Sky, si spengono ufficialmente i canali Eurosport: cosa c’è dietro il divorzio, dagli ascolti alla partita (grossa) per le serie Hbo
- Postato il 2 luglio 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il canale 210 è spento. Si è ufficialmente conclusa la partnership tra Sky ed Eurosport, la rete sportiva del gruppo Discovery che praticamente da sempre era visibile sul satellite, e da oggi non lo sarà più. L’accordo scadeva il 30 giugno e non è stato rinnovato: una separazione dolorosa, che in futuro potrebbe anche varcare i confini dello sport e riguardare pure le serie tv.
Parliamo di un sodalizio storico, che andava avanti da quasi trent’anni, da quando Sky ancora non era Sky ma già si era imposta sul mercato dei diritti tv come la “casa dello sport”, di cui Eurosport costituiva un mattoncino importante. Il canale da sempre si è specializzato sulle discipline minori, che magari non trovano adeguato spazio e soprattutto valorizzazione sulle altre reti: tennis, Giochi olimpici, ciclismo. E ancora sport invernali, basket, poi proprio per i cultori del genere freccette, biliardo, ecc. La rottura – perché di questo si tratta – non passerà inosservata agli appassionati.
Alla base ci sono, come sempre, ragioni economiche. L’accordo precedente – per l’inclusione di tutti i canali Discovery nell’offerta satellitare, principalmente Eurosport 1 e 2 ma anche Discovery Channel – prevedeva un corrispettivo di poco superiore ai 10 milioni di euro versato da Sky, al netto della raccolta pubblicitaria (nell’ordine di altri 3-4 milioni). I retroscena raccontano come, in occasione della scadenza, il gruppo Discovery abbia chiesto un ritocco verso l’alto, motivato soprattutto con le imminenti Olimpiadi di Milano-Cortina, grande evento tutto italiano di cui ha l’esclusiva. Il rifiuto del colosso di Murdoch però è stato categorico, al punto di far naufragare le trattative.
La valutazione di Sky è stata chiara: di recente sempre più fredda rispetto ai contenuti terzi (stesso approccio adottato ad esempio sui canali Fox e Disney), l’emittente ha ritenuto che Eurosport fosse sì un valore aggiunto, ma non determinante in termini di ascolti (al netto dei picchi sui grandi eventi è un canale che si accende per pochi mesi all’anno, viaggia con una media di share dello zero virgola), e quindi anche di abbonati. Le esclusive davvero preziose sono poche (solo Roland Garros e Australian Open, che però dipendono dai risultati di Sinner), mentre gli altri eventi, dalle dirette integrali di Olimpiadi e ciclismo (Giro e Tour), sono comunque parzialmente condivisi con il servizio pubblico, il che ne depotenzia l’impatto sulle sottoscrizioni.
Il divorzio però non sarà indolore. Sky perde contenuti, senza che diminuisca il prezzo dell’abbonamento: è vero che il tariffario non si fa col bilancino sul singolo evento (a fronte di una rinuncia ci sono state e ci saranno altre acquisizioni) ma qualche mugugno dei clienti si è già fatto sentire. D’altra parte, Eurosport abbandona la sua vetrina storica, dove faceva tre quarti dei suoi ascolti: dovrà puntare di più su Dazn (i cui abbonati però sono calciofili, non sportivi) e TimVision (numeri ancora risibili), magari Amazon. Anche in termini pubblicitari il contraccolpo rischia di essere pesante. Proprio per questo le conseguenze potrebbero non fermarsi qui.
All’orizzonte, infatti, c’è un’altra partita da giocare, stavolta non sportiva, se possibile ancora più preziosa per entrambe le parti. A dicembre scade l’accordo per i contenuti Warner Bros., compresi i film e anche le serie Hbo, che rappresentano la spina dorsale dell’intrattenimento Sky. Questo in contemporanea con il lancio in Italia della nuova piattaforma HBO Max, che vorrebbe essere una specie di Netflix. Quindi si dovrà ragionare comunque di un accordo non più in esclusiva. Ma saltata la possibilità di un rinnovo complessivo di tutta l’offerta Discovery, con cifre in ballo in questo caso decisamente maggiori, la trattativa parte in salita. È vero che il gruppo Warner è stato interessato da una scissione a livello internazionale in due società (la prima Global Networks, riunirà le reti televisive; la seconda, Streaming & Studios, si prenderà film e serie), quindi teoricamente si tratta di due partite distinte. Però in Italia la riorganizzazione non è prevista prima del 2026, le parti chiamate a confrontarsi dovrebbero essere le stesse che non hanno trovato l’accordo sulla parte sportiva.
Immaginare un ulteriore divorzio non è scontato, ma nemmeno così peregrino. Nel caso, Sky potrebbe continuare a trasmettere le nuove stagioni di serie già acquistate (ad esempio White Lotus 4, uno dei prodotti Hbo recenti di maggior successo), ma non avrebbe le nuove attesissime Portobello (la prossima serie di Bellocchio su Enzo Tortora), o la serie Harry Potter nel 2027, e dovrebbe rinunciare anche all’archivio: immaginate non trovare più i cofanetti del Trono di spade sul satellite. D’altra parte, per la nuova piattaforma Hbo Max sarebbe durissima affrontare il lancio su un mercato già saturo senza la distribuzione di Sky, che rimane l’aggregatore di contenuti pay n.1 in Italia. La prospettiva è quella di un ennesimo ed odioso abbonamento. Alla fine, chi ci rimette di più è sempre il consumatore.
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