Stephen Miran, consigliere di Trump: “Ecco qual è la logica dei dazi”
- Postato il 25 maggio 2025
- Di Panorama
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Donald Trump lo ha nominato presidente del Council of economic advisers: un’agenzia governativa di consulenza economica che fa capo direttamente all’inquilino della Casa Bianca. Stiamo parlando di Stephen Miran, economista con un passato in Hudson bay capital management, conosciuto per il cosiddetto Accordo di Mar-a-Lago dello scorso anno. Appare relativamente poco. Ma, secondo i beninformati, è una delle figure più influenti per quanto riguarda la politica commerciale adottata dalla Casa Bianca. La Verità ha avuto l’opportunità di intervistarlo in esclusiva, per farsi raccontare la logica sottesa ai dazi e le strategie dell’amministrazione Trump per ridurre il debito pubblico.
In Italia, l’establishment mediatico sta demonizzando le politiche tariffarie di Trump. Quali sono gli obiettivi strategici dei suoi dazi?
«I dazi sono fondamentali per i negoziati commerciali del presidente Trump e per l’obiettivo finale di creare un sistema commerciale più equo. Anziché consentire ai Paesi stranieri di utilizzare barriere non tariffarie per impedire alle aziende americane di accedere ai loro mercati, il presidente si sta assicurando che il commercio possa fluire in entrambe le direzioni. Il presidente ha ragione nel dire che gli squilibri commerciali sono un’emergenza, e non da ultimo perché mantenere ed espandere un solido settore manifatturiero è fondamentale per la sicurezza nazionale. Affinché gli Stati Uniti possano difendersi – per non parlare dei nostri partner dell’alleanza e delle rotte di navigazione globali – abbiamo bisogno della capacità di reperire materiale di difesa chiave in patria senza preoccuparci che un avversario possa interdire la nostra capacità di produrlo. Realizzare tale settore manifatturiero richiederà politiche vigorose come quelle adottate dal presidente nel commercio internazionale».
Quali sono le strategie dell’amministrazione Trump per ridurre il debito? E cosa dovrebbero fare i partner commerciali Usa per condividere l’onere del sistema militare e finanziario statunitense?
«Il presidente è concentrato sulla creazione di una crescita economica forte e sostenibile negli Stati Uniti per contenere il deficit federale e, di conseguenza, il debito. Ciò dipende dal settore privato, ed è per questo che i tagli fiscali sono così cruciali per contribuire a creare una rinascita manifatturiera negli Stati Uniti. Le entrate per il governo, in percentuale sul Pil, sono esattamente al punto in cui si trovavano prima del Tax cuts and jobs act del 2017, perché esso ha incentivato la crescita economica attraverso una maggiore offerta di lavoro e investimenti. Grazie a un ulteriore aumento del Pil attraverso una politica fiscale intelligente e alla riduzione della burocrazia, le entrate aumenteranno ulteriormente».
Prosegua.
«In secondo luogo, attraverso una miriade di sforzi per ridurre sprechi, frodi e abusi, nonché per limitare l’eccesso di regolamentazione del governo, l’amministrazione Trump sta contribuendo a ridurre l’onere della spesa pubblica. In terzo luogo, sebbene i dazi siano mirati ad affrontare questioni chiave per la sicurezza nazionale, producono l’effetto collaterale di ricavi materiali, probabilmente nell’ordine di diverse centinaia di miliardi di dollari all’anno. Infine, spingendo verso l’esterno il lato dell’offerta dell’economia attraverso tagli fiscali e una deregolamentazione aggressiva, ridurremo durevolmente l’inflazione, il che a sua volta abbasserà i tassi di interesse. La spesa per interessi è stata la maggiore spesa discrezionale del governo lo scorso anno, superiore a quella per la Difesa. Mettendo definitivamente fine all’inflazione di Joe Biden, ridurremo anche i tassi, il che allevierà la pressione sul deficit. Pagare dazi senza attuare ritorsioni è un ottimo modo per gli altri Paesi di contribuire a condividere l’onere del sistema di sicurezza che forniamo, così come contribuire ad abbassare le barriere non tariffarie al commercio e altre politiche che ridurrebbero i deficit commerciali e renderebbero il sistema più equo».
L’Accordo di Mar-a-Lago, da lei teorizzato, richiederebbe agli Usa di coordinarsi con i propri partner commerciali per indebolire il dollaro e incrementare le esportazioni statunitensi. È questa la politica dell’amministrazione Trump?
«Questo articolo che ho scritto a novembre non riflette la politica dell’amministrazione. Non riflette nemmeno le mie opinioni, dato che era un catalogo di mille strumenti contraddittori con valutazioni di rischi e benefici: il modo in cui un economista potrebbe scrivere su qualsiasi argomento, come il salario minimo. Dice fin dalla prima pagina e per tutto il resto che non si tratta di proposte politiche».
Quali sono i principali obiettivi di Trump nei negoziati commerciali con l’Ue?
«Non sono un negoziatore commerciale. Tuttavia, il presidente ha ripetutamente affermato di essere interessato a garantire che l’Ue e gli altri partner commerciali riducano i dazi e le barriere commerciali non tariffarie per contribuire ad affrontare gli squilibri globali e a creare condizioni di parità per i lavoratori e le imprese americane. I nostri mercati sono aperti ai prodotti dell’Ue e vogliamo reciprocità. Immagino che l’Ue possa fare anche altre cose per contribuire a ridurre i deficit commerciali, come acquistare più gas naturale americano o beni per la Difesa».
Quali sono le principali sfide che la Cina pone agli Usa in termini di commercio e sicurezza nazionale?
«Stiamo lavorando duramente per negoziare con la Cina. Trump ha finora sollevato obiezioni riguardo al Fentanyl cinese in arrivo attraverso il nostro confine meridionale, alla mancanza di accesso al mercato per le nostre esportazioni, al trasferimento forzato di tecnologia tramite imprese statali e al dumping, per citare solo alcune delle principali sfide. Date le relazioni con Pechino, è particolarmente importante che le nostre catene di approvvigionamento della Difesa diventino resilienti all’approvvigionamento di componenti provenienti dalla Cina».
Quali sono i settori manifatturieri che Trump vuole rilanciare?
«Il presidente è interessato a una varietà di settori. I semiconduttori e l’energia a basso costo sono ovviamente cruciali per alimentare il boom dell’Intelligenza artificiale. Dal punto di vista della sicurezza nazionale ed economica, rivitalizzare e rilanciare la cantieristica navale e l’industria farmaceutica è fondamentale per garantire che gli Stati Uniti proteggano le proprie catene di approvvigionamento critiche. Anche i settori automobilistico, siderurgico e agricolo sono di vitale importanza, visto che altri Paesi hanno fortemente limitato l’esportazione della produzione manifatturiera americana all’estero».