Spoiler, il futuro: vorresti vivere per sempre?

  • Postato il 7 novembre 2025
  • Di Focus.it
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Ti faccio una domanda: vorresti vivere per sempre? Indovino, hai riposto di no. O, forse, un sì non troppo convinto. Te ne faccio un'altra: vorresti essere ancora vivo domani? Ce lo chiede anche Bryan Johnson, l'imprenditore statunitense protagonista del documentario Netflix Don't Die, non morire. Il cambio di prospettiva è facilmente intuibile: sì, ci piacerebbe vivere ancora tanti anni a patto di essere in buona salute, indipendenti e autonomi. Sono della stessa idea il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo russo Vladimir Putin, che durante la Parata della Vittoria a Pechino si sono scambiati confidenze su come i progressi nelle biotecnologie potrebbero allungare l'aspettativa di vita fino a 150 anni. Questa settimana parliamo di due tra le più grandi paure dell'essere umano: la malattia e la morte. Ma anche della possibilità di sconfiggerle.. Stiamo già vivendo di più, ma quanto?. Non servono grandi ragionamenti per renderci conto di come lo sviluppo tecnologico e medico ci abbiano permesso di vivere più a lungo. Se nel 1913 l'aspettativa di vita di un europeo non arrivava ai 47 anni, nell'arco di poco più di un secolo ha superato i 79 (81, secondo gli ultimi dati di Eurostat). Nel grafico tracciato da Our World in Data, la curva mostra una crescita esponenziale che inizia con la seconda rivoluzione industriale (1870) e non si ferma più. Proprio come sostiene Xi, i progressi nel campo delle biotecnologie, - soprattutto in vaccini, terapia genica e medicina rigenerativa - porteranno a un allungamento della vita media di tutti. Pandemie e guerre permettendo.. Vivresti meglio se hackerassi il tuo genoma?. Ad oggi, però, il famoso segreto per vivere a lungo è ancora un buon corredo genetico. Insomma, fortuna. Possibilmente abbinata a un'alimentazione sana, sport e buona qualità del sonno. Uno dei più grandi studi mai realizzati sull'argomento sottolinea poi come la salute mentale non sia affatto un optional. Ma se il genoma non collabora, c'è chi prova ad hackerarlo. Letteralmente.. Il problema principale del biohacking è che non è regolamentato e dentro ci finisce un po' di tutto. Se infatti alcuni centri collaborano con università, altri sono autonomi e spesso le terapie suggerite hanno scarse basi scientifiche. Brian Johnson, di cui parlavamo all'inizio, ha fatto di questa pratica l'attività principale delle sue giornate. È diventato un caso di studio, o meglio, una sorta di cavia su cui testare nuovi approcci di biohacking, farmaci compresi. Ma ha anche raggiunto 2 milioni e mezzo di followers, tra Instagram e Tiktok, ai quali pubblicizza integratori e superfood. Spoiler: i superfood non esistono.. Forse la risposta è piccola piccola.. Tralasciamo pratiche al limite come la crionconservazione, che oggi riguarda potenzialmente 4 mila persone (tra chi già la sfrutta e chi ha prenotato il proprio cilindro di metallo), e il minduploading, cioè il trasferimento della mente su un computer. Ne abbiamo parlato diverse volte su Focus e per il momento non hanno concretezza scientifica. Se invece vogliamo concentrarci sul prossimo passo nel campo delle biotecnologie, che permetterà davvero di vivere meglio e più a lungo, dovremo aguzzare la vista. Sì, perché il futuro della medicina è sei volte più piccolo di un tuo capello. Per la precisione, oggi non misura più di 100 micron (millesimi di millimetro), ma il tentativo è quello di ridurlo a 10. E in questo piccolissimo spazio dovrà starci un nanorobot in grado di essere iniettato nel tuo corpo, muoversi in autonomia, raggiungere il bersaglio su cui intervenire e poi degradarsi in tutta sicurezza.. Un'arma letale, dicono.. Per capire meglio la portata di questa rivoluzione tecnologica, partiamo dai recettori del TNF (Tumor Necrosis Factor). Sono proteine presenti sulla superficie delle cellule tumorali in grado di innescare quella che si chiama apoptosi, la morte programmata della cellula. Da anni sono visti come potenziale bersaglio delle cure oncologiche, ma raggiungerli non è per nulla semplice. Oltre al fatto che si trovano anche in cellule sane. Al Karolinska Institutet di Stoccolma (sì, quello dove si assegnano i premi Nobel) hanno provato a risolvere entrambi i problemi sviluppando un nanorobot di filamenti di Dna. Il Dna è un "materiale" ideale per le nanotecnologie perché può essere programmato per