Sorpasso storico: l’Europa produce più armi degli Usa per l’Ucraina

  • Postato il 15 agosto 2025
  • Di Panorama
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In Alaska il presidente americano Donald Trump incontrerà quello russo Vladimir Putin. Se accadrà qualcosa per favorire la pace in Ucraina lo vedremo, ma ammesso che ciò accada, ecco chi, finora, ha donato più denaro alla causa di Kiev.

In altre parole molte delle armi ora destinate all’Ucraina provengono direttamente dalla produzione militare-industriale dei paesi di origine, piuttosto che da scorte preesistenti, come invece era accaduto nei primi giorni della guerra.

I dati, pubblicati qualche giorno fa dal Kiel Institute for the World Economy (Germania), dicono che la produzione industriale militare europea, amplificata a sostegno dell’Ucraina, ha superato quella americana per la prima volta dall’invasione russa del febbraio 2022. Secondo i conti del Kiwe l’Europa ha stanziato almeno 35,1 miliardi di euro per la produzione industriale militare destinata alle forze di Kiev nel periodo compreso tra l’inizio della guerra e la fine di giugno 2025. Si tratta di 4,4 miliardi di euro in più rispetto a quanto impegnato dagli Stati Uniti nello stesso periodo e per lo stesso scopo.

Nella primavera scorsa il Vecchio Continente aveva anche superato gli Stati Uniti in termini di aiuti militari totali, a seguito di un forte aumento del sostegno europeo all’Ucraina in risposta al paventato ritiro degli Usa annunciato sotto la nascente amministrazione Trump. I paesi dell’Ue hanno stanziato l’equivalente di oltre 65 miliardi di dollari in assistenza militare all’Ucraina, mentre altre nazioni extraeuropee sono nel tempo diventate importanti fornitrici di assetti militari, riducendo così la percentuale degli armamenti provenienti dagli Usa.

Tali numeri non includono però le consegne di armi americane recentemente annunciate, che rappresentano il primo grande lotto approvato dall’amministrazione del presidente Donald Trump, perché queste saranno acquistate da Kiev anziché donate. La disparità è ancora maggiore se si considerano anche altre forme di aiuto: secondo il tracker del Kiel Institute, l’Europa ha stanziato 167,4 miliardi di euro in aiuti governativi a Kiev e si è impegnata a erogare altri 90 miliardi di euro, mentre gli Stati Uniti hanno stanziato e promesso rispettivamente l’equivalente in dollari di 114,6 e 4,35 miliardi di euro. Sebbene il peso combinato dell’Europa e di altre nazioni a sostegno dell’Ucraina sia ormai consolidato, gli Stati Uniti rimangono comunque il principale donatore. Il totale complessivo è quasi il doppio di quello della sola Unione Europea, che ha finora fornito 60,5 miliardi di euro in aiuti finanziari e 2,7 miliardi in assistenza umanitaria. Gli Usa hanno comunque fornito all’Ucraina più veicoli da combattimento di fanteria e obici di qualsiasi altro singolo paese, oltre a sistemi di lancio di razzi multipli e sistemi di difesa aerea.

Tuttavia, i conteggi europei combinati superano quelli degli Usa in tutte queste categorie. In Europa il primo paese donatore per numero di mezzi è la Germania, mentre in termini di percentuale sul Pil sono Danimarca (2,9% in forniture dirette e 0,4% in azioni comunitarie), Estonia, Lituania e Lettonia. La Polonia è finora il principale fornitore di carri armati per l’Ucraina avendo inviato a Kiev 354 carri armati, seguita da Olanda (104) e sempre la Danimarca (94). La differenza tra Usa e Ue è stata che mentre da Washington ogni iniziativa di assistenza militare era da discutere e più volte è rimasta in bilico, il sostegno europeo è stato costante e risulta anche in lieve incremento con il passare del tempo. Solo nei mesi di maggio e giugno 2025 i governi europei hanno stanziato 10,5 miliardi di euro in nuovi aiuti militari, dei quali almeno 4,6 miliardi di euro sono stati erogati tramite contratti d’appalto, piuttosto che prelevati dalle scorte esistenti, a sottolineare la crescente centralità della produzione industriale rispetto agli arsenali dichiarati in eccedenza.

Il fatto storico è che dopo quasi trent’anni di progressiva riduzione degli arsenali, principalmente dettata da due fattori, ovvero dal non ritenere più Mosca un minaccia e dover affrontare soltanto conflitti e operazioni asimmetriche all’estero (Bosnia, Iraq, Afghanistan, Siria), ora si è compreso che un conflitto ad alta intensità non si può escludere a priori. E molto pesano i timori dei Paesi scandinavi e di quelli confinanti con Ucraina e Bielorussia, come la Polonia. Con le riduzioni degli armamenti avvenute dal 1995 al 2022 molte nazioni si sono ritrovate a corto di blindati pesanti, pezzi d’artiglieria e batterie di missili antiaerei.

Autore
Panorama

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