Stellantis è crisi senza fine: perde 2,3 miliardi nei primi sei mesi dell’anno

  • Postato il 21 luglio 2025
  • Di Panorama
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Stellantis è andata dritta contro un muro. I conti del primo semestre 2025 sono arrivati come una secchiata d’acqua fredda su un titolo che già da tempo mostrava più ruggine che riflessi brillanti. Il risultato? Una perdita netta di 2,3 miliardi di euro, quando gli analisti si aspettavano un modesto ma dignitoso utile da 25 milioni. Una discreta differenza. La reazione del mercato è stata piuttosto nervosa: Dopo un primo ribasso superiore al 2% si è un pò ripresa arrivando quasi ad azzerare la perdita. . Il minimo intraday – 7,612 euro – riporta Stellantis ai livelli di aprile. E mancano ancora i risultati completi, attesi il 29 luglio. Se queste sono le premesse, forse sarebbe meglio tener pronto l’airbag.

Un mix letale: dazi, svalutazioni e ristrutturazioni

Il disastro, va detto, non arriva del tutto a sorpresa. L’allarme di Renault, la scorsa settimana, aveva già preparato il terreno: quando il motore del settore si spegne, difficilmente c’è chi resta in corsia di sorpasso. Ma Stellantis ha fatto di meglio – o di peggio – con un mix letale di dazi, svalutazioni, cancellazioni di progetti e ristrutturazioni varie che hanno inciso per 3,3 miliardi prima delle tasse. Insomma: quando si dice mettere in folle e lasciarsi andare.

Cassa in rosso e poche spiegazioni

Tra le note dolenti spicca il flusso di cassa: -3 miliardi, rispetto a un consenso che si aggirava su +1,1 miliardi. Philippe Houchois (Jefferies) è rimasto a bocca aperta: si aspettava +1,4 miliardi. Risultato? Non solo delusione, ma anche mancanza di dettagli su capitale circolante e ristrutturazioni. In pratica, un bilancio con le luci spente.

Utile operativo ridotto all’osso

Il dato più deprimente? L’utile operativo rettificato: solo 0,5 miliardi contro i 2,1 stimati. Il margine operativo? Appena 0,7%. Una percentuale più da discount che da multinazionale. Colpa di tutto: costi industriali, cambio sfavorevole, impatto dei dazi, mix prodotto meno redditizio e pure la “perdita di produzione pianificata”. Mancano solo le cavallette.

Gli analisti si dividono tra rassegnazione e pessimismo

Il mondo degli analisti ha reagito con un misto di pragmatismo e rassegnazione. Morgan Stanley non si è stupita: “Ce lo aspettavamo”. Bene, almeno qualcuno dorme sereno. Citi ha fatto due conti e ha stimato un utile operativo annuo di appena 4-5 miliardi, ben lontano dai 7,9 previsti per il 2026. E sulla possibilità di vedere un dividendo degno di questo nome, meglio non farsi illusioni: al massimo 0,36 euro per azione, contro i 0,68 dell’anno scorso. Altro che buyback. Qui si taglia tutto.

Nord America e Europa in frenata

Non va meglio sul fronte delle spedizioni: in Nord America -25% nel secondo trimestre. E l’Europa? Meno 6%, con modelli in ritardo e transizione ancora in alto mare. L’unico semaforo verde arriva da Brasile, Africa e Medio Oriente, ma non basta certo a salvare la gita.

Rating prudenti e obiettivi rivisti al ribasso

Sul fronte delle valutazioni, Ubs mantiene il suo neutral, con target a 9,70 euro. Anche Banca Akros, Intesa Sanpaolo e Citi sono prudenti, tutti con rating neutral e target price a 9 euro. Ma è proprio Citi a lanciare l’allarme più forte: “Il picco degli utili tra 2022 e 2023 – vicino ai 6 euro per azione – è stato un caso isolato e irripetibile”. Chi sperava in un ritorno a quei livelli farebbe meglio a investire in nostalgia.

Le poche note ottimistiche non bastano

Certo, Jefferies e Morgan Stanley restano più ottimiste: rating buy e target a 11,50 e 8,50 euro rispettivamente. Ma anche loro sanno che il mercato guarda i fatti, non i sogni. Oggi il consenso Bloomberg dice: 8 buy, 22 hold, 5 sell. E un prezzo obiettivo medio a 9,86 euro. Sulla carta, +31% rispetto al prezzo attuale. Ma come si dice nel mondo dell’auto: le intenzioni non fanno partire il motore.

Un futuro da riscrivere

In sintesi, Stellantis si è trovata al volante con il serbatoio vuoto, il motore surriscaldato e il navigatore rotto. E il mercato non perdona. Per tornare in carreggiata servono margini veri, cassa positiva e meno PowerPoint pieni di promesse. Altrimenti il rischio è che anche il miglior motore europeo finisca rottamato nel parcheggio delle occasioni perse.

Autore
Panorama

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