Slitta il bonus auto elettriche: salta il click day tanto atteso
- Postato il 15 ottobre 2025
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- Di Virgilio.it
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Meno di 24 ore prima del grande lancio — quello fissato per mercoledì 15 ottobre — e l’Italia scopre che l’appuntamento con gli incentivi per le auto elettriche non ci sarà. La piattaforma Sogei, quella della famosa società informatizzata controllata dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), doveva attivarsi domani per permettere a cittadini e microimprese di prenotare i bonus elettrici. E invece: stop e rinvio, con buona pace di chi aveva già il dito pronto sul mouse.
Secondo fonti vicine al ministero, il nuovo giorno “magico” potrebbe diventare martedì 21 ottobre. Ma per ora non c’è niente di ufficiale: nessun comunicato, nessuna conferma, solo voci e supposizioni. Tra le cause si parla di difficoltà tecniche con la piattaforma, problemi di coordinamento con il ministero dell’Ambiente e incertezza sulle FUA (Functional Urban Area) — le aree urbane funzionali, requisito imprescindibile per accedere all’incentivo. In altre parole: il sistema regolatorio non è allineato, e l’attesa si allunga.
Un bonus “potente”, ma fragile
Non stiamo parlando di un regalo qualunque: il decreto del 8 agosto 2025 prevede contributi fino a 11.000 euro per l’acquisto di auto elettriche, se si rispettano una serie di vincoli — residenza nelle FUA, ISEE sotto una certa soglia, rottamazione obbligatoria di vetture Euro 5 o meno, e prezzo massimo del veicolo. È una formula ambiziosa: non un incentivo qualsiasi, ma un meccanismo che vuole orientare davvero il rinnovo del parco circolante.
Il problema è che per far funzionare una macchina così complessa occorre che tutti gli ingranaggi siano oliati: concessionari accreditati, piattaforma digitale stabile, criteri territoriali (le FUA) definiti e condivisi. E quando una di queste leve si inceppa, l’intera struttura traballa.
FUA, quella “scusa tecnica” che divide
Tra le motivazioni che circolano per il rinvio, c’è chi punta il dito contro le FUA. Le aree urbane funzionali — combinate dal pendolarismo e dalla composizione urbana — sono un elemento essenziale per definire chi può avere il bonus. Ma definire oggi quelle mappe (spesso basate su dati del 2011) è impresa delicata: se cambi una linea, classifichi un comune fuori o dentro, si aprono contenziosi, esclusioni improvvise e dubbi legali.
In pratica: se le FUA non sono aggiornate o contestabili, il rischio è che migliaia di potenziali beneficiari vengano esclusi per una questione “geografica”. E il ministero non vuole che questa arma si ritorca contro la misura.
L’effetto paradosso: aspettative contro frustrazione
Dietro il rinvio c’è un’urgenza che si trasforma in caos. Da mesi si parla di questi incentivi, decine di articoli ne hanno teoricamente depositato l’avvio al 15 ottobre. Automobilisti, concessionari, produttori, tutti pronti a scattare al via. E ora? Una marcia di attesa, con il rischio che chi aveva già deciso di comprare resti congelato.
Le case auto e i concessionari devono ricalcolare programmi, rilanciare comunicazioni, riprogrammare strategie promozionali. I cittadini, chi ha valutato da mesi la sostituzione dell’auto, chi ha negoziato con il venditore: più che sperare, vivono in una nebulosa. E un bonus che diventa vapore può togliere credibilità al progetto elettrico nel suo insieme.
Rinviare l’elettrico? No, correggere il tiro
Il rinvio non è la fine, ma una ferita per la credibilità della misura. Se il sistema incentivi deve davvero spingere verso l’elettrico, serve che funzioni senza fratture. Servono test prima del lancio, infrastrutture stabili, certezze normative e un’operatività della piattaforma che regga. Se il 21 ottobre sarà finalmente il giorno buono, ben venga. Ma l’Italia non può permettersi — in un mercato dell’auto che frena già di suo — altri scivoloni. Perché nel terreno dell’elettrico, chi arriva tardi è già perdente.