Strage a Islamabad, il Pakistan schiera l’esercito lungo il confine afghano

  • Postato il 11 novembre 2025
  • Di Panorama
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Un’esplosione devastante ha sconvolto questa mattina Islamabad capitale del Pakistan. Dodici persone sono rimaste uccise e altre ventitré ferite in un attentato suicida avvenuto all’esterno di un tribunale distrettuale, secondo quanto riferito da Geo Tv. L’attacco è avvenuto poco dopo mezzogiorno, quando un uomo imbottito di esplosivo ha cercato di forzare i controlli d’ingresso. Fermato dalle guardie, ha azionato il detonatore accanto a un veicolo della polizia, scatenando una potente deflagrazione che ha sventrato le auto circostanti e provocato il panico nel quartiere.

Il ministro dell’Interno Mohsin Naqvi, accorso sul posto, ha confermato che si è trattato di un attentato suicida: «Quando ha capito che non poteva entrare nel palazzo di giustizia, si è diretto verso un mezzo delle forze di sicurezza e si è fatto esplodere», ha dichiarato ai giornalisti. Gli artificieri hanno ritrovato la testa dell’attentatore a pochi metri dall’epicentro dell’esplosione, mentre le squadre di soccorso trasferivano le vittime negli ospedali della capitale. Secondo fonti investigative, l’attacco potrebbe essere stato organizzato da Fitna al-Khawarij, una cellula radicale di ispirazione kharigita con ramificazioni in diverse province pakistane, e potenzialmente sostenuta da reti legate ai talebani afghani o da gruppi filonazionalisti indiani.

L’attentato segna un nuovo capitolo nella spirale di violenza che sta travolgendo il Paese. Da quando i talebani hanno riconquistato Kabul nel 2021, il Pakistan affronta una recrudescenza del terrorismo interno. Islamabad accusa i governanti afghani di offrire rifugio al Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP), il movimento che da anni colpisce basi militari, stazioni di polizia e civili nelle regioni di Khyber Pakhtunkhwa (KP) e Belucistan, le aree di confine più esposte e instabili.Nei soli primi otto mesi del 2025, nel KP si sono verificati oltre seicento attacchi, con almeno 138 civili e 79 agenti uccisi. La risposta di Islamabad non si è fatta attendere: il governo ha ordinato il dispiegamento di truppe e mezzi pesanti verso la frontiera afghana, in quello che appare come un massiccio rafforzamento difensivo. Blindati, artiglieria e droni da sorveglianza sono stati inviati nelle zone tribali del Waziristan e nelle aree montane di Kurram, per intercettare eventuali movimenti di miliziani oltre confine.

Le tensioni tra i due Paesi non sono nuove. Nell’ottobre scorso, dopo una serie di sconfinamenti, l’esercito pakistano aveva lanciato una vasta operazione di rappresaglia contro postazioni talebane, bombardando obiettivi nelle province di Kandahar e Kabul. L’offensiva, che provocò oltre 200 morti tra miliziani e loro alleati e 23 vittime tra i soldati pakistani, si concluse solo dopo la mediazione di Kabul e l’annuncio di un cessate il fuoco temporaneo.

Dietro la nuova ondata di attentati, però, non ci sono soltanto i talebani. L’Isis-Khorasan (ISKP), la branca locale dello Stato Islamico, ha rafforzato la propria presenza in Afghanistan, approfittando del vuoto di potere e della complicità di reti criminali regionali. In pochi anni il gruppo è passato da forza clandestina a organizzazione transnazionale, responsabile di massacri in Iran, Russia e Afghanistan stesso, oltre che di numerosi tentativi di attentati in Asia meridionale. L’ISKP è oggi considerato una delle principali minacce emergenti per la sicurezza mondiale: recluta combattenti attraverso i social, finanzia le proprie attività con criptovalute e riceve rifornimenti tramite droni e canali di contrabbando.

L’attacco di Islamabad arriva inoltre a ridosso dell’esplosione avvenuta la scorsa notte a New Delhi, nei pressi del Forte Rosso, che ha causato vittime e ingenti danni. Le autorità indiane hanno collegato l’attentato a una cellula dell’Isis-K: tre sospetti arrestati nello Stato del Gujarat avrebbero pianificato un attacco con ricina, un potente veleno biologico, ricevendo armi e istruzioni da operatori all’estero.

Il moltiplicarsi di episodi di violenza in Pakistan e India indica una radicalizzazione transfrontaliera sempre più difficile da contenere. Le montagne afghane e le aree desertiche del Belucistan sono tornate a essere crocevia di traffici e rifugio per combattenti jihadisti, replicando scenari già visti negli anni Duemila. Secondo diversi analisti, l’attuale governo talebano non solo non riesce a controllare il proprio territorio, ma in molti casi chiude un occhio sull’attività di gruppi affiliati, purché non minaccino direttamente il potere di Kabul. Il risultato è un Afghanistan di nuovo trasformato in laboratorio del terrorismo globale, dove si addestrano e si coordinano milizie che mirano a colpire anche oltre i confini regionali. Con il dispiegamento di truppe lungo la frontiera e il rischio di nuovi scontri, il Pakistan teme che l’escalation sfoci in una guerra non dichiarata. L’ombra lunga dei talebani e dell’Isis-K torna così a proiettarsi su tutto il subcontinente, mentre Islamabad si trova a combattere una minaccia che nessun confine sembra più in grado di fermare.

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Panorama

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