Starbuck, l’eroe dell’America “vera” contro la parità di genere: boicotta i grandi marchi e li costringe a cambiare politiche sui diritti
- Postato il 2 novembre 2024
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Nel 2016, uno degli slogan più efficaci della campagna elettorale di Donald Trump, che lo portò alla conquista della Casa Bianca, fu “compra americano, assumi americani”. Nel 2024, il tema è più attuale che mai, con una addizione: l’azienda può anche essere a stelle e strisce, ma se ha aperto alla cultura “woke” e a una politica “inclusiva” sui generi è meritevole di boicottaggio. I fan di Trump ‘senza se e senza ma’ hanno preso di mira aziende-simbolo come Harley Davidson, Starbucks e Disney.
Esplicito un video del canale Youtube Columbia war machine dal titolo Harley Davidson Went Woke! So I destroyed My Bike, in cui il proprietario di una Harley luccicante la fa a pezzi con un mitra di grosso calibro. Il canale ha 928mila iscritti e il video è stato visto da 1,2 milioni di persone. Certo, non tutti coloro che hanno guardato il video magari saranno stati concordi nella distruzione della moto, ma di certo il tema ha suscitato curiosità.
Dietro questa campagna contro la politica inclusiva dei grandi marchi americani si muove un regista, ha 35 anni e si chiama Robby Starbuck. Credere che l’attività di Starbuck si limiti a ringalluzzire gli aficianados repubblicani o gli sfaccendati che non mollano mai il web sarebbe un errore non da poco: le “campagne” lanciate da Starbuck hanno spinto a compromessi sul tema delle eguaglianze e della cultura inclusiva la stessa Harley, i produttori di trattori John Deere, la Ford, la catena Lowe’s che in America è una istituzione del fai-da-te e un grande e storico marchio di birra statunitense come la Coors. Insomma, se Bannon è stato un ideologo che ha trattato a favore di Trump temi di geopolitica internazionale e complottismi interni, Starbuck è un ragazzo che va sul concreto: chissenefrega se la Harley è un mito, in America certi valori devono restare tradizionali.
Starbuck al suo fianco ha la moglie che si è spesa come lui, durante la pandemia, contro l’obbligo delle mascherine. La coppia, nel 2024, ha realizzato un film dal titolo The war on children. Il messaggio non ha bisogno di sottotesto: la sinistra americana con l’apertura alla politica di genere “vuole trasformare i nostri figli nei suoi soldati”. Figlio di un immigrato cubano, Starbuck si è trasferito dalla California al Tennessee, vicino Nashville. Il suo rapporto con i Repubblicani non è sempre stato buono: nel 2022 aveva provato a proporsi come candidato alla Camera, ma il Gop lo ha escluso. È andata meglio quando Elon Musk ha rilevato Twitter trasformandolo in X. Da sostenitore di The Donald, Musk ha trovato subito interessanti le campagne lanciate da Starbuck e le ha applaudite sulla piattaforma facendole di fatto uscire dall’anonimato: il profilo del regista conta 675mila account.
Una delle prime battaglie di Starbuck è stata verso l’azienda Tractor Supply: si tratta di un marchio storico negli Usa. Fondata nel 1938, Tractor Supply propone attrezzature e forniture per la casa, l’agricoltura, la manutenzione di prati e giardini, il bestiame, gli equini e gli animali domestici. Per agricoltori e allevatori, così come gli amanti degli amici a quattro zampe, è un punto di riferimento: l’azienda ha 2.250 negozi. Insomma, non si parla dei primi venuti. Quando Starbuck ha iniziato a chiederne il boicottaggio, l’azienda ha fatto finta di nulla.
Dopo qualche tempo, i dirigenti hanno deciso invece di accettare di rivedere la sua politica inclusiva e Starbuck su X scrive soddisfatto: “Dopo 3 settimane di ricerche e reportage, @TractorSupply ha risposto con l’inversione di politica più drastica che abbia mai visto. Questa è un’enorme vittoria per la sanità mentale e la più grande vittoria di boicottaggio della nostra vita”. Il 5 settembre scorso, il Financial Times gli dedica un profilo dal titolo Robby Starbuck: l’attivista che spinge le aziende statunitensi ad abbandonare i loro voti DEI, dove ‘DEI’ sta per “Diversità, equità e inclusione”. Nell’articolo si riconosce che il giovane regista ha avuto più successo dei procuratori generali repubblicani nel limitare le attività dei grandi marchi nell’assunzione di forza-lavoro diversificata per porre un freno alla discriminazione sessuale. Starbuck non prende di mira una azienda a caso; con i suoi collaboratori ne studia il profilo dell’utenza, e poi punta su chi abbia almeno la metà di acquirenti repubblicani. Vada come vada il voto del 5 novembre, Starbuck ormai ha una bella fetta di pubblico che ne segue le iniziative e non ha intenzione di mollarla: come dice in un suo video, “le grandi aziende abusano della loro clientela conservatrice” e sfruttano i loro soldi per “finanziare il wokismo”. C’è il denaro, ci sono i valori tradizionali, ci sono le industrie che spesso licenziano i “veri americani”. E poi ci sono i social: nessuno, almeno per il momento, può fermare Starbuck il vendicatore. Neppure la Harley Davidson.
Foto dal profilo Twitter di Robby Starbuck
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