Sommer e Thuram decisivi con l’Ajax dopo le critiche contro la Juve: perché la prima dell’Inter in Champions vale molto di più dei tre punti
- Postato il 18 settembre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Una vittoria per la classifica e per il morale, per riprendere il filo in Champions e soprattutto cominciare a raddrizzare la stagione, anche in campionato. Il successo dell’Inter ad Amsterdam per 0-2 nell’esordio di coppa contro l’Ajax vale molto più di tre punti, comunque preziosi in prospettiva del cammino europeo (dove il calendario ha previsto un avvio soft e un finale da incubo: meglio mettere subito fieno in cascina per la qualificazione).
Era la prima volta in Champions dopo lo 0-5 in finale col Psg, ma i fantasmi della terribile notte di Monaco non si sono fatti sentire più di tanto, anche perché l’Inter aveva altro a cui pensare. La squadra di Chivu ha ritrovato il successo dopo le ultime due sconfitte di fila (Udinese, Juventus) che tante critiche e polemiche avevano sollevato. E, si spera, anche un po’ di serenità. Lo ha fatto con una prestazione convincente, contro un avversario in realtà abbastanza modesto: l’Ajax, al di là del blasone, è sembrato poca cosa, sia a livello di individualità che di organizzazione. Così i nerazzurri hanno dominato, soprattutto nella ripresa dopo un primo tempo un po’ balbettante, avrebbero potuto anche segnare più gol, ma comunque hanno condotto sempre la gara con piglio, mantenendo la porta inviolata (era importante dopo le sei reti subite nelle ultime due uscite), senza rischiare praticamente mai. Nell’unica occasione concessa, gigantesca e pericolosa perché sullo 0-0 avrebbe potuto cambiare la storia del match, è stato decisivo Sommer, che non avrebbe nemmeno dovuto giocare e invece alla fine è stato uno degli eroi di serata insieme a Thuram, l’altro criticato dopo la sconfitta con la Juventus.
Chivu ha continuato a dare fiducia a quasi tutti i senatori nel mirino della critica: a partire da Sommer appunto, ma anche Mkhitaryan e Barella, ancora titolari a centrocampo. Ha spiegato nel pre e nel post partita che non cerca capri espiatori da sacrificare, non vuole rivoluzionare e distruggere le (poche) certezze che questo spogliatoio si ritrova, punta a risvegliare l’orgoglio di una squadra forte. Il campo in questa occasione gli ha dato ragione. È la conferma che a questo punto la stagione dell’Inter si giocherà tutta sul sottile equilibrio tra conservazione e rinnovamento.
Certo, questo per il momento significa zero minuti per Diouf e Luis Henrique (se non è una bocciatura al mercato poco ci manca), ancora panchina per Frattesi e Sucic, scivolato indietro nelle gerarchie. L’unica vera novità di Amsterdam, e anche una delle note positive di serata, è stato l’esordio da titolare di Pio Esposito: il 20enne azzurro si è fatto apprezzare per presenza fisica e sponde anche di notevole pulizia tecnica, ed è cresciuto alla distanza; il materiale ovviamente è ancora grezzo (non potrebbe essere altrimenti dopo solo un anno di Serie B), deve crescere in esplosività ed affinare i movimenti, anche perché l’Inter da tempo non era abituata a giocare con un nove di questa stazza, però rappresenta una soluzione in più, per i nerazzurri e in prospettiva per la nazionale.
Una garanzia, invece, rimane Marcus Thuram, in questo momento trascinatore della squadra al di là delle polemiche un po’ futili post Juventus. E i calci piazzati: ancora una volta le due reti dell’Inter sono arrivate da angolo, come il gol che aveva sbloccato il match col Torino, o quello del momentaneo 2-3 con la Juve. Lo strapotere fisico sulle palle da fermo è indubbiamente un valore aggiunto ma non può nemmeno essere l’unica arma di questa squadra. Anche ieri l’attacco ha stentato a produrre occasioni pulite su azione: visto che i giocatori in grado di saltare l’uomo mancavano e mancano ancora la manovra deve tornare ad essere più rapida e imprevedibile. Ma vincere aiuta a vincere: Chivu ha qualche giorno per lavorarci con calma, e trovare nuove conferme domenica in campionato col Sassuolo.
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