“Stabiese per sempre”: l'addio di Andrea Langella, l’uomo che ha ricostruito il destino della Juve giallobù
- Postato il 2 dicembre 2025
- Di Virgilio.it
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“Ogni fine è un nuovo inizio”. C’è chi la attribuisce ai film, chi alle canzoni, chi alla vita stessa. Ma poche frasi raccontano meglio di così l’epopea di Andrea Langella alla Juve Stabia: una storia romantica, sofferta, fatta di cadute e risalite, che oggi si chiude lasciando dietro di sé la scia luminosa di un sogno diventato realtà.
“Stabiese un giorno, stabiese per sempre”, scrive il presidente nella sua lettera d’addio con il passaggio delle sue quote alla Brera Holdings. Ed è il modo più autentico per sigillare un racconto che somiglia più a una sceneggiatura che a una semplice avventura dirigenziale.
- L’inizio del viaggio: dalla sponsorizzazione al caos del Covid
- Il sogno sfiorato: la semifinale playoff e una Serie A accarezzata
- Academy, linea verde e talenti: la fabbrica delle “vespette”
- Il legame con i tifosi e l’addio più difficile
L’inizio del viaggio: dalla sponsorizzazione al caos del Covid
Il percorso di Langella in gialloblù inizia nella stagione 2018/2019, da semplice sponsor, proprio nell’anno della promozione in Serie B. Un colpo di fulmine, verrebbe da dire. Poi, il passo che cambia tutto: rilevare il club in uno dei momenti più bui della recente storia calcistica e globale. “Quando ho preso in mano le redini del club, il mondo stava attraversando un momento difficile a causa del Covid e la stessa Juve Stabia era agonizzante” , ricorda l’ormai ex numero uno del club. Un club in crisi finanziaria, risorse esaurite, una retrocessione in Serie C nel 2020 che fu “una mazzata tremenda” . Ma fu anche l’inizio del riscatto.
Langella e il suo gruppo ristrutturano il debito, cercano fondi per rimettere a nuovo il Menti e piantano i primi semi di quella ricostruzione silenziosa che cambierà tutto. Un progetto sostenibile, giovani al centro, identità forte: da quelle macerie nasce la Juve Stabia che, nel 2023/2024, compie l’impresa. Il ritorno in Serie B, quasi dato per impossibile, arriva come un lampo di primavera.
Il sogno sfiorato: la semifinale playoff e una Serie A accarezzata
La stagione 2024/2025 rimarrà per sempre una ferita dolce. La più bella. “Abbiamo toccato le vette più alte della storia della Juve Stabia” , scrive Langella. E non è un’iperbole: i gialloblù arrivano fino alla semifinale playoff per la Serie A, a un passo da un traguardo che avrebbe avuto il sapore dell’incredibile.
Lo stadio Menti vive mesi di poesia sportiva: presenze record, bandiere ovunque, pomeriggi e serate da brividi. La città risponde, la squadra vola e, anche se manca quel pizzico di fortuna, Castellammare si scopre grande. E Langella, nel suo saluto, lo ammette con orgoglio: “Anche solo aver sfiorato la promozione in A resterà qualcosa di indelebile”.
Academy, linea verde e talenti: la fabbrica delle “vespette”
Tra i meriti principali della gestione Langella c’è sicuramente la costruzione di un settore giovanile moderno, capace di produrre e far maturare talenti. L’Academy non è solo un progetto calcistico: è una dichiarazione d’intenti, un patrimonio per il futuro. Dalle “vespette” cresciute in casa ai giovani valorizzati tramite prestito, il modello funziona. Emblematico il caso di Fortini, talento della Fiorentina che in B con la Juve Stabia vive la sua stagione della maturità, diventando uno dei profili più interessanti della categoria.
La linea tecnica della prima squadra segue lo stesso principio: età media 24,7 anni, una delle più giovani del campionato, ma con una maturità tattica sorprendente. Un calcio fresco, veloce, identitario. “ Siamo tornati in B attraverso un progetto sostenibile, legato ai giovani e a un’idea di calcio innovativa” , sottolinea Langella. E i numeri gli danno ragione.
Il legame con i tifosi e l’addio più difficile
In questa storia, la tifoseria è stata anima e motore. Langella lo racconta quasi commosso: “I tifosi hanno avvertito forte il senso di appartenenza che ha pervaso la squadra” . Il Menti, in questi anni, si è trasformato in un teatro di emozioni: il posto dove Castellammare ha imparato a credere nei propri sogni. E poi, l’epilogo. “Lascio a malincuore ma con la consapevolezza di aver dato tutto me stesso” .
Un addio maturo, consapevole, quasi paterno. Con un’ultima promessa: restare per sempre tifoso, per sempre parte di quella comunità che lo ha visto prima sponsor, poi presidente, infine condottiero di una delle stagioni più belle della storia gialloblù. Il capitolo si chiude. La storia resta. E come nelle migliori favole del calcio, la suo eco continuerà a vibrare allo stadio Menti, ogni volta che una “vespetta” correrà verso il futuro.