Stop carcere preventivo agli incensurati: con la scusa del sovraffollamento ora Nordio punta a salvare i colletti bianchi
- Postato il 2 luglio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Salvare dal carcere i colletti bianchi indagati, usando come scusa il sovraffollamento delle celle. L’idea, accarezzata da tempo da una parte della maggioranza, si fa concreta e potrebbe diventare una norma di legge nei prossimi mesi. Ad annunciarlo è stato lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio, rispondendo al monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla “grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento” (62.761 ristretti a fronte di una capienza di 46.792 posti) e sull'”emergenza sociale” dei suicidi dietro le sbarre (38 dall’inizio dell’anno). “Grande è l’attenzione per le parole del capo dello Stato”, ha scritto Nordio in una nota, elencando gli interventi allo studio del governo per migliorare le condizioni dei penitenziari. In questo senso, oltre al progetto di far scontare le pene in comunità ai tossicodipendenti (vecchio pallino del sottosegretario di FdI Andrea Delmastro) e al piano per realizzare nuove celle-container, il ministro cita “soprattutto la riforma della custodia preventiva per i reati non di criminalità organizzata”: infatti, afferma, “più del 20% dei detenuti è in attesa di giudizio, e una buona parte di loro alla fine viene assolta”.
Insomma, secondo il Guardasigilli la strada maestra per far respirare le carceri è vietare di mandarci gli indagati o gli imputati prima della condanna definitiva. E la strada per farlo è già tracciata: in questa legislatura, infatti, il governo ha accolto ben due ordini del giorno del deputato di Forza Italia Enrico Costa impegnandosi a restringere i requisiti della custodia cautelare. Nel più recente, passato a fine maggio durante l’esame del decreto Sicurezza, si chiedeva di riformare la materia garantendo “un puntuale bilanciamento tra presunzione di innocenza e garanzie di sicurezza, tenendo nella giusta considerazione lo stato di incensuratezza dell’indagato”. Un intervento con lo scopo – nemmeno troppo nascosto – di impedire di arrestare politici, manager e imprenditori accusati di corruzione e altri reati contro la pubblica amministrazione, che quasi sempre hanno la fedina penale immacolata. Rispetto al sovraffollamento, però, una misura del genere non servirebbe quasi a nulla: a riempire i penitenziari, com’è noto, non sono certo i colletti bianchi ma persone ai margini della società, spesso con numerosi precedenti per reati di strada (spaccio, rapine, furti) o prive di un luogo adatto dove scontare gli arresti domiciliari. In ogni caso, a quanto apprende ilfattoquotidiano.it, il governo ha intenzione di onorare l’impegno varando una norma apposita dopo l’estate, una volta completato l’iter parlamentare della separazione delle carriere (che per ora ha congelato tutte le altre iniziative in tema di giustizia).
L’intervento riguarderà l’articolo 274 del codice di procedura penale, che indica le tre esigenze in base alle quali il gip può disporre misure cautelari: pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. Come chiede Forza Italia, diventerà più difficile – se non impossibile – mandare in carcere un incensurato per il rischio che ripeta il reato di cui è accusato, quando non si tratta di delitti violenti o di criminalità organizzata. Secondo Costa, infatti, quel rischio non è altro che “un sospetto basato su un sospetto“: “Sospetto di reiterazione del reato nei confronti di chi non è ancora stato dichiarato colpevole, né lo è stato in passato”, scriveva nelle premesse al suo ordine del giorno. La versione del governo probabilmente sarà più soft: resterà possibile applicare la custodia in carcere a chi ha già avuto una condanna, anche solo in primo grado, seppur formalmente incensurato. Nordio, d’altra parte, è uno storico sostenitore dei limiti alla custodia cautelare: quando non era ancora entrato in politica, fu membro del comitato promotore del referendum (fallito per mancanza di quorum) che chiedeva di eliminare del tutto dal codice l’esigenza cautelare del rischio di reiterazione del reato.
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