Strage a Cherson: Putin spinge sull’escalation e i civili finiscono nel mirino
- Postato il 26 novembre 2024
- Di Panorama
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Strage a Cherson: Putin spinge sull’escalation e i civili finiscono nel mirino
La guerra in Ucraina si intensifica con una nuova ondata di attacchi da parte di Mosca e un’escalation che sembra sempre più legata al futuro politico degli Stati Uniti. Secondo Meduza, Vladimir Putin avrebbe fissato come obiettivo strategico ottenere risultati significativi prima dell’insediamento di Donald Trump, il cui ritorno alla presidenza potrebbe ridefinire gli equilibri del conflitto.
La strategia del Cremlino si è fatta più aggressiva nelle ultime settimane. Il 21 novembre, Mosca ha lanciato una nuova arma balistica, il missile Orešnik, contro Dnipro. Putin, nel suo discorso alla nazione, ha avvertito che l’impiego di questo tipo di armamento potrebbe estendersi anche contro obiettivi nei Paesi della NATO, intensificando ulteriormente le tensioni a livello internazionale.
Nel frattempo, quattro civili sono rimasti uccisi e sette feriti in un bombardamento con mortai delle forze ucraine su un autobus civile a Novaja Kachovka, nella parte della regione di Cherson controllata dai russi. Lo ha riferito il governatore filorusso Vladimir Saldo sul suo canale Telegram. “La tragedia ha portato via la vita di quattro nostri concittadini. I medici stanno facendo tutto il possibile per salvare i feriti, fornendo loro l’assistenza necessaria”, ha dichiarato il governatore. Questo episodio evidenzia la drammaticità del conflitto anche per i civili, intrappolati in una terribile spirale di violenze.
Il Ministero della Difesa russo ha confermato un attacco su larga scala con 188 droni, il numero più alto mai lanciato dall’inizio del conflitto, e quattro missili balistici Iskander-M. Come riportato da Ukrinform, i droni hanno colpito infrastrutture critiche in diverse regioni, causando danni significativi a edifici privati e condominiali, ma senza vittime. Le difese ucraine sono riuscite ad abbatterne 76, mentre altri hanno colpito aree sensibili. Cinque droni si sono invece diretti verso la Bielorussia. Nella città di Ternopil, il sindaco Serhiy Nadal ha dichiarato che “gli sforzi per ripristinare l’energia elettrica sono incessanti”, ma i trasporti e i servizi essenziali rimangono gravemente compromessi.
A complicare ulteriormente il quadro, il 19 novembre scorso il Washington Post ha riportato che il presidente statunitense Joe Biden ha autorizzato la fornitura di mine antiuomo all’Ucraina. Stando al quotidiano, le mine inviate saranno “non persistenti”, progettate per disattivarsi entro giorni o settimane, riducendo così il pericolo per i civili. Funzionari del Pentagono hanno dichiarato che questi ordigni, insieme ai missili ATACMS già in uso, rappresentano “una delle misure più utili” per rallentare l’avanzata russa, concentrandone l’utilizzo principalmente nelle regioni orientali. Tuttavia, la decisione è stata criticata da Human Rights Watch, che ha definito l’evento “scioccante e devastante”, sottolineando che anche le mine non persistenti continuano a rappresentare un rischio per i civili.
Secondo diverse fonti, le truppe russe stanno avanzando su più fronti, conquistando villaggi nella regione di Kharkiv e intensificando i combattimenti nel Donbass. A Kuraĥovo, le forze russe stanno tentando di accerchiare le difese ucraine, mentre nel sud di Donetsk hanno preso il controllo di villaggi strategici come Kopanky.
Nel frattempo, Il presidente russo ha ribadito la sua apertura a negoziati, ponendo tuttavia condizioni che il presidente ucraino Vladimir Zelenskij ha respinto categoricamente, definendole incompatibili con la sovranità e l’integrità territoriale del Paese. Come riportato dalla BBC, le richieste avanzate dal Cremlino includono il riconoscimento dell’annessione delle regioni di Donetsk, Lugansk, Zaporož’e - sede della più grande centrale nucleare d’Europa - e Cherson, la rinuncia formale di Kiev ai suoi piani di adesione alla NATO, il riconoscimento della Crimea come territorio russo e la revoca di tutte le sanzioni internazionali. Per Zelenskij, tali condizioni non costituiscono una base per il dialogo, ma rappresentano un tentativo di legittimare l’occupazione russa.
Nonostante le nuove dichiarazioni di disponibilità al dialogo, le mosse militari di Mosca sembrano contraddire tali intenti. Secondo The Telegraph, Putin punta a consolidare i guadagni territoriali prima dell’insediamento di Donald Trump, previsto per gennaio 2025, un evento che potrebbe segnare una riduzione dell’impegno statunitense nel conflitto. Questo scenario ha spinto il Cremlino ad intensificare le operazioni sul terreno, adottando tattiche sempre più aggressive, incluse minacce di utilizzo di armi balistiche contro l’Europa.
In risposta all’escalation russa, l’Ucraina ha rafforzato le proprie controffensive. Il Ministero della Difesa russo ha riferito che missili ATACMS di produzione statunitense hanno colpito una base aerea a Kursk, distruggendo postazioni dei sistemi antiaerei S-400. Nonostante sette missili su otto siano stati intercettati, uno ha raggiunto l’obiettivo, provocando danni rilevanti. Kiev ha inoltre colpito infrastrutture strategiche nella regione di Cherson, sebbene il governatore Saldo abbia accusato le forze ucraine di mirare deliberatamente ai civili, un’accusa che il governo di Kiev ha categoricamente smentito.
Il ritorno di Trump alla Casa Bianca rappresenta un’incognita per il futuro del conflitto. Il presidente repubblicano ha più volte dichiarato che gli Stati Uniti non dovrebbero essere “il principale finanziatore della guerra in Ucraina”. La sua politica potrebbe tradursi in una riduzione drastica degli aiuti militari a Kiev, un’eventualità che Mosca sembra voler sfruttare, cercando di strappare guadagni territoriali e strategici prima che l’approccio occidentale subisca un cambio di rotta.
La guerra tra Russia e Ucraina appare sempre più come un crocevia destinato a plasmare il futuro dell’Europa e, forse, dell’intero pianeta. L’assenza di un accordo concreto, unita all’incertezza geopolitica legata alle evoluzioni della politica americana, tiene la guerra sospesa in un equilibrio precario, dove il rischio di un’escalation su scala globale diventa ogni giorno più tangibile.
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