Spunta un Labubu sulla tomba di Antonio Gramsci al cimitero Acattolico di Roma: “Agente del capitalismo o compagno?”

  • Postato il 26 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Da “protagonista dello street style” a corredo dei cimiteri è un attimo: il Labubu, il pupazzetto giocattolo dal sorriso dai denti aguzzi e le orecchie da coniglio che spopola tra star e collezionisti, non ha risparmiato nemmeno il sepolcro di Antonio Gramsci, fondatore del Partito Comunista Italiano. Un esemplare di “Lafufu” (un fake Labubu) in versione mini ha fatto la sua comparsa davanti alla lapide di Gramsci, situata nel cimitero Acattolico di Roma, poco più in là di quella dello scrittore Andrea Camilleri e non distante dalla tomba della storica giornalista comunista, Miriam Mafai. Un’impiegata del cimitero risponde al Fatto Quotidiano: “Non è possibile mettere pupazzetti, sicuramente è stato messo stamattina, sarà tolto entro stasera. Consentiamo solo fiori e sassolini”.

Pochi giorni fa sono circolate in rete le foto di un Labubu sulla tomba di Karl Marx, padre del comunismo, a Londra, ed è partito in rete il dibattito se il pupazzetto sia un “agente del capitalismo” o “un compagno” (cit. Rivista Studio). Il personaggio infatti da una parte viene letto come un simbolo del crescente consumismo, dall’altra viene prodotto dal paese guidato dal più grande partito comunista al mondo (oltre che il più grande in assoluto) e strumento del soft power di Pechino.

L’immagine del Labubu si innesta su un immaginario già collaudato. Nato dalla mente dell’artista Kasing Lang come personaggio secondario di un libro per bambini, ricorda le illustrazioni del caposaldo della letteratura per bambini “Nel paese dei mostri selvaggi”, di Maurice Sendak, Lang inoltre si sarebbe ispirato al folklore nordico. Il disegno non aveva attirato l’attenzione del grande pubblico, ma trasformato in pupazzetto dalla Pop Mart, azienda produttrice di giocattoli con sede in Cina e quotata a Hong Kong, è diventato un fenomeno globale.

La società si autodefinisce “una forza globale emergente nella cultura pop” e ha ricevuto la certificazione finale dei social network quando Lisa, cantante del gruppo coreano Blackpink, ha mostrato i Labubu nelle sue storie di Instagram ai suoi 106 milioni di follower, per poi dichiarare la sua “segreta ossessione” in un’intervista a Vanity Fair. Anche l’Italia sta vivendo la sua Labubu mania: a inizio giugno l’apertura del pop up store a Milano ha registrato ore di fila. In attesa che gli intellettuali contemporanei trovino una risposta sull’insolita accoppiata coi grandi defunti comunisti, Labubu si riconferma quello che è: una moda. Con o senza tomba.

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Il Fatto Quotidiano

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