“Spes contra spem”: ecco cosa significa la frase pronunciato da don Nunzio Currao durante la preghiera

  • Postato il 25 febbraio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La speranza contro ogni speranza: è quella invocata lunedì 24 febbraio, durante la preghiera per papa Francesco, dal cappellano del Policlinico Gemelli, don Nunzio Currao. Una espressione che, vista la situazione critica del Papa, ricoverato dal 14 febbraio per una polmonite bilaterale, ha suscitato preoccupazione. Ma da dove proviene questa frase?

L’espressione “spes contra spem” è tratta dalla Lettera ai Romani di san Paolo (4, 18) nel Nuovo Testamento. L’apostolo la utilizza per descrivere la fede incrollabile di Abramo, che, nonostante la sua avanzata età e la sua sterile moglie Sara, ha continuato a credere nella promessa di Dio di una discendenza numerosa. Sebbene a quel tempo non avessero figli, Abramo ha visto realizzarsi la promessa divina con la nascita di Isacco, diventando “padre di molti popoli”, come scrive san Paolo. Questa espressione biblica è diventata proverbiale, riassumendo l’atteggiamento di chi, nonostante le circostanze avverse, continua a sperare contro ogni logica e ragione. È una speranza che non cede, che si radica nella fede e nella determinazione, anche quando tutto sembra remare contro.

Come ricostruisce il Corriere, nel corso della storia l’espressione spes contra spem è stata adottata come motto da diverse personalità. Negli anni Cinquanta, il sindaco di Firenze Giorgio La Pira, noto per la sua profonda fede religiosa, l’ha utilizzata per sottolineare l’importanza di non smettere mai di sperare e lavorare per la pace. La Pira riteneva che fosse necessario continuare a costruire ponti di dialogo tra i popoli, nella convinzione che la speranza in un futuro di fraterna convivenza fosse ancora possibile. Anche personalità laiche come Marco Pannella, leader radicale noto per le sue battaglie controcorrente, hanno fatto propria questa espressione. Pannella – ricostruisce ancora il Corriere – l’ha evocata come simbolo della sua lotta per i diritti dei carcerati e contro la fame nel mondo, sfidando l’opinione comune e rimanendo fermo nelle sue convinzioni, anche quando sembrava che la speranza fosse ormai un’utopia. Pannella la utilizzò anche in una lettera a papa Francesco, scritta poco prima della sua morte, il 22 aprile 2016.

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Il Fatto Quotidiano

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