autoassemblarsi in modo specifico e ben prevedibile. Con questo micro ritrovato di ingegneria hanno trasportato fino al tumore una serie di molecole, i ligandi, che potevano legarsi ai recettori del TNF. Come hanno colpito solo le cellule cancerose? Perché alcuni tumori, tra cui quello al seno, creano un microambiente leggermente acido, che il nanorobot riconosce come segnale per attivarsi. Sugli animali, è risultata una riduzione di quasi il 70% delle cellule tumorali. "Un'arma letale" secondo Björn Högberg, che ha coordinato lo studio.. Cureremo le malattie, ma dall'interno.. Le cure oncologiche sono oggi il campo di elezione dei nanorobots. Qui, permettono di risolvere uno dei principali problemi di chemioterapia e radioterapia: gli effetti collaterali provocati dall'inevitabile distruzione di cellule sane assieme a quelle mutate. Ma non è il solo. Immagina di avere una piccola macchina dentro di te in grado di fare, virtualmente, qualsiasi cosa: rimuovere trombi e coaguli nei vasi sanguigni, suturare quegli stessi vasi per bloccare emorragie, scattare foto di porzioni di organi o tessuti a distanza ravvicinata per facilitare una diagnosi, analizzare i tessuti direttamente sul posto mandando in pensione le biopsie. A Boston si prova utilizzarli per riparare neuroni danneggiati da malattie neurodegenerative, mentre al politecnico di Losanna (EPFL) stanno lavorando a una biostampante che ricostituisca i tessuti nel tratto gastrointestinale.. I nanorobots si muovono in media a 5 millimetri al minuto, al pari delle cellule più veloci del corpo umano, gli spermatozoi. E lo fanno in diversi modi. Possono lasciarsi trasportare dalla corrente sanguigna, oppure essere guidati dall'esterno per mezzo di magneti. Un prototipo sviluppato dall'Istituto di bioingegneria della Catalogna per il trattamento del tumore alla vescica sfrutta l'urina. Contiene infatti l'ureasi, un enzima che scinde l'urea in ammonio e anidride carbonica: in questo modo, l'urea funge da biocarburante mentre l'energia rilasciata dalla reazione diventa il propellente. Testato sui topi, il nanorobot ha raggiunto tutte le pareti della vescica e ridotto il tumore del 90%.. Quando ci faremo curare da un nanorobot?. Secondo diversi esperti, ci vorranno dai 7 ai 10 anni prima che i nanorobots entrino nella pratica clinica. La maggior parte degli studi infatti è ancora nella fase della ricerca di base o sta iniziando la sperimentazione su modelli animali. Ma qualche passo avanti c'è. Nel 2022, l'Indian Institute of Science ha sviluppato dei nanorobots a forma di eliche microscopiche in grado di eseguire una pulizia orale profonda in caso, ad esempio, della devitalizzazione di un dente. Ne aveva parlato anche Giovanna Camardo su Focus e, nel frattempo, sono stati testati su denti umani estratti da pazienti. Negli Stati Uniti, inoltre, diversi centri di ricerca lavorano ai trial sull'uomo.. E questi trial dovranno anche rispondere a nuove domande. Sarà necessaria la stessa dose di farmaco o dovremo ridurla? Emergono effetti avversi differenti quando un principio attivo è somministrato direttamente nell'area interessata? Come reagiranno i pazienti all'idea che un nanorobot "passeggi" nel loro corpo? . Chiudi gli occhi e ascolta. Questo esemplare maschio di foca leopardo, lungo tre metri e tra i più grandi predatori dell'Artico, vorrebbe dedicarti una filastrocca:. Le foche leopardo hanno un repertorio di cinque suoni diversi, a cui attingono per comporre varie canzoni. E non servono semplicemente per corteggiare le femmine.. Da recuperare. Thomas Villa ha intervistato Jane Goodall poche settimane prima della sua morte e ha raccolto assieme a lei diversi aneddoti sulle sue ricerche che hanno cambiato per sempre il modo in cui vediamo gli animali. La trovi nel numero di Focus in edicola. Quando e perché nasce Hamas? Probabilmente prima di quando pensavi. Lo racconta la giornalista e storica Paola Caridi, che ha vissuto per 10 anni a Gerusalemme. Il Monumentale di Milano e il Père-Lachaise di Parigi sono tra i cimiteri più belli d'Europa, raccolti da Federica Ceccherini in un tour virtuale su Focus Storia. . Ti salutiamo con un quiz. Qual è l'università più antica del mondo occidentale? Va bè, questa era facile. Ma sapresti dire anche qual è stata la prima statale? (Il riassuntone qui).. Come iscriversi a Spoiler. Spoiler ti è piaciuta? Arriva ogni settimana ed è gratis. Per iscriversi, basta cliccare qui!.
Autore
Focus.it

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