“Sparire, perché rimanga solo Cristo”, la prima omelia di Leone XIV
- Postato il 9 maggio 2025
- Attualità
- Di Paese Italia Press
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di Gian Piero Corso
CITTA’ DEL VATICANO – 9 Maggio 2025 – (gpc) Dopo il santo stupore arrivato dopo l’annuncio dell’”habemus papam” di giovedi pomeriggio, il nostro desiderio è di conoscere meglio e attraverso la “parola” e i “fatti” Leone XIV.
Stamattina ritornando alla Cappella Sistina per presiedere la Missa pro Ecclesia con tutti i cardinali, Papa Leone ha tenuto la sua prima omelia.
Ha delineato elementi che già ci fanno intravedere un programma, un indirizzo, una linea per quello che sarà il suo impegnativo pontificato.
Papa Leone, come ieri sera, anche oggi è partito dalla centralità del Cristo. E non è sempre scontato, tuttavia è ciò che il popolo sta chiedendo: partire dalla spiritualità, dal Cristo vivente che si incarna nella quotidianità della nostra vita, tra la sofferenza e la speranza della gente, tutta la gente.
E lo addita come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente, cioè l’unico Salvatore e il rivelatore del volto del Padre”. L’umanità sta dimenticando che una salvezza è possibile ed è possibile solo attraverso il riconoscere in Cristo l’unico autore di questa salvezza.
Leone ci ricorda che in Lui “Dio, si rende vicino e accessibile agli uomini, si è rivelato a noi negli occhi fiduciosi di un bambino, nella mente vivace di un giovane, nei lineamenti maturi di un uomo fino ad apparire ai suoi, dopo la risurrezione, con il suo corpo glorioso. Ci ha mostrato così un modello di umanità santa che tutti possiamo imitare, insieme alla promessa di un destino eterno che invece supera ogni nostro limite e capacità”.
Un Dio vicino agli uomini è possibile, anzi, è certezza. Ma è un Dio che ci manda in missione ad annunciare a tutti il suo amore.
Ci indica il cammino “da percorrere per lasciarci trasformare“.
Parola chiave ad inizio di questo pontificato: Missione. Leone è missionario, Leone indica alla chiesa la strada della missionarietà.
“In particolare poi Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostoli, questo tesoro lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa; così che Essa sia sempre più città posta sul monte, arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo”.
Una Chiesa che è in missione “non tanto grazie alla magnificenza delle sue strutture e per la grandiosità delle sue costruzioni – come i monumenti in cui ci troviamo –, quanto attraverso la santità dei suoi membri, di quel «popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa»”.
Leone fa un forte richiamo alla fede da ritrovare ed alimentare in ambienti dove oggi “è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere”.
Ambienti “in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco”.
Questo è il mondo che ci è affidato, dice Papa Leone, dove “siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Cristo Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E qui un forte richiamo alla conversione personale, ad un cammino di relazione intima col Cristo “nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione. Ma poi anche, come Chiesa, vivendo insieme la nostra appartenenza al Signore e portandone a tutti la Buona Notizia“.
“Sparire perchè rimanga Cristo“.
“Dico questo prima di tutto per me, come Successore di Pietro, mentre inizio questa mia missione di Vescovo della Chiesa che è in Roma, chiamata a presiedere nella carità la Chiesa universale, secondo la celebre espressione di Sant’Ignazio di Antiochia. Egli, condotto in catene verso questa città, luogo del suo imminente sacrificio, scriveva ai cristiani che vi si trovavano: «Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà il mio corpo». Si riferiva all’essere divorato dalle belve nel circo – e così avvenne –, ma le sue parole richiamano in senso più generale un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo“. (GPC)
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