Spalletti show: l'addio all'Italia, il caso Acerbi, il legame con Totti e Icardi e il problema De Laurentiis

  • Postato il 12 ottobre 2025
  • Di Virgilio.it
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Sul palco del Festival dello Sport firmato Gazzetta, Luciano Spalletti non si è nascosto. Nessuna posa, zero diplomazia. Solo parole vere, raccontate con quella trasparenza emotiva che ha sempre contraddistinto la sua figura, sia da uomo di campo che da uomo tout court. Dopo mesi intensi alla guida della Nazionale – un viaggio iniziato tra sogni e responsabilità, e finito troppo in fretta – l’ex ct ha ripercorso il suo recente passato in azzurro, senza risparmiare autocritica, ma anche rivendicando scelte e valori. La passione per il calcio, l’onestà nel rapporto coi giocatori e le situazioni complicate con Totti e Icardi, il peso degli errori, la solitudine, il talento e i volti che hanno segnato la sua carriera: tutto è venuto fuori in un’ora abbondante di dialogo sincero, con il pubblico di Trento a raccogliere pensieri e aneddoti.

C’è spazio per i temi caldi – dal caso Acerbi al parallelo con Gattuso, dalla corsa al Mondiale alla figura di Pio Esposito – ma anche per i legami profondi con le piazze che ha segnato: da Roma a Napoli, passando per Milano e Udine. Fino a chiudere con una formazione simbolica che racchiude il meglio del suo calcio.

L’Italia e le dimissioni dopo il tris in Norvegia

Spalletti non ha avuto problemi a raccontarsi, lo ha fatto senza filtri e con la solita passione che lo contraddistingue. E ha parlato della sua esperienza con gli azzurri, facendo mea culpa: “L’intenzione in Nazionale era creare un senso di gruppo. Quando si riesce ad essere amici e creare belle sensazioni, il livello si alza. Perché tutti si prendono responsabilità. Il talento non è solo chi sterza o provoca traiettorie invisibili o anche chi ringhia addosso a tutti”. E a proposito di ringhiare ha poi citato l’attuale ct Gattuso: “Lui è uno di talento nel suo modo di fare calcio, perché c’è bisogno di queste cose qui”.

Poi è ritornato sulle dimissioni in Nazionale e sulla brutta esperienza all’Europeo e nel primo match di qualificazione al Mondiale con la Norvegia:Avrei preferito non fare la brutta figura con l’Italia ma purtroppo è andata così. Ho commesso l’errore di trasferire troppo il mio amore per il calcio, il mio modo di vivere lo sport e la professione. Li ho un po’ intasati di richieste, mentre ora i calciatori serve essere leggeri perché le pressioni sono tante. Ho tentato di far capire che il calcio è una cosa seria. Bisogna sempre essere bravi a sapere con che orecchie e con quali occhi vengono percepiti i messaggi. Questa è una domanda che un allenatore deve farsi sempre. Probabilmente ho sbagliato. Quando ho cercato di prendere posizione forte nella mia carriera l’ho fatto sempre per placare la presunzione. Altrimenti con i calciatori per me è stato fondamentale averci un bel rapporto. I mie giocatori li ho amati tutti, mi sono sentito un loro papà. Poi è ovvio che tutto può essere veleno o medicina, dipende delle dosi. Bisogna stare attenti“.

Il caso Acerbi e la mancata risposta alla convocazione

Sul rifiuto della convocazione in Nazionale da parte di Acerbi, Spalletti è stato chiaro: Sono sempre di più quelli che trovano delle scusanti per non assolvere i propri impegni o prendersi responsabilità importanti, sono sempre di meno quelli che ci mettono la faccia. La possibilità c’era stata di dirmi quelle cose. Il giorno prima della convocazione l’ho telefonato per dirgli che in passato aveva ragione lui e che il campo aveva detto che era uno dei più forti. La precedente mancata chiamata gliel’ho spiegata così: “Volevo dare forza a un gruppo più giovane per dargli un po’ di spinta anche di personalità, ma ho pensato di convocarti per le qualificazioni”. In quel periodo c’erano Gabbia. Buongiorno e Gatti infortunati. Poi lui mi ha risposto:Se lei dice così con piacere vengo“. Poi dopo la finale di Champions mi ha detto: “Ci ho pensato bene, io non vengo più”. Poi ha tirato fuori il caso Juan Jesus, ma lì siamo dovuti intervenire perché sono cose delicate.

Il fardello come Baggio e le qualità di Pio Esposito

Spalletti negli anni si è sempre dimostrando un grande amante del bello. E per questo motivo non può non apprezzare Baggio. E anche al Festival di Trento lo ha elogiato, portandolo anche come esempio per spiegare quello che manca ora all’Italia: “Lui è uno dei più grandi giocatori che il calcio ha avuto. Questa è la tipologia del calciatore che manca ora. Bisogna stare attenti a dire che siamo peggiori degli altri, a noi manca solo un po’ di questa roba qui che è la soluzione spesso a molte cose. Anche Robby è un amante della natura e ama stare in solitudine. A me la solitudine fa compagnia. Se il suo fardello si chiama Pasadena, qual è il mio? Ho ancora il martellamento nella testa per l’Italia, non voglio togliere niente del dolore che mi provoca, lo devo assorbire tutto. Per me la Nazionale era come essere in Paradiso. Non vado a cercare la compassione”.

Poi ha aggiunto: “A me nessuno ha regalato nulla, non ho mai avuto un procuratore. Mi sono fatto una scaletta da solo. Se tu mi fai allenare io sono a posto, a me con l’Italia non mi mancava niente. Pio Esposito? Ci dà la convinzione che avremo un padrone nell’area di rigore. Ieri sera ha fatto un gol pazzesco per coordinazione e come ha calciato la palla. Chi mi sembra? Bobo Vieri aveva qualcosa del genere, qualsiasi cosa gli calciavi addosso te la ridava in modo pulito”.

La qualificazione al Mondiale

“Se l’Italia va al Mondiale? Sì ci va, è sicuro che ci va” – ha detto Spalletti in modo netto. Poi l’allenatore ha applaudito anche l’ingresso di Gattuso, che ha vinto le prime tre partite, l’ultima contro l’Estonia: “Rino è stato molto bravo a trovare subito le due punte in campo, dando soluzioni alternative al lavoro dal basso”. Poi l’ex ct si è rituffato sulla partita contro la nazionale di Haaland: “Noi siamo andati a giocare con la Norvegia al termine del campionato e dopo che l’Inter aveva preso cinque gol in finale di Champions. Poi aveva anche tanti giocatori infortunati. Ad esempio Bastoni ha giocato da infortunato la partita che ho diretto da esonerato. Per me la nazionale era di livello. Se non lo avessi creduto non sarei andato”.

Roma e il retroscena Pizarro

Spalletti ha lasciato la sua impronta in quasi tutte le squadre, ma nella capitale ha raggiunto uno dei punti più alti della bellezza del suo gioco, oltre a Napoli: “A Roma abbiamo giocato un calcio meraviglioso, mi dava soddisfazione. Ma quei momenti li ho passati anche all’Udinese con Di Natale-Iaquinta e Pizarro in regia. Pozzo andava in sudamerica a vedersi i calciatori da solo e così mi ha portato Pizarro. All’inizio quando l’ho visto sul lettino e ne avanzava metà, ho pensato: “Chi mi ha portato?”. Poi siamo andati in campo ed era una roba incredibile. Me lo hanno presentato come trequartista, poi l’ho trasformato in mediano basso. Lui vedeva corto e lungo allo stesso tempo”. E infatti mister Luciano se lo è fatto portare anche in giallorosso e ancora oggi lo considera uno dei migliori giocatori che ha allenato. E per questo motivo lo ha inserito nella sua top 11.

Il rapporto con Icardi e Totti

Nella sua carriera Spalletti ha dovuto gestire anche diverse cose extra campo: “All’Inter ci sono rimasto male, ho dovuto mettere mano a situazioni antipatiche come quella di Icardi. Lui è un bravissimo ragazzo, professionista e dentro l’area di rigore tra i più forti che ho avuto. Il problema era il contorno”. E poi l’attenzione non è potuta non ricadere su Totti e sul loro rapporto nel 2017, con la gestione del campione che ha portato numerosi problemi in città all’allenatore: “In quel contesto di amore sfrenato nessuno lo ha aiutato. Con lui ho avuto sempre un bel rapporto, il problema anche qui è stato il contorno, quello che gli si andava a dire. Lui è stato un calciatore incredibile, in allenamento faceva cose ancora più belle di quelle che faceva in partita”.

Poi ha aggiunto anche un particolare sul difficile inizio con l’ambiente giallorosso, che però poi ha ricambiato con affetto grazie ai grandi risultati di Spalletti: “Quando mi hanno chiamato a Roma, la Curva non mi voleva, mentre i tifosi dell’Udinese mi dicevano “Uomo di…”. Da tutte e due le parti erano botte. E quando ho incontrato Totti in ufficio la prima volta per me è stato una roba incredibile. Secondo voi mi metto a fare casino per nulla con uno così? Poi a Roma c’è una pressione diversa da Milano, ai semafori rallentavo. Ripeto, ho sempre avuto un buon rapporto con Totti, io non l’ho voluto far smettere. Quando sono tornato alla Roma avevo detto: “La storia di Totti la gestite voi”. Poi mi ci sono trovato in mezzo. Ora abbiamo fatto uno spot insieme e sono felice di averlo potuto riabbracciare. A fine mese la vedrete. Spero che questa cosa succeda anche con Icardi. Anche lui per me ha fatto gol importanti”.

Il legame con il Napoli e De Laurentiis

L’esperienza a Napoli è stata una delle cornici della carriera di Spalletti, che ha riportato lo scudetto in città dai tempi di Maradona. E ovviamente la piazza non poteva non rispondere con grandi onorificenze: “Quando il sindaco mi ha dato la cittadinanza per me è stato bellissimo. Ho ricevuto un amore sfrenato che ti metteva anche timore. Perché era talmente grosso il loro amore, che non sapevi dove andava a finire. Ho vissuto nell’hotel con De Laurentiis e prima di andare a letto chiedevo a un ragazzo di controllare che non ci fosse (ride ndr)”. Poi ha spiegato anche le ragioni che lo hanno portato ad andare via da Napoli: “Per me era diventato difficile, il presidente aveva preso il sopravvento. Non mi ha mai parlato di un rinnovo di contratto o di un regalo per far vedere che mi voleva bene. Quando alla giornalista ha detto che “il campionato con il Napoli lo avrebbe vinto anche lei”, è stata una roba che non si può sentire. O quando ha preso il microfono e ha detto “Secondo voi resta Spalletti? Per me sì”.

La top 11 di Spalletti

Spalletti ha concluso l’intervista con la top 11 dei giocatori che ha allenato, esclusi però quelli in Nazionale. Quindi solo club.

Top 11 Spalletti (4-2-3-1): Szczesny/Alisson; Di Lorenzo, Koulibaly, Chivu, Jankulovski; De Rossi, Pizarro, Salah, Totti, Kvaratskhelia; Dzeko.

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