Sottopagate e vittime di violenza. L'Europa non è amica delle donne

  • Postato il 8 marzo 2025
  • Di Agi.it
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Sottopagate e vittime di violenza. L'Europa non è amica delle donne

AGI - Nell'Unione europea le donne sono ancora vittime di violenza (una su tre), vengono pagate meno degli uomini e sono costretto a lavorare più part-time degli uomini per conciliare la vita professionale con quella familiare. È il quadro che emerge dal Rapporto 2025 sulla parità di genere pubblicato dalla Commissione europea. Nonostante i miglioramenti registrati in vari settori, persistono sfide significative in termini di violenza di genere, partecipazione al mercato del lavoro e disparità retributive, evidenzia la relazione pubblicata alla vigilia della Giornata internazionale della donna.

Uno dei dati più allarmanti riguarda la violenza contro le donne. Secondo l'indagine Eu-Gbv, una donna su tre ha subito violenza fisica (incluse minacce) o sessuale nell'età adulta, una su sei ha subito violenza sessuale, incluso lo stupro, e una su cinque ha affrontato violenza domestica, in particolare violenza fisica o sessuale da parte del partner, un familiare o un altro membro del nucleo domestico. Il 2024 ha visto l'adozione della Direttiva UE 2024/1385, che criminalizza il cyberstalking, la condivisione non consensuale di materiale intimo e la cyber-violenza di genere. L'obiettivo è garantire una maggiore protezione alle vittime e armonizzare le legislazioni nazionali entro il 2027.

I dati non brillano nemmeno per quel riguarda il mercato del lavoro: l'occupazione femminile ha raggiunto il 70,2% nell'Ue, con un incremento rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, il gender employment gap (differenza tra i tassi di occupazione di uomini e donne) rimane alto, attestandosi al 10,2%. Le disparità sono più marcate nei Paesi del sud e dell'est Europa, dove le opportunità di lavoro per le donne sono ancora limitate. Ma in tutti gli Stati membri, i tassi di occupazione degli uomini sono più alti rispetto a quelli delle donne. In generale, quanto più basso è il tasso di occupazione femminile in un Paese, tanto più ampio è il divario occupazionale di genere.

Nel 2023, il tasso di occupazione degli uomini nell'Ue era dell'80,4%, mentre quello delle donne si attestava al 70,2%, risultando in un gender employment gap di 10,2 punti percentuali. Un altro elemento critico è la prevalenza del lavoro part-time femminile. Circa il 27,9% delle donne occupate lavora part-time, contro solo il 7,7% degli uomini. Il fenomeno - spiega il rapporto - è spesso legato alla mancanza di adeguati servizi di assistenza all'infanzia e al ruolo sproporzionato delle donne nella cura della famiglia.

La discriminazione emerge non solo sul lavoro ma anche nella paga di quel lavoro. Il gender pay gap nell'Ue si attesta intorno al 12,2%, con variazioni significative tra i diversi Stati membri. Le donne continuano a essere penalizzate in termini di avanzamento di carriera e retribuzione, con effetti a lungo termine sulle pensioni. Il gender pension gap è ancora più ampio, superando il 30% in diversi Paesi. La Direttiva Ue sulla trasparenza retributiva, adottata nel 2023, mira a ridurre queste disparità attraverso misure di trasparenza salariale e valutazioni obbligatorie nelle aziende con più di 250 dipendenti.

Le donne continuano a essere sotto rappresentate anche nei ruoli decisionali, sia nel settore pubblico che in quello privato. Nel Parlamento europeo, la presenza femminile è aumentata al 41%, mentre solo il 18% dei Ceo delle aziende europee è una donna. Le leggi sulle quote di genere nei consigli di amministrazione, adottate in vari Paesi, hanno contribuito a migliorare la situazione, ma restano molte difficoltà nel raggiungere una rappresentanza equilibrata.

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Autore
Agi.it

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