugni anche mentre è a terra.
In ospedale i medici rilevano che i fendenti, al gluteo, al torace ed alla schiena, sono profondi e soprattutto hanno causato la lesione di un’arteria, il perforamento di un polmone e intaccato il midollo osseo. Il ragazzo arriva in ospedale in fin di vita e nella migliore delle ipotesi perderà l’utilizzo di una gamba. “Ho solo alcuni flash” dice dopo aver saputo dell’aggressione dal personale ospedaliero e dalla famiglia. Non ricorda nulla.
Le indagini, scattate immediatamente, hanno portato all’arresto dei membri del branco per omicidio pluriaggravato. Gli agenti hanno perquisito le loro abitazioni e ritrovato gli indumenti, il coltello ed i cellulari usati nell’aggressione. All’identificazione del gruppo si è arrivati anche grazie alle testimonianze di due ragazze presenti in strada in quel momento, che hanno descritto l’abbigliamento (giacca bianca con cinque bottoni e due tastoni, scarpe Dior) ritrovato poi nella casa del responsabile dell’accoltellamento. I tre diciassettenni sono stati portati al carcere minorile Beccaria, i due diciottenni a San Vittore.
Se il responsabile dell’aggressione sembra aver compreso bene il suo futuro, il “palo” dell’aggressione, un altro 18enne, si mostra invece tranquillo e trascura le proprie responsabilità. Ma che i giovani non abbiano compreso la gravità del fatto commesso i segnali ci sono già. Le trascrizioni delle intercettazioni captate prima dell’interrogatorio, delineano un quadro umano complesso. Gli indagati sperano che la vittima “muoia“, discutono se andare a trovare il ragazzo in ospedale perché “magari quel co****e è ancora in coma” e si mettono d’accordo, tra una battuta e l’altra, sulla versione di comodo da raccontare. “Non so se si vede il video dove lo scanniamo“, dice uno degli arrestati.
Uno di loro sottolinea la volontà di pubblicare il verbale di perquisizione sui social per vantarsi. Alla luce delle intercettazioni (in sala d’attesa del Commissariato) la giudice per le indagini preliminari di Milano, Sofia Caruso, ha riconosciuto la correttezza delle aggravanti della minorata difesa per “aver agito all’interno di un porticato” nascosto approfittando dell’isolamento del giovane, quella della partecipazione di cinque persone (e che ci siano tre minori è un’altra aggravante) per commettere il reato di rapina, ha riconosciuto il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. “Io sono fottuto” dice A.C., 18enne residente a Monza e responsabile delle tante coltellate inferte.
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