STM conferma gli investimenti, ma è scontro col governo sulla mancata nomina di Marcello Sala
- Postato il 10 aprile 2025
- Di Panorama
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Dopo la mancata nomina di Marcello Sala in seno al Consiglio di Sorveglianza di STMicroelectronics (Stm), l’azienda italo-francese dei semiconduttori, lo stesso Consiglio ha voluto specificare che la mancata nomina non è stata bloccata dai membri francesi dello stesso, bensì dai tre membri indipendenti dell’azienda italo-francese. Membri che collettivamente detengono il diritto di veto sulle nomine, fatto valere nei confronti di Marcello Sala.
Il “caso Sala” ha però innervosito non poco il governo italiano, visti anche i pessimi risultati dell’azienda (contro la quale è anche in corso una class action negli Usa). Il governo italiano ora si oppone all’amministratore delegato di Stm, Jean-Marc Chery. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, parlando al termine del Consiglio dei ministri di ieri sera, ha dichiarato: «La posizione dell’azionista italiano è chiarissima. Ed è testimoniato dalla dirigenza stessa che ha venduto le azioni di Stm il giorno prima di annunciare risultati negativi. Condividiamo il giudizio che si sono autodati gli interessati e il comportamento dell’azionista italiano d’ora in poi sarà, diciamo, di critica e opposizione a questa dirigenza». Non si può andare avanti così, insomma.
Non si è fatta attendere la risposta del Consiglio di Sorveglianza, che esprime «il suo rinnovato supporto a Jean-Marc Chery, Lorenzo Grandi e i manager, soprattutto nella loro capacità di eseguire la trasformazione in tempi difficili per l’industria dei semiconduttori».
L’azienda ha anche precisato che sarebbero «false le accuse su transazioni personali compiute dai due membri del Consiglio di Gestione della società alla vigilia dell’annuncio dei risultati – si legge in una nota – Le vendite di azioni fatte durante il periodo di blackout della società sono fatte dall’amministratore del piano azionario attraverso una procedura automatica, per rispettare le norme fiscali svizzere per i membri del consiglio di gestione. Tali norme erano legali e nel rispetto della politica aziendale».
La mancata nomina di Sala sembrerebbe essere l’ennesimo colpo basso nei confronti del nostro Paese, in quella che ormai da tempo sembrerebbe essere diventata una gestione fortemente sbilanciata verso Parigi, nonostante i non eccelsi risultati dall’inizio dell’anno (in borsa il titolo ha lasciato circa il 30% del suo valore), che si vanno a sommare al dimezzamento del titolo borsistico avvenuto nel corso del 2024.
L’azienda ora corre ai ripari, e durante il tavolo svoltosi oggi al Mimit annuncia un «ridisegno della struttura produttiva nei prossimi tre anni, le dimensioni della forza lavoro e l’insieme delle competenze richieste evolveranno. In base alle proiezioni attuali, il programma prevede che fino a 2.800 persone, a livello globale, lascino l’azienda su base volontaria, oltre al turnover naturale».
Infine, il Consiglio di Sorveglianza ha approvato all’unanimità i dettagli del programma aziendale per ridisegnare la struttura manifatturiera della società, accelerando la capacità produttiva di Stm a 300mm per il silicio e a 200mm per il carburo di silicio, annunciato ai mercati rispettivamente il 31 ottobre dello scorso anno e il 30 gennaio 2025. Questo piano, nelle speranze dell’azienda, consentirà un importante miglioramento della competitività. «L’impatto complessivo e le soluzioni utilizzate per l’attuazione di questo programma globale saranno sostanzialmente equivalenti tra Italia e Francia», ha fatto sapere la società, sottolineando inoltre che «l’Italia gioca un ruolo chiave nella strategia globale di Stm, sia per la Ricerca e Sviluppo, che per la produzione».
«Sappiamo che vi sono stati degli errori sui prodotti da sviluppare, forse dovuti anche agli evidenti squilibri nella governance, ma noi siamo per confrontarci e determinare il Piano Italia di Stm». Lo ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), Adolfo Urso, durante l’apertura del tavolo su Stm al Mimit. Urso ha sottolineato che, con il Piano Italia, si intende «riportare il nostro Paese al centro dello sviluppo industriale di una multinazionale a controllo pubblico, che è nata in Italia, nella mia Sicilia, ed è diventata poi una grande multinazionale europea che condividiamo con la Francia in una logica di mercato».