Stragi del 7 ottobre, la Commissione Turgeman: “L’ex capo dell’Idf Halevi ordinò di non indagare sul livello politico”

  • Postato il 11 novembre 2025
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Gran parte delle indagini condotte dalle Israel Defense Forces su ciò che non funzionò nel sistema di sicurezza prima e durante le stragi messe a segno da Hamas il 7 ottobre 2023 sono inadeguate. Lo ha stabilito l’atteso rapporto della commissione guidata dal generale Sami Turgeman, incaricata di valutare quelle inchieste. Nelle conclusioni diffuse ieri da Galei Tzahal, la radio dell’esercito, emerge anche una direttiva impartita dal precedente capo di Stato Maggiore, Herzi Halevi, che aveva coordinato le investigazioni, alle strutture incaricate di indagare: “Investigate solo all’interno dell’Idf. Non dite una parola sul livello politico”. L’indicazione getta inevitabilmente ombre sul modo in cui le indagini sono state condotte.

Secondo la commissione, nominata dall’attuale capo dell’esercito Eyal Zamir e composta da ex ufficiali in pensione, non si sono verificate falsificazioni o insabbiature dei fatti, ma esistono lacune significative in alcuni resoconti che lo stesso comitato ha classificato come “rossi” perché non approfonditi a sufficienza, incompleti o di qualità inadeguata. Tra i documenti segnalati come critici, ha riferito Galei Tzahal, vi è il rapporto “Strategia e concezioni”, che non ha esaminato questioni strategiche essenziali relative alla Striscia di Gaza. Per il gruppo di Turgeman, questo vuoto deriva direttamente dalla direttiva di Halevi, volta a limitare l’indagine al solo ambito militare. La decisione ha quindi vincolato il team investigativo a non approfondire la preparazione strategica complessiva dell’Idf in relazione alla politica nazionale e alle decisioni del governo di Benjamin Netanyahu. Un’altra lacuna riguarda il rapporto prodotto dal Comando Sud riguardo il quale le indagini si sono concentrate solo sui tre mesi di mandato dell’allora comandante Yaron Finkelman, escludendo i predecessori Eliezer Toledano, Halevi, Zamir e lo stesso Turgeman, che aveva guidato il comando in passato. Questo modus operandi ha lasciato fuori dall’analisi anni di piani operativi, valutazioni difensive e allocazioni di risorse critiche.

Le implicazioni politiche del rapporto potrebbero essere notevoli. La direttiva di Halevi ha di fatto escluso dal campo d’indagine il governo e le decisioni politiche. Un fatto che potrebbe alimentare la richiesta di una commissione statale indipendente, che abbia i poteri per esaminare anche le responsabilità dell’esecutivo. La questione è stata affrontata nel pomeriggio alla Knesset. Durante il dibattito Netanyahu ha dichiarato che “un’enorme maggioranza della popolazione non crede in una commissione d’inchiesta”. Parole dinanzi alle quali le famiglie delle vittime riunite nel “Consiglio di Ottobre” hanno gridato “vergogna” dalle tribune. Poco prima il Comitato aveva annunciato una manifestazione sabato sera a Tel Aviv per chiedere l’istituzione immediata della commissione. Avigdor Lieberman, leader di Israel Beitenu, ha accusato il premier di essere “il principale responsabile del massacro del 7 ottobre” e di aver favorito il trasferimento di fondi del Qatar a Hamas.

Dal 2012, secondo diverse inchieste giornalistiche e rapporti ufficiali, nella Striscia di Gaza sarebbero finite con l’approvazione di Israele centinaia di milioni di dollari da provenienti da Doha. A partire dal 2018, poi, sarebbero stati registrati versamenti in contanti “in valigette” approvati dal governo Netanyahu, in coordinamento con l’ambasciatore qatariota Mohammad al‑Emadi e un imprenditore israeliano, Shlomi Fogel, considerato “molto vicino” al primo ministro. Alcune inchieste, come quelle realizzate da +972 Magazine, affermano che questi fondi – ufficialmente destinati a salari, carburante e assistenza civile – sarebbero stati in parte reindirizzati all’ala militare di Hamas. Il governo ha negato più volte negato di aver avuto responsabilità nel trasferimento dei fondi, affermando che “nessun funzionario israeliano è stato direttamente coinvolto”.

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Il Fatto Quotidiano

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