Sparatoria alla Questura di Trieste, la famiglia di uno degli agenti uccisi fa causa al ministero dell’Interno

Il 4 ottobre 2019 due poliziotti morirono durante una sparatoria all’interno della Questura di Trieste. Pierluigi Rotta, 34 anni di Pozzuoli, e l’agente Matteo Demenego, 31enne di Velletri, furono uccisi dai proiettili sparati dalla pistola impugnata da Alejandro Augusto Stephan Meran, di 29 anni, affetto da disagio psichico, fermato insieme al fratello, Carlysle Stephan Meran, di 32, per essere sentiti riguardo al furto di uno scooter. Nel maggio 2022 chi sparò è stato dichiarato non imputabile per “vizio di mente”.

A distanza 5 anni dai fatti la famiglia Demenego ha intentato una causa civile contro il ministero dell’Interno come ha svelato il quotidiano Il Piccolo che ha avuto la conferma dal padre dell’agente, Fabio. “Mio figlio è stato ucciso dentro a una Questura con la pistola di un collega”, ha spiegato l’uomo. “La responsabilità, anche come datore di lavoro, qualcuno se la deve prendere”.

In una sequenza durata cinque minuti, con sedici colpi di pistola esplosi all’interno e all’esterno della Questura, i due poliziotti della Volante erano stati abbattuti dall’uomo sospettato della rapina di un ciclomotore che avevano fermato e che stavano portando in cella di sicurezza. Meran si era impossessato della pistola, li aveva uccisi e poi era uscito dalla stanza indirizzando numerosi colpi verso altri agenti. Poi era stato immobilizzato e ferito all’esterno del palazzo. La perizia sull’imputato aveva mostrato che era affetto da una grave schizofrenia e da delirio persecutorio. Il procuratore, che aveva sostenuto l’accusa, aveva chiamato Meran “assassino”, ma ha aveva anche sottolineato che non era imputabile e che sarebbe stato internato in una Rems.

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Il Fatto Quotidiano

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