'Storythinking', come la narrazione aiuta il cervello a pensare

  • Postato il 11 novembre 2024
  • Di Agi.it
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'Storythinking', come la narrazione aiuta il cervello a pensare

AGI -  "Negli anni Ottanta, quando ero ragazzino, leggendo Tolkien ho iniziato a credere che esistano azioni giuste e azioni sbagliate. Poi, proseguendo, ho iniziato a credere che esistano voti belli e voti brutti. Poi però ho letto Shakespeare, Frederick Douglass, Darwin e Maya Angelou, e ho iniziato a credere in qualcos'altro: nella lotta positiva, nella crescita creativa e in vite capaci di ramificarsi". Angus Fletcher, professore e ricercatore statunitense noto per il suo lavoro nel campo della letteratura, in particolare nell'ambito della narrativa e delle neuroscienze, in questo nuovo libro spiega in maniera quasi letteraria, cosa c'è all'origine della sua teoria filosofica e scientifica che illustra, in maniera dettagliata e approfondita, cercando quanto possibile di essere chiaro e divulgativo, nel libro 'Storythinking - La nuova scienza del pensiero narrativò (Codice Edizioni, pagg. 184; prezzo 21 euro).


Il pensiero, la conoscenza, le intenzioni possono prescindere (o quantomeno differenziarsi) dalla logica? Fin dal IV secolo avanti Cristo quando Aristotele pose le basi del pensiero logico nel suo monumentale 'Organon', non fu praticamente mai messo davvero in discussione questo principio, malgrado nel Rinascimento alcuni filosofi empirici come Leonardo, Galileo o William Harvey cercarono una via diversa alla coscienza e conoscenza.

 

Poi arrivò Cartesio col suo "cogito ergo sum" e quindi i filosofi analitici le cui teorie posero le basi per il futuro, che poi è il nostro presente: le regole che muovono i computer (con i suoi algoritmi) e la cosiddetta 'intelligenza artificialè. Il monopolio della coscienza e conoscenza, però, non è solo del pensiero logico. Ne è convinto Angus Fletcher, laureato in neuroscienze e con un dottorato in Letteratura a Yale, che nel suo saggio sulla nuova scienza del pensiero narrativo, 'Storythinking', vuole ristabilire il ruolo cruciale del pensiero narrativo a fianco di quello logico. Quest'ultimo, infatti, è stato per secoli il solo sul piedistallo del ragionamento a disposizione dell'essere umano grazie al lavoro strategico di filosofi ed esponenti dell'arte retorica.

 

Fletcher, però, spiega che accanto al pensiero logico capace di stabilire delle verità assolute necessarie a definire ogni cosa e capire il mondo, esiste un secondo modo di pensare e anch'esso è radicato nel nostro cervello: il metodo della narrazione che possiamo definire "sperimentale". Ciò significa che per portarci avanti in una riflessione ci chiede uno sforzo preciso, quello dell'immaginazione perchè, sostiene l'autore, il cervello è abituato a pensare per storie.

 

"Lo storythinking è il nostro cervello che improvvisa nuove azioni", scrive Fletcher. E per esplicitare il concetto spiega che ci sono tre principali capacità per sviluppare la forza del proprio pensiero narrativo che l'uomo può imparare a utilizzare con l'istinto. Innanzitutto "dare la priorità a ciò che è eccezionale": questo ci obbliga a concentrarci sugli elementi che rompono gli schemi logici. L'esempio che fa l'autore è Amleto di Shakespeare che, nella sua presunta follia, dà grande peso a eventi sovrannaturali dimenticando o tralasciando di considerare tutto il resto che appartiene al regno della ragione. Altrettanto importante è "cambiare prospettiva", ossia chiedersi che cosa farebbe il lettore se fosse in un'altra persona. Si tratta di un meccanismo molto più consueto di quanto ce ne rendiamo conto e vive soprattutto nelle menti fini, capaci di sospendere il giudizio, di vedere e andare oltre. Possiamo esercitarlo, leggendo libri e cercando storie, e dovremmo utilizzarlo sempre per ampliare il nostro raggio di azione. Infine, ecco che cosa rende potenti invece di indebolire: "alimentare il conflitto narrativo" nella nostra testa. Alimentare una battaglia mettendo forze opposte una contro l'altra come fanno gli scrittori. Come ogni lotta richiede fatica, tuttavia è capace di dare origine ad azioni originali. In un viaggio che inizia con le origini del pensiero e della filosofia e passano per menti eccezionali come Aristotele, Cicerone, Bacone, Darwin, Hegel, Frege, Russell, Popper, Eccles, Einstein, ecc., Fletcher sostiene che l'intelligenza si nutre di storie e cresce grazie alla narrazione, ma, spiega, è necessario che siano "storie che ti stimolano a essere sempre più curioso, creativo e coraggioso". 

 

Per questo arriva a definire "pericolosa" la Disney perché "a renderti intelligente non sono massicce quantità di un'unica formula narrativa, bensì il portare il cervello a consumare storie al di fuori del suo abituale range operativo". Fletcher è un neuroscienziato oltre a essere un filosofo e conosce bene il sistema nervoso centrale, il meccanismo di trasmissione degli impulsi nel cervello. E proprio i neuroni, le sinapsi, i neurotrasmettitori che sono simili a spine e interruttori (ma non lo sono) rendono l'essere umano superiore all'intelligenza artificiale per quanto riguarda la parte del pensiero legata allo 'storythinking'. Permettono all'uomo di compiere compiti che nessuna macchina per quanto potente potrà compiere. Quest'ultima, infatti, "non sa creare ipotesi scientifiche. Non sa immaginare romanzi. Non sa inventare tecnologie. In altre parole - scrive l'autore - non sa fare nulla che le richieda di pianificare o processare azioni originali".

 

Inoltre proprio lo 'storythinking' è alla base del metodo scientifico moderno, che nella prima metà del XIX secolo fu inventato da John Herchel che è basato sulla speculazione narrativa: partire dall'osservazione e poi avanzare delle ipotesi da verificare. Un metodo destinato a soppiantare quello illuminista basato sul "ragionamento induttivo computazionale" (dall'osservazione e dalla raccolta dati si arriva alla formulazione della legge) perché introduceva la creatività. Anche se, citando Newton, l'autore spiega che l'opposizione degli scienziati dell'epoca era il motto "Hypotheses non fingo" ("Non invento ipotesi, non salto alle conclusioni"), il suo metodo fu alla base della teoria di Charles Darwin che, quando scrisse 'Le origini delle specie, usò proprio la creatività, fece delle ipotesi, per formulare la sua teoria dell'evoluzionismo mediante la selezione naturale. Anche se solo grazie all'intervento di Karl Popper e al suo celebre 'falsificazionismo', per cui una teoria scientifica deve essere formulata in modo tale da poter essere sottoposta a prove empiriche che potrebbero confutarla, il metodo scientifico moderno basato sullo 'storythinking' si è affermato definitivamente. 

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Autore
Agi.it

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