Stati Uniti, Trump ha scatenato l’occupazione militare a Chicago con la scusa delle ronde contro i migranti illegali

  • Postato il 9 settembre 2025
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È “Chipocalypse Now”. L’occupazione militare di una delle maggiori città americane ha avuto inizio. Dalle prime ore di martedì, gli agenti dell’Immigration and Custom Enforcement (ICE) hanno fatto scattare le loro operazioni a Chicago. “Nessuna città è un rifugio sicuro per gli immigrati clandestini criminali. Se entri nel nostro Paese illegalmente e infrangi le nostre leggi, ti daremo la caccia, ti arresteremo, ti deporteremo e non tornerai mai più”, spiega il Department of Homeland Security. Centinaia di agenti dell’ICE sono arrivati in città, ospitati in una base militare nei sobborghi nord. Non è chiaro se anche la Guardia Nazionale parteciperà alla missione, che rappresenta un nuovo, drammatico episodio nell’escalation militare che Donald Trump sta scatenando contro le città e gli Stati democratici.

Secondo alcuni gruppi per i diritti, gli agenti dell’ICE hanno già effettuato almeno tre arresti nelle ultime ore lungo Archer Avenue, nel Southwest di Chicago. Altri arresti ci sarebbero stati durante il week end, descritti dai gruppi come “rapimenti… effettuati in modo apparentemente casuale, con agenti che li prendono di mira e li avvicinano per strada”. Il Department of Homeland Security afferma che solo i migranti illegali verranno detenuti, ma passate azioni di questo tipo hanno portato all’arresto di centinaia di persone, soprattutto ispanici, risultati poi in regola con visto e permessi di lavoro. L’operazione ha un nome, “Operation Midway Blitz”, e un volto cui ispirarsi, quello di Katie Abraham, la ventenne uccisa lo scorso gennaio in un incidente stradale causato da un illegale che guidava ubriaco. L’operazione è stata preparata da una frenetica attività social di Trump, che ha più volte dipinto Chicago come una città ostaggio di una criminalità violenta e incontrollata, arrivando appunto a pubblicare sabato scorso un fotomontaggio che lo vede nei panni di Robert Duvall in Apocalypse Now, accompagnato dalla frase: “Amo, la mattina, l’odore delle deportazioni”.

L’immagine ha fatto clamore e alimentato i timori che Trump stesse preparando un’invasione militare su larga scala nella città dell’Illinois. Nelle ore successive, il presidente è sembrato ammorbidire la sua posizione, affermando che ce l’ha con i criminali e non con Chicago, ma facendo comunque pressioni perché le autorità locali accettino “l’aiuto” di Washington. “Il governatore Pritzker ha appena dichiarato di non volere l’AIUTO del governo federale! PERCHÉ??? Cosa c’è che non va in questo tizio e nel sindaco con il 5% dei voti? Voglio aiutare la gente di Chicago, non farle del male” ha scritto Trump lunedì mattina su Truth Social, aggiungendo più tardi: “La gente dell’Illinois dovrebbe unirsi e CHIEDERE PROTEZIONE. LA SITUAZIONE NON PUÒ CHE PEGGIORARE!!! AGITE ORA, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!!!” Quando, parlando dal Museum of the Bible di Washington, il presidente ha affermato “Risolveremo il problema Chicago”, l’intervento degli agenti federali, la loro occupazione del suolo della città, sono parsi inevitabili.

Le dichiarazioni di Trump non trovano conferma nei dati che lo stesso Department of Homeland Security e diverse organizzazioni forniscono sulla diffusione della criminalità negli Stati Uniti. Le quattro città con i tassi più alti di omicidi sono Jackson (Mississippi), Birmingham (Alabama), St. Louis (Missouri), Memphis (Tennessee). Si tratta di centri urbani in Stati governati dai repubblicani. Quando parla di Chicago come della “città più pericolosa al mondo”, e cita il numero di omicidi, Trump non considera dunque le dimensioni della città, il suo numero di abitanti, che fa sì che, in percentuale, la metropoli dell’Illinois conosca un’incidenza minore di omicidi rispetto alle quattro città del Sud conservatore. Del resto, anche se afferma che il suo “è un dovere morale, non è politica”, il presidente ha sinora preso di mira città governate dai democratici: Los Angeles, Washington D.C., ora Chicago, in futuro, come ha spiegato, “Baltimora e New York” .

L’attacco è chiaramente collegato alla questione delle sanctuary cities, delle città, e degli Stati, che hanno deciso di non cooperare con le autorità federali in tema di immigrazione, offrendo una serie di importanti tutele agli stranieri che da anni lavorano, studiano, vivono negli Stati Uniti. In particolare, queste norme sono state fissate in Illinois da un repubblicano, Bruce Rauner, che ha retto lo Stato prima dell’attuale governatore, il democratico JB Pritzker. Secondo la dottrina Rauner, riconfermata da Pritzker, la polizia dello Stato non deve cooperare con gli agenti dell’immigrazione in mancanza di un mandato da parte di un tribunale. Al momento, quasi tutte le operazioni anti-migranti vengono svolte sulla base di ordini amministrativi emessi dall’ICE stesso. È comunque evidente che la presenza così massiccia di agenti federali sia un segnale che va ben oltre la semplice gestione della questione immigrazione, e rappresenti una minacciosa forma di controllo che il governo centrale estende su Stati e città. Il passo ulteriore dell’escalation potrebbe essere il dispiegamento della Guardia Nazionale, come è avvenuto in questi giorni a Washington D.C. Nella capitale, truppe provenienti da Stati governati dai repubblicani sono arrivati per rafforzare la locale Guardia Nazionale. L’assicurazione data in un primo tempo dal Pentagono, e cioè che le truppe non avrebbero portato armi nei loro pattugliamenti, è stata presto disattesa. I soldati della Guardia Nazionale sono stati pesantemente armati. È ipotizzabile cosa potrebbe succedere, se la militarizzazione delle strade dovesse allargarsi a Chicago e a New York, dove a novembre si vota per la carica di sindaco e dove il democratico progressista Zohran Mamdani appare destinato a facile vittoria. Forme di guerriglia urbana, sull’esempio di quanto avvenuto a Los Angeles, potrebbero trasformarsi in una temibile, e tragica, possibilità.

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