Stellantis vuole tutti gli operai di Pomigliano in cassa in deroga per un anno

  • Postato il 27 agosto 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Era la fabbrica che metteva insieme i migliori numeri in Italia, ma ora Stellantis ha problemi anche a Pomigliano d’Arco. Così l’azienda ha chiesto la proroga in deroga del contratto di solidarietà per tutti i 3.750 operai dello stabilimento campano fino al 7 settembre 2026 con una riduzione media dell’orario di lavoro del 75%. Una misura necessaria poiché è ormai esaurito il biennio degli ammortizzatori sociali ordinari. Dopo l’allungamento della solidarietà a Termoli, dunque, tocca a Pomigliano. E giovedì è atteso un faccia a faccia con gli operai di Mirafiori, dove si va verso una soluzione simile per tamponare i volumi di produzione sempre minimi.

La crisi dunque si fa sempre più dura anche nell’impianto italiano con le migliori performance. Basti pensare che Pomigliano, trainata dalla Panda, ha rappresentato il 64% della produzione nazionale nel primo semestre del 2025 con 78.975 vetture, un dato comunque in forte calo (-24%) rispetto allo stesso periodo del 2024. L’utilitaria simbolo della Fiat da sola ha raggiunto le 67.500 unità, cioè oltre il 50% dei volumi del Paese che si erano fermati a 123.905 auto. Nel corso dell’estate, poi, Stellantis ha annunciato lo stop alla produzione della Dodge Hornet a causa dei dazi imposti da Donald Trump e negli scorsi giorni erano stati stati annunciati due giorni di chiusura (1 e 5 settembre) in diversi reparti a causa della “contrazione di mercato”.

Continuano insomma i segnali negativi, probabilmente alimentati anche dal buon debutto sul mercato della Grande Panda che, pur appartenendo formalmente a un altro segmento, sta finendo per “pestare i piedi” nelle vendite alla Pandina. I sindacati sono sempre più in allarme. Già negli scorsi giorni il segretario generale della Uilm Rocco Palombella aveva parlato di una situazione “drammatica” con produzione “ai minimi termini, superata da Paesi dell’Est Europa e doppiata dal Marocco”, e aveva chiesto un incontro urgente al ministro delle Imprese Adolfo Urso e all’ad di Stellantis Antonio Filosa “prima che si arrivi a una situazione irreversibile”.

La Fiom Cgil è invece tornata a chiedere un intervento di Palazzo Chigi “chiamando alle proprie responsabilità proprietà e amministratore delegato per un piano di ricerca, sviluppo e produzione in Italia”, ha detto il segretario generale Michele De Palma intervenendo ad Agorà Estate. “È preoccupante il calo costante di quote di mercato di Stellantis in Italia e in Europa. Serve un piano di investimenti per la produzione e l’occupazione specifico per l’automotive – ha aggiunto il leader sindacale – In questi anni se l’industria dell’automotive da Stellantis alla componentistica ha resistito è grazie alle lavoratrici e ai lavoratori e alla dignità che hanno dimostrato lavorando, contrattando e lottando”.

Nella firma del pre-accordo con Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Aqcf, i sindacati sono riusciti a strappare all’azienda la promessa di intavolare una discussione con la Regione Campania per l’attivazione del sostegno al reddito attraverso la formazione. “La solidarietà non può diventare uno strumento di gestione ordinaria, per questo – dicono i sindacati – abbiamo ribadito con forza che è necessario accompagnare questa misura a un piano industriale chiaro e verificabile”. La Fiom Napoli e i rappresentanti dei metalmeccanici Cgil della fabbrica hanno invece sottolineato che “se i piani per lo stabilimento di Pomigliano rimanessero quelli annunciati – ovvero l’arrivo di due nuovi modelli entro il 2029 – lo stabilimento avrà necessariamente bisogno di ulteriori ammortizzatori sociali e quindi di provvedimenti ad hoc. È necessario, dunque, anticipare il piano industriale per Pomigliano: il 2029 resta una data troppo lontana per poter pensare di mantenere i livelli occupazionali, già scesi a soglie preoccupanti”.

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Il Fatto Quotidiano

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