Stefanini: l'Italia avrà energia pulita costruendo l'elettrodotto con Albania ed Emirati
- Postato il 20 gennaio 2025
- Di Libero Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
Stefanini: l'Italia avrà energia pulita costruendo l'elettrodotto con Albania ed Emirati
Cosa hanno in comune Nepal, Bhutan, Paraguay e Albania? Sorpresa: sono i quattro Paesi al mondo dove il 100% dell'energia proviene oggi da fonti rinnovabili. Da qui lo storico accordo firmato da Giorgia Meloni con la stessa Albania e con gli Emirati Arabi Uniti per importare da lì energia attraverso un cavo sottomarino dal costo di un miliardo. Masdar, azienda specializzata emiratina, ha infatti una partnership con Kesh, l'operatore albanese, per espandere la locale generazione di rinnovabili nel Paese balcanico. Si parla di fotovoltaico, eolico, ma anche di sistemi di accumulo.
In realtà, il primato di questi “Fantastici Quattro” è veramente di una incollatura. L'Islanda sta infatti al 99,99%, l'Etiopia al 99,96, la Repubblica Democratica del Congo al 99,78, il Costa Rica al 98,48, la Norvegia al 98,38, la Namibia al 97,28, lo Zambia al 91,97, l'Uganda al 91,92, il Tagikistan al 90,04, il Kenya all'87,78, il Kirghizistan all'85,59, la Nuova Zelanda all'84,86, il Mozambico all'82,37, la Georgia all'81,18, l'Ecuador al 79,91, il Brasile al 79,79. Stime di Mark Z. Jacobson; professore di ingegneria civile e ambientale della Stanford University, nonché direttore del programma atmosfera ed energia dello stesso ateneo statunitense. Abbastanza intuibili le risorse che permettono questi primati in alcuni casi: dalle dighe himalayane a quelle sul Nilo o in Amazzonia.
L'idroelettrico fa la parte del leone, ma la geotermia raggiunge il 29% in Islanda e il 12,5% del totale da rinnovabili in Costa Rica; il fotovoltaico il 31,5% della produzione elettrica totale da rinnovabili in Namibia e il 4,4% del totale in Brasile; l'eolico arriva al 16% in Kenya, 12,3% in Costa Rica, 12% in Brasile e 10% in Norvegia.
AQUILE ELETTRICHE
Il caso dell'Albania è forse meno immediatamente decifrabile per i non specialisti: sia per la generale immagine di povertà e arretratezza del Paese; sia perché nell'immaginario popolare non è collegata a corsi d'acqua di particolare imponenza. È però una nazione di montagna, attraversata da ben otto sistemi fluviali diversi, dove l'idroelettrico può sfruttare le pendenze. Lungo il corso del fiume Drin, il più lungo di tutta l'Albania, si trovano le centrali idroelettriche di Fierzë, Komani e Vau I Dejës e quest'ultimo impianto, da solo, fornisce il 90% della produzione elettrica nazionale.
Ma la siccità è spesso stata un problema, nel 2017 molti bacini sono scesi sotto il livello minimo di utilizzo, e il governo fu costretto a sborsare 18 milioni di euro per importare elettricità. Dunque dal 2016 si è deciso di aggiungere due grandi centrali solari, che attualmente producono il 2% del fabbisogno nazionale. Ci sarebbe anche l'idea di diversificare anche con l'eolico.
Di qui appunto l'interesse degli Emirati Arabi Uniti, che hanno in quantità petroldollari da reinvestire. E di qui anche quello dell'Italia, a cui ogni surplus prodotto oltre Adriatico può interessare. E negli ultimi due anni la produzione albanese di energia rinnovabile è aumentata di circa 500 Mw.
HUB EUROPEO
«Un ambizioso progetto fra le due coste dell'Adriatico. Una nuova interconnessione energetica, per produrre energia verde in Albania e esportarne parte in Italia, grazie a un cavo sottomarino nell'Adriatico. Un progetto che coinvolge i nostri tre governi, come i nostri settori privati e i nostri operatori della rete» è stata la presentazione che ne ha fatto Giorgia Meloni.
Tempi richiesti: tre anni. Sarebbe il primo collegamento diretto con l'Albania, dato che l'unico elettrodotto a oggi esistente è quello fra la provincia di Pescara e il Montenegro. Il nuovo accordo mira a far diventare l'Italia una sorta di hub energetico europeo, dove lo scambio tra nazioni sia funzionale a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione per tutti. L'accordo rafforzerà le connessioni elettriche esistenti che si estendono per «430 km lungo il fondale marino dell'Adriatico, collegando l'Italia al Montenegro e ad altre regioni balcaniche», ha pure dichiarato la premier italiana Giorgia Meloni al World Future Energy Summit di Abu Dhabi.
Il primo ministro albanese Edi Rama ha spiegato che l'accordo vedrà il porto albanese di Valona collegato alla Puglia - il punto più vicino tra i due Paesi. Rama ha aggiunto che l'operazione coinvolgerà l'operatore di rete italiano Terna e la National Energy Company degli Emirati Arabi Uniti.
L'intesa è stata sottoscritta da Sultan Al Jaber, ministro dell'Industria e delle Tecnologie Avanzate degli Emirati e presidente di Masdar, da Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, e da Belinda Balluku, vice primo ministro e ministro delle Infrastrutture e dell'Energia dell'Albania.
In una nota congiunta, si legge che «l'accordo rappresenta un passo significativo verso il rafforzamento della sicurezza energetica, la promozione dello sviluppo sostenibile e l'accelerazione della transizione verso le energie pulite nella regione mediterranea».
Secondo Giorgia Meloni, è un modo per aiutare l'Italia a soddisfare il suo fabbisogno di energia elettrica a lungo termine, rispettando allo stesso tempo gli impegni in materia di energia sostenibile assunti alle conferenze sul clima delle Nazioni Unite. Un modo pragmatico per abbandonare i combustibili fossili in un momento in cui il fabbisogno energetico è in aumento a causa della domanda di tecnologie generate dall'intelligenza artificiale. Il premier ne è sicuro: «Il futuro della transizione energetica e della digitalizzazione dipenderà quindi dalla nostra capacità di trovare un equilibrio tra sostenibilità e innovazione».
Continua a leggere